Il primo appuntamento della tradizione pasquale è (era) la Festa dell’Addolorata, quando tutta la popolazione si dà appuntamento nel rione Cappuccini, nella chiesa omonima del Convento posto all’estremo sud-ovest del vecchio centro, per venerare l’Addolorata ed il Cristo morto, un drammatico gruppo statuario del’700 dalle doloranti espressioni dei volti e con i ricchi ricami che ornano il nero velluto della Vergine, impietrita dal dolore dietro al Divin Figlio morto, il profondo credo religioso del popolo calatino si riassume nel canto solenne e sentito del locale inno in dialetto del “Diu Vi Salvi o Regina”.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Durante la giornata, nel viale antistante l’ingresso della chiesa, le bancarelle piene di colorati “fischietti” in terracotta raffiguranti i simboli della Passione, mentre i “cubbatari”vendono gli antichi e tradizionali dolci a bastoncino dai nomi arabi, rendono ancora più particolare la giornata, per tanti la domenica dell’Addolorata era un appuntamento religioso imprescindibile e i bambini erano felici per la tradizione che voleva l’acquisto di un dono nelle bancarelle, se pur rappresentando il dolore della Madonna era quasi considerata una festa.
Con il passare degli anni tutto questo è andato perduto, poche le bancarelle presenti ma soprattutto poca la partecipazione popolare, tanto che ormai sembra passare quasi inosservata, un vero peccato perché dalle tradizioni, dalle radici e dalla nostra cultura religioso ma anche folkloristica si trasmettevano valori che oggi sono ormai rari, il rilancio di queste manifestazioni che non sono solo religiose potrebbe dare una nuova linfa ad una città che sembra smarrita.
Di Giuseppe Failla