Cammino Jacopeo, in viaggio da Compostela a Caltagirone

Spiritualità, devozione e fede. Parole, queste, molto forti e ricche di significato che fungono da vero e proprio decalogo per ogni Homo Viator, il quale, peculiare non solo del mondo cristiano, mediante il suo peregrinare va alla ricerca del proprio mondo più intimo, il mondo interiore.

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Le mete del Cristiano più ambite e più celebri sono tre: Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela.

Santiago de Compostela -Galizia

Quest’ultima, bellissima cittadina a nord ovest della Spagna, precisamente in Galizia, è famosa per il “Camino di Santiago”, un pellegrinaggio molto antico, forse il più antico, lungo oltre 700 Km che culmina con l’arrivo in Cattedrale dell’Apostolo Giacomo Il Maggiore.

Tuttavia, anticamente, il cammino dei pellegrini per Santiago partiva dalla Sicilia. Il cammino Jacopeo siciliano nato, addirittura, come affermano fonti storiche attendibili, prima di quello spagnolo, toccava la Sicilia per un percorso di ben 800 km distendendosi per tre lunghe trance: Messina-Palermo, Palermo-Siracusa, Siracusa-Caltagirone-Messina. Rispettivamente la “magna via“, la “via Jacopea“, e la “via Francigena”.

L’esistenza della Francigena, provata dallo storico Giuseppe Arlotta, autore del volume “Guida alla Sicilia Jacopea”, conduce da San Giacomo di Camaro (Messina) a San Giacomo di Caltagirone (Catania), quest’ultimo meta del cammino siciliano dove è ancora possibile ammirare la reliquia del “Braccio” del Santo, mentre un “Dito” è conservato a Messina.

Basilica di San Giacomo – Caltagirone

Due punti emblematici della tradizione compostelana nell’isola! Peccato, però, che il tutto, col passare degli anni, è andato perso, ma immaginiamo, solo per un attimo, cosa significherebbe la riapertura e la rivalorizzazione del “Cammino Jacopeo” per la Sicilia: la riapertura delle vecchie trazzere e sentieri che collegano i vari paesi, percorsi da migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo.

Il cammino jacopeo siciliano dovrebbe essere, come lo era nell’antichità, il completamento o, ancor meglio, la partenza per il “Camino” spagnolo. E’ come se, per il pellegrino di San Giacomo, non fosse completo il suo cammino senza quello siciliano che è, secondo molti studiosi e teologi, “l’anello mancante” dell’intero percorso spirituale, religioso e, perché no, turistico.

Festa San Giacomo – Caltagirone

Un viaggio ricco di solennità e di religiosità che congiunge due poli terrestri opposti, Spagna e Sicilia, ma similari e fusi nello stesso Santo Patrono, San Giacomo Il Maggiore. Siamo in viaggio da Compostela a Caltagirone! Non tutti possono recarsi in Galizia e, pertanto, potrebbe diventare una consuetudine, nella notte tra il 24 e il 25 luglio, fare un pellegrinaggio verso San Giacomo di Caltagirone oppure verso la chiesa più vicina con in mano un bastone con quattordici nodi, non voltandosi mai indietro. Ricordiamoci che in Sicilia, dopo la conquista normanna, sono state erette in tutto il territorio molte altre chiese dedicate all’Apostolo Giacomo: ad Agrigento, Partinico, Messina, Licata, Comiso, Capizzi, Palermo, Caccamo, Enna, Piazza Armerina, Siracusa, Ragusa, Gela, Vizzini, Mineo e Augusta e molti altri centri minori.

Dunque, alla luce di tutto ciò, possiamo immaginare di assimilare il peregrino siciliano al popolo iberico attraverso il giallo dei fiori di ginestra ed il rosso dell’animo caliente;  la “Roncisvalle“, situata all’inizio del cammino spagnolo, al vulcano dell’Etna; il Cebreiro o Porta della Galizia alle tante chiese siciliane isolate di montagna; la cattedrale di Santiago di Compostela alla chiesa di San Giacomo di Caltagirone e alle chiese dedicate all’Apostolo in tutta l’isola; l’acqua del mare che circonda la Sicilia allo giungere al Finisterre spagnolo per raccoglierne la conchiglia da riportare a casa.

Un culto, quello Jacopeo, che giunge dalla meta compostelana alla meta caltagironese, ovvero nel luogo in cui si raggiunge, ancor oggi, l’apoteosi della devozione fra il 23 e il 25 luglio, quando il braccio reliquiario viene portato in processione dentro l’imponente cassa argentea del Gagini, e migliaia di coppi in ‘carta briglia’, accesi simultaneamente dai fedeli con un bastoncino, formano delle suggestive immagini sulla celebre scala di S. Maria del Monte.

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