Caltagirone, Accoglienza: teoria o pratica. Le riflessioni dell’assessore Mancuso

La parola “accoglienza” oggi più che mai ha un peso nella nostra società e nella nostra vita quotidiana; la terribile notizia del ragazzo di origini nigeriane che si è tolto la vita, ha scosso tutta la nostra comunità cittadina, a tal punto da farci porre delle domande sul perché e su come vengono seguiti questi ragazzi in un percorso di inserimento sociale e culturale che di certo non è così facile e così lineare.

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A tal proposito abbiamo chiesto un confronto e una riflessione alle istituzioni, nella figura dell’ assessore ai servizi sociali Sabrina Mancuso, che con estrema attenzione ha esaminato con noi la vicenda da un punto di vista psicologico, culturale ma soprattutto istituzionale e su come agiscono i nostri enti e le nostre strutture in questo campo che ogni istante diventa sempre più difficile percorrere.

 

Cosa secondo lei ha portato questo ragazzo ad un gesto estremo come quello di togliersi la vita?
“Le ragioni che portano al suicidio possono essere tante e sono sempre complesse e di natura personale. Si possono solo formulare alcune ipotesi sulla base di situazioni ricorrenti, ma, purtroppo, non conoscendo la storia personale di questo sfortunato giovane non potremo mai avere conferma sulla validità delle ipotesi prospettate. In genere, il suicidio è legato ad una fase di acuta depressione; il gesto è consumato quando si ritiene di non avere più alcuna via d’uscita per affrontare i propri problemi e di non riuscire con le proprie forze e con le risorse presenti nell’ambiente a trovare soluzioni valide per superare le difficoltà psicologiche, sociali ed economiche che si possono vivere. Gli immigrati che arrivano nella nostra terra hanno dovuto affrontare stress di ogni genere: attraversare il deserto, subire la prigionia e le torture in Libia, assistere alla morte di genitori, fratelli, amici; queste difficoltà riescono ad accettarle con la speranza di trovare lavoro e una situazione di vita migliore, rispetto a quella che lasciano nel Paese da cui provengono.
Quando i sogni non si avverano e le loro aspettative vengono deluse, il crollo psicologico può determinare scoraggiamento e depressione; se a ciò si aggiunge l’assenza dei familiari, di amici e di punti di riferimento la crisi può generare la voglia di farla finita”.
Le strutture che orbitano sul nostro territorio sono pronte e preparate a dare un sostegno sociale e culturale e psicologico a questi ragazzi che vivono delle realtà così difficili?
“Fino a quando gli immigrati rimangono in attesa di ricevere il permesso di soggiorno esistono strutture sia di prima che di seconda accoglienza che si curano di loro; nel momento in cui ottengono il permesso di soggiorno devono cominciare a camminare con le proprie gambe e provare ad inserirsi nel mondo del lavoro e non sempre con la crisi economica presente in Italia e con le barriere, soprattutto culturali, esistenti nei Paesi occidentali, è facile trovare lavoro ed integrarsi all’interno delle nostre città.
Inoltre, dal momento che gli immigrati ricevono il permesso di soggiorno non hanno più titolo ad essere accolti nelle comunità e queste non ricevono più finanziamenti dallo Stato per il mantenimento degli immigrati, per cui a volte, vengono messi alla porta senza che abbiano un luogo dove andare e un lavoro per potersi mantenere”.
In virtù di quanto accaduto ci sono dei progetti da parte delle istituzioni a sostegno di tali realtà che ogni giorno sembrano aumentare e che comunque segnano fortemente l opinione pubblica tutta? ad esempio tavoli di concertazione con gli enti preposti e con le strutture che orbitano sul luogo e associazioni di volontariato ecc…?
“Il Comune di Caltagirone con i fondi del Piano di zona ha istituito uno “Sportello immigrati” con la presenza di una psicologa, un’assistente sociale e quattro mediatori culturali; il servizio è a disposizione degli utenti stranieri per offrire consulenza legale e supporto psicologico e sociale; gli operatori collaborano con l’ASP, l’Ospedale, il carcere, le scuole e altre istituzioni territoriali per contribuire a risolvere le situazioni personali e familiari legate al mondo dell’immigrazione.
Il Comune incontra periodicamente le comunità per minori e adulti che appartengono al Sistema di Protezione e di Accoglienza dei Rifugiati (SPRAR) per minori e adulti, al progetto FAMI e ai centri di prima accoglienza per coordinare le politiche sociali in tema di accoglienza e di inserimento lavorativo degli immigrati (in questo momento alcuni minori stanno percependo delle borse – lavoro in qualità di giardinieri presso la villa Patti, sotto la supervisione dei giardinieri comunali).
I Tavoli tecnici con la Prefettura, la Questura e il Tribunale dei Minori attualmente sono costituiti presso la città metropolitana di Catania; il Comune di Caltagirone ha richiesto anche il decentramento di questi Tavoli Tecnici, ma ancora non sono arrivate risposte positive alle richieste presentate.
Con le Associazioni esiste un rapporto di proficua collaborazione in seno alla Consulta delle Associazioni di volontariato per dare sostegno materiale e supporto morale a chi vive situazioni difficili.
Un ringraziamento particolare devo rivolgere alla sig.ra Carmela Alba e all’associazione che presiede, “L’Armata di Maria”, che spesso offre vitto e alloggio a coloro che non possono più stare all’interno delle comunità perché maggiorenni o perché hanno già ottenuto il permesso di soggiorno e non trovano un adeguato domicilio o una rete sociale che li supporta.
Speriamo quindi che la parola accoglienza non si fermi solamente ad un mera teoria ma diventi forma culturale e intrinseca nella nostra mente e nella nostra vita quotidiana.
Semplici gesti possono cambiare il modo di vivere e vedere questa situazione così problematica e difficile che ogni giorno viviamo”.

 

Michele Anastasi

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