Donatella Previtera, donna, mamma, scrittrice in “Le Lune di Filomena”. La storia di una donna stravagante colma di ricordi dolorosi e di umanità.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Donatella Privitera. Donatella Previtera, nata a Palmi nutre da sempre la passione per la pittura, la musica e la scrittura. Laureata in Psicologia all’Università la Sapienza di Roma, si dedica a tempo pieno alla sua famiglia ed ai suoi cinque figli. Reagendo a situazioni avverse, si aggrappa alla vita con una forza incredibile e decide di riprendere quello che aveva accantonato per diversi anni, ricominciando a scrivere e proseguendo gli studi. La sua passione, dedizione e determinazione l’hanno portata ad un passo dalla realizzazione dei suoi sogni. Questo libro non rappresenta che il suo esordio. Storie di donne alla ricerca di sé. Poche parole riassumono il romanzo “Le lune di Filomena”. La Previtera racconta in questo suo testo d’esordio la storia della “Cenciosa”, così veniva chiamata Filomena dalla gente di paese. Una donna stravagante colma di ricordi dolorosi ma pieni di umanità.
Come nasce la sua passione per la scrittura? “La mia passione per la scrittura nasce da quando ero una bambina di 9 anni e mi divertivo giocando con le bambole e pigiando sui tasti di una macchina da scrivere; già a quell’età sognavo di diventare madre e scrittrice. La scrittura è sempre stata una mia esigenza interiore e una modalità espressiva che continua a caratterizzarmi”.
Filomena, la protagonista del suo romanzo, è una sua creatura o è realmente esistita? “Filomena è una figura realmente esistita, incontrata e conosciuta; allo stesso tempo è una creatura della mia fantasia che ha ricostruito, inverosimilmente, quei pochi eventi della sua vita a mia disposizione. La “cenciosa” rappresenta una donna che fissatasi sul suo passato e sulle sue esperienza negative si perde nel suo dolore girovagando per le strade alla ricerca di un equilibrio interiore che verrà scalfito da vari eventi … è una donna con dei vissuti forti in cui molti si possono riconoscere e identificare, è una donna che emoziona nella sua solitaria umanità ma che nella sua supposta “follia” riesce a lanciare dei messaggi e ha una sua saggezza interiore”.
Quali differenze ha notato nel mondo rurale della sua regione, la Calabria, di ieri è di oggi? “Sicuramente il mondo rurale di un tempo era intriso di genuinità, grande sapienza e umanità, di semplicità, di tempi e di attese. Il mondo rurale che ho descritto e che ho colto nella mia infanzia è un mondo in cui il rispetto dell’individuo era equiparabile al rispetto che si aveva per la terra, che si vangava con amore e i cui frutti venivano fatti dono ai vicini. Oggi purtroppo non c’è più questa passione per la terra e spesso la vicinanza non ha più lo stesso valore di una volta, se non per qualche sporadico sopravvissuto. Tutto si è velocizzato, monetizzato e tanti valori hanno perso consistenza”.
Crede che le donne della sua terra oggi siano più emancipate? “Credo che le donne della mia terra hanno fatto parecchio per evolversi e distanziarsi da quel ruolo a cui una certa cultura patriarcale le aveva obbligate, anche se ancora in alcuni ambienti purtroppo persiste una mentalità dura a morire”.
Come riesce a coniugare il suo tempo di mamma di 5 figli con la scrittura? “Diciamo che fino a due anni fa mi sono completamente dedicata al mio ruolo di madre, per cui scrivevo solo quando la mia anima me lo richiedeva, soprattutto la sera quando tutto taceva e in quel silenzio emergevano le mie parole. Adesso che i ragazzi sono più grandi riesco a trovare degli spazi anche alla luce del sole”.
Perché secondo lei le persone sono restie a comprare libri? “Leggere significa prendersi del tempo per pensare, ritagliarsi degli spazi per ascoltarsi e magari mettersi in discussione, credo che spesso questo lavorio interiore non tutti sono disposti o pronti a farlo, per cui si preferisce scorrere delle immagini su un social per non sentire il peso della propria solitudine”.
Donna, Mamma, Scrittrice … Come vede la società di oggi? “La società come termine mi fa pensare all’aggregazione, all’unione, alla compagnia, all’amicizia, alla condivisione, a degli obiettivi comuni, a delle finalità. Ho l’impressione di vivere in un periodo storico caratterizzato da un’involuzione del progresso sociale che sembra essere inversamente proporzionale al progresso tecnologico. Sembriamo delle cellule impazzite in un corpo in cui non ci sono più dei comandi, delle regole, dei ritmi per trasmettere le informazioni tramite delle connessioni sinaptiche; come se il cervello vivesse uno stato di confusione per le troppe sollecitazioni, rischiamo di perdere di vista il nucleo fondamentale della società che è l’uomo con i suoi bisogni, quelli veri, che credo siano sommersi da un gioco economico che sembra l’obiettivo principale da cui possa passare la falsa idea di felicità”.