I Carabinieri della Compagnia di Acireale, in provincia di Catania, e del N.I.L. di Catania, hanno arrestato il 31enne acese Paolo VASTA, destinatario di un provvedimento di aggravamento della misura cautelare emesso dal G.I.P. del Tribunale etneo, in ordine al reato di estorsione.
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L’uomo, nel maggio scorso, era stato già sottoposto alla misura cautelare personale e reale del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali per la durata di anni uno, quale titolare della Stazione di servizio e distributore di carburanti “ESSO”, sita ad Acireale in via Alcide De Gasperi.
Le indagini dei militari dell’Arma avevano appurato il sistema utilizzato dall’indagato, dal mese di agosto 2015 al mese di novembre 2018, tramite il quale, minacciando i dipendenti di licenziamento, li costringeva a consegnare mensilmente parte della retribuzione indicata in busta paga, nonché a svolgere prestazioni lavorative per un numero di ore superiore rispetto a quelle stabilite dal contratto, nonché a lavorare “in nero” per diversi periodi dell’anno e a trattenere per se i buoni pasto destinati ai lavoratori.
Nella circostanza, i Carabinieri sottoposero a sequestro preventivo le quote e l’intero patrimonio aziendale della società consistente nella stazione di servizio e i relativi esercizi commerciali quali bar con annessa sala giochi e autolavaggio, il cui valore complessivo era risultato pari ad euro 800.000 nonché delle somme di denaro, depositate su di un conto corrente, oltre 8.000 euro, derivanti dall’estorsione compiuta in danno dei lavoratori., affidandone la gestione all’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale.
Il provvedimento, accolto positivamente dalle maestranze, vessate per anni, ha dato il coraggio ad alcuni di essi di denunciare (ricordiamo che tutto nacque da una denuncia trasmessa in TV dal programma “Le Iene”).
Difatti due dipendenti, un uomo e una donna, riveleranno agli inquirenti di essere stati assunti dalla società gestita dal Vasta, con le mansioni rispettivamente di cassiere e banconista, con contratto part time di venti ore settimanali e retribuzione mensile di 1.000 euro (cassiere) e 800 euro (banconista) e di essere stati costretti, su invito dell’odierno indagato, a firmare le buste paga per le ore previste nel contratto d’assunzione e non per le ore effettivamente prestate.
Il cassiere riferiva inoltre che era solito ricevere dagli altri dipendenti somme di denaro il cui importo annotava nel foglio dei conteggi, che successivamente consegnava al proprietario, aggiungendo che in una circostanza, proprio su disposizione del titolare, si recò in uno studio legale a Catania dove gli fu fatta sottoscrivere, oltre alla dichiarazione che affermava che le ore di lavoro espletate corrispondevano a quelle contrattualmente previste, una dichiarazione dove egli attestava che le somme di denaro consegnategli dai colleghi di lavoro erano anticipi sugli stipendi erogati a titolo di cortesia (fatto avvenuto stranamente subito dopo la trasmissione delle Iene).
Difatti, a seguire, altri dipendenti furono “invitati” a sottoscrivere, sempre nel medesimo studio legale, questo genere di dichiarazione utile a sollevare il titolare della ditta da ogni responsabilità civile e penale.
Questi nuovi elementi probatori sono stati recepiti in toto dal giudice che, su proposta del magistrato titolare dell’indagine, ha inteso ordinare l’arresto dell’indagato con conseguente sottoposizione dello stesso agli arresti domiciliari.