C’è un problema che sta compromettendo la serenità dei giovani all’interno della nostra comunità, quello del disagio, che non è solo economico, ma anche culturale, sociale.
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Le cronache degli ultimi mesi ci obbligano a porci delle domande perché i nostri giovani soffrono una realtà per loro spesso asfissiante, che toglie il respiro, ed anche la vita.
La violenza in generale, quella di genere, il bullismo, l’abuso di alcol, l’uso e lo spaccio di sostanze stupefacenti, la dispersione scolastica, i suicidi. Sono tutte realtà che sempre più spesso riguardano i nostri ragazzi e in età sempre più tenera.
Non possiamo continuare a voltarci dall’altra parte, a considerare il problema come relativo a quel nucleo familiare o ad un determinato ceto sociale, pur di non ammettere che questi fenomeni capitano molto più spesso, rispetto che al passato, e riguardano l’intera comunità e non solo una parte di essa.
In occasione della conferenza stampa di presentazione del progetto “No neet”, nato per contrastare la povertà educativa, ne abbiamo discusso con l’assessore alle Politiche del Welfare, la prof.ssa Concetta Sabrina Mancuso.
«Certamente i fatti accaduti a Caltagirone denotano una fragilità della condizione giovanile. – ammette l’assessore Mancuso – Tutti ci dobbiamo interrogare perché questi fenomeni accadono in famiglie equilibrate, serene, dove apparentemente non vi è alcun problema. I ragazzi coinvolti in queste situazioni li conosco personalmente, sono dei ragazzi che hanno delle doti eccezionali, ragazzi sensibili, intelligenti e preparati.
C’è qualcosa di molto profondo che probabilmente sfugge alla nostra attenzione. In questi momenti difficili, tutti, istituzioni, associazioni, famiglie, dobbiamo unirci per capire e interpretare il fenomeno e agire concretamente.
Il progetto “No neet”, che prende vita, ci auguriamo possa essere uno strumento valido per riscontrare segnali positivi in modo da aiutare i nostri giovani a comprendere meglio loro stessi, ad acquistare fiducia e autostima ed a rafforzare la loro voglia di vivere in maniera equilibrata e serena con delle prospettive positive per il loro futuro».
Sicuramente un solo progetto non può rispondere efficacemente alla questione e risolverla, ma la presa di coscienza, la sollecitazione dell’opinione pubblica, può sollevare l’asticella della nostra attenzione, della nostra consapevolezza e della volontà a fronteggiare il fenomeno di disagio che stanno vivendo molti nostri giovani, perché dopotutto siamo noi quelli chiamati in causa ed i ragazzi, i nostri ragazzi, ci stanno chiedendo aiuto.