Caltagirone, no al distretto ceramiche Made in Sicily: voce ai ceramisti

Caltagirone, no al distretto ceramiche Made in Sicily; voce ai ceramisti. Ecco la lettera pervenutaci in redazione da un gruppo di ceramisti.

Caltagirone. I ceramisti della Regina dei Monti Erei chiedono un “marchio” per tutelare la ceramica della loro città, Caltagirone. Quindi, contro l’adesione al distretto delle ceramiche Made in Sicily. A riguardo pubblichiamo la lettera pervenutaci in redazione da parte di un gruppo di ceramisti:

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“Apprendiamo con grande rabbia e delusione, da una mail inviata dall’Amministrazione comunale ai ceramisti (non a tutti ma questo ormai è una consuetudine), la nascita di un distretto per le ceramiche “Made in Sicily”. Una scelta della quale non siamo stati coinvolti e solo a cose fatte l’Amministrazione comunica l’iniziativa…che non comprendiamo. Non riusciamo a capirne utilità per il nostro comparto”.

“Abbiamo chiesto per anni all’Amministrazione di tutelare le nostre ceramiche con un marchio che ne certificasse la provenienza, la produzione e l’originalità nel rispetto della millenaria tradizione. A questi appelli, tuttavia, non abbiamo mai avuto alcuna risposta. Solo il silenzio. Adesso comprendiamo le motivazioni del silenzio che hanno portato a questa scelta politica assolutamente inopportuna e che va contro le nostre richieste. Non solo non tutela le nostre ceramiche ma aggraverà ulteriormente la situazione creando ulteriore confusione verso il mercato”.

“Apprendiamo, inoltre, che è già stato nominato un responsabile del Distretto. Ci piacerebbe sapere da chi? E con quali competenze? Ma ormai siamo abituati a essere bistrattati e usati solo per eventi e manifestazioni per far bella figura ma senza avere alcun sostegno reale poi al nostro comparto che rappresenta la fonte di maggiore ricchezze e occupazione per la città. Siamo contrari a questa iniziativa. Chiediamo immediate risposte all’Amministrazione comunale. La ceramica di Caltagirone va tutelata, protetta, difesa e valorizzata questa scelta fa il contrario di tutto questo”.

“Gli unici distretti della ceramica che esistono in Italia non comprendono un’intera regione ma le singole città (SASSUOLO, IMOLA, VIETRI, MONTELUPO, IMPRUNETA), questo ovviamente per tutelarsi dalle cover. Inoltre già i centri più importanti di produzione ceramica fanno parte dell’AICC, che nel suo statuto prevede la solo iscrizione da parte dei comuni che vantano una tradizione ceramica secolare certificata dai documenti storici e cronologici e esclude centri dove magari vi è stata una produzione in passato e adesso non è più esistente”.

“La nascita di questa ennesima PORCHERIA, ci sembra una sorta di “green pass”, per alcune città, che altrimenti non avrebbero avuto alcun titolo per far parte di un gruppo, sarebbe stato più opportuno puntare a IGP o a un marchio (come SAN CONO, CHIARAMONTE GULFI, CASTELVETRANO, RIBERA) dove viene riconosciuta solo a loro la paternità dei prodotti legati al loro territorio, storia e tradizione”.

“Cogliamo l’occasione per ribadire i limiti anche del marchio DECOP, che tutela la produzione ma non i produttori di Caltagirone, in quanto nello statuto non è presente nessun articolo che fa capo alla provenienza del produttore, un falla che a nostro avviso non garantisce pienamente la provenienza della ceramica”.

Riceviamo e pubblichiamo da un gruppo di ceramisti

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Foto articolo: Immagine di repertorio

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1 Comment

  • Ma non e possibile fare questo la ceramica di Caltagirone deve essere tutelata e l’amministrazione deve sostenere il vostro lavoro .Per questo in un articolo nel giornale locale in Francia si legge che la citta ,e célèbre per la ceramica e la sua architectura barocca ,Patrimonio D’e L,’unesco i giovani vanno a lavorare fuori perche non ci sono piu tanti opportunita di lavoro e la démocrafia scende .Il Sindaco Gino Ioppolo e stato intervistato per dire che sono fattori esterne. Lui dovrebe sostenervi per far si che la città risplende.

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