Didattica a distanza, “Siamo stanchi”: segnalazioni dei genitori. Riflessione alla luce di alcune segnalazioni delle famiglie, ormai allo stremo.
Didattica a distanza. Che si chiami didattica a distanza o e-learning, la sostanza è quella: il coronavirus e le scuole chiuse hanno forzato l’utilizzo delle piattaforme digitali per l’istruzione. Com’è già successo in Cina, lo studio via internet ha in pochi giorni rivoluzionato le abitudini di studenti e insegnanti.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Alla fine di febbraio, il Miur, ha pubblicato una pagina dedicata alla didattica a distanza, spiegando che ciò che viene messo in campo è «un ambiente di lavoro in progress per supportare le scuole nel periodo di chiusura legato all’emergenza coronavirus». Ma come accade puntualmente in queste situazioni, anche qui troviamo i pro e contro. Già, nonostante la didattica a distanza sia l’unica alternativa al momento, non si possono ignorare i tanti genitori che hanno difficoltà, nello specifico, ad accedere alla rete, e principalmente per due motivi: o per scarsa conoscenza o perché in molti non hanno il supporto internet e non tengono a disposizione un computer, portatile o fisso che sia.
Ne abbiamo discusso con un genitore, rappresentante di classe, che ci ha evidenziato le difficoltà iniziali, per fortuna superate con il fatto che oggi, tutti abbiamo un dispositivo che si collega ad internet.
Come fai a far studiare i tuoi figli? “Per far studiare mia figlia ho dovuto approntare una postazione con PC, stampante, webcam e microfono; tramite la piattaforma Google Classroom le insegnanti hanno creato una classe virtuale e tramite l’utilizzo di altre applicazioni tipo Hongouts meet riescono ad organizzare delle video lezioni, naturalmente il tutto non senza intoppi e difficoltà; per l’assegnazione dei compiti altro strumento utilizzatissimo è il registro elettronico”.
Ed essendo rappresentate di classe hai trovato genitori in difficoltà nel non avere un pc? “Una delle maggiori difficoltà, iniziali, riscontrate è stato il fatto che non tutte le famiglie hanno a casa una postazione completa, ma fortunatamente anche se con più difficoltà, i collegamenti con la classe virtuale possono essere effettuati anche tramite cellulare”.
Sicuramente usciremo da questa esperienza un po’ con le ossa rotte, ma anche con una consapevolezza, specie per molti adulti allergici fino a ieri all’utilizzo di un computer: questi “cosi” come spesso sono stati definiti, forse vanno conosciuti meglio, perché rappresentano una realtà ormai troppo consolidata, perché ciò che fino a ieri era “virtuale”, a seguito di questa emergenza è diventato l’approccio più “reale” col mondo esterno.
di Pamela Taibi