Ragusa-Catania, c’è l’idea folle di pedaggi a 24 euro

«Mai da nessuno dei cosiddetti paladini della strada, ovvero i vari esponenti politici dei governi che negli anni si sono succeduti senza mai far decollare la Ragusa-Catania, sono venute fuori parole di riflessione sull’elevatissimo costo del pedaggio che noi cittadini avremmo dovuto affrontare per percorrere l’arteria, ovvero circa 24 euro, andata e ritorno, per soli 68 km.

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Un’idea folle che chiuderebbe ancor di più la porta d’ingresso della nostra provincia ai turisti e che danneggerebbe gravissimamente la nostra economia e tutti i soggetti che utilizzano costantemente la Ragusa-Catania».

Lo dice la deputata regionale del M5S, Stefania Campo, dopo le ultime notizie sull’importante infrastruttura, della quale ribadisce non solo la necessità di realizzazione in tempi brevi, ma anche il massimo impegno del Governo nazionale, ma con modalità e condizioni diverse da quelle fino ad oggi ventilate.

«Fra l’altro – prosegue – andrebbe ricordato, a tutti, quantomeno per onestà intellettuale, che la Sarc inizialmente aveva prospettato una tariffa pari a 40 euro per un tragitto completo di andata e ritorno, quindi un pedaggio addirittura del doppio rispetto a quello che viene ancora difeso attualmente dal gruppo stesso e dai partiti politici che l’hanno promossa e sostenuta. Ed infatti, sia il Cipe, la vigilanza sulle concessioni autostradali del Mef che l’advisor internazionale, incaricato dal governo attuale, oramai sostengono all’unisono che non c’è la sostenibilità finanziaria necessaria e, soprattutto, si sono consolidati i fortissimi dubbi sulla gestione successiva da parte della Sarc inerente, appunto, i costi del pedaggio.

D’altronde il costruttore, in origine, aveva presentato un piano economico-finanziario molto zoppicante, che è stato rivisto e modificato varie volte, togliendo gallerie e pezzi di tracciato, riducendone anche il costo dagli iniziali 815 milioni agli attuali 660. E nonostante questo risparmio del 20 per cento, il contributo pubblico resterebbe di 367 milioni, addirittura del 55 per cento dell’intera spesa!

A fronte di questo immane sforzo statale, e quindi di risorse pubbliche, la tariffa del pedaggio, rimarrebbe sproporzionata rispetto a tante altre autostrade simili. Ad esempio, se venisse applicata la tariffa attuale, prevista sulla Messina-Palermo, la percorrenza sulla Ragusa-Catania costerebbe appena 4,6 euro; invece 4,7 euro se si applicasse una tariffa nazionale come quella della Autostrada del Brennero; appena 4,8 euro al massimo se venisse applicata la tariffa dell’A4, ovvero dell’autostrada Serenissima.

Quindi perché i siciliani e i turisti dovrebbero pagare 12 euro all’andata e 12 al ritorno, per percorrere la Ragusa-Catania? Perché un cittadino del nord, o del centro, lo stesso numero di chilometri autostradali riesce a pagarli per meno della metà del nostro importo?».

«Da una parte potremmo incorrere in sanzioni e richiami da parte dell’Unione Europea visto che alla Ragusa-Catania non sono previsti altri percorsi alternativi a costo zero per il viaggiatore e, dall’altra, lo Stato potrebbe subire un danno enorme se il progetto finanziario crollasse davanti alla spietatezza di un probabile mancato flusso.

Una volta completata l’opera e avviato il transito siamo certi che il numero di fruitori assicurerebbe quegli introiti previsti nel progetto della Sarc? E se le tariffe salatissime procurassero un freno all’utilizzo stesso dell’arteria chi pagherebbe il danno? La Sarc non rischierebbe il fallimento?

Anche, in questo caso, a pagarne le spese sarebbe pertanto lo Stato, e, quindi nuovamente, noi cittadini tutti. Infine c’è un’ulteriore vicenda che stimola altre considerazioni: il privato che dovrebbe costruire la Ragusa-Catania, ovvero la Sarc, Società Autostrada Ragusa Catania, è di proprietà della famiglia Bonsignore, lo stesso gruppo imprenditoriale che all’inizio degli anni duemila progettò varie opere viarie, di notevolissimo interesse, e per le quali chiese le relative concessioni al Ministero delle Infrastrutture: la Orte-Mestre, la Termoli-Campobasso e, appunto, la Catania-Ragusa.

Ebbene di queste altre autostrade la prima è finita al centro di una indagine della Procura di Firenze sulle grandi opere e il “gruppo” rinunciò alla progettazione lasciando la palla all’Anas. Della Termoli-Campobasso, invece, che avrebbe dovuto collegare il Mar Tirreno al Mar Adriatico, sono stati realizzati nel 2008 solo nove chilometri per una spesa di 78 milioni di euro. Poi più niente.

A fronte di tutto ciò, la Ministra Barbara Lezzi e il Governo Conte hanno ribadito che l’opera, per la sua importanza strategica, verrà realizzata. Sia per assecondare la crescita economico-imprenditoriale della Sicilia sud orientale sia per re la sicurezza degli automobilisti e delle persone che percorrono tale tragitto.

Ad aprile ci sarà la prossima riunione del Cipe e in quell’occasione la Ragusa-Catania sarà nuovamente all’ordine del giorno. Intanto si stanno approntando delle soluzioni alternative a quelle attuali in maniera da non far gravare i costi sui cittadini stessi e scongiurare che sullo Stato non ricadano colpe che sarebbero, invece, addebitabili solo all’erronea progettazione del privato.

In questo momento, pertanto, non appare impossibile che si arrivi alla decisione di realizzare l’autostrada grazie ad uno sforzo economico interamente pubblico, prevedendo, fra l’altro, anche tariffe sociali che consentirebbero un incremento del flusso veicolare da parte delle fasce più disagiate, oltre che quello sia turistico che imprenditoriale.

La provincia di Ragusa ha bisogno dell’ampliamento dell’attuale Ragusa-Catania senza alcun tipo di dubbio e senza alcun tipo di ulteriore ritardo. È un’opera strategica e irrinunciabile».

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