Weekinkiesta: Carenze infrastrutturali in Sicilia

La Sicilia è la regione più grande d’Italia, terra di contraddizioni e contrasti, nella perenne altalena tra alti e bassi, tra la ricchezza delle risorse e i freni al processo di sviluppo dovute alle difficoltà nelle infrastrutture. 

Il Libro Bianco sulle priorità infrastrutturali della Sicilia, redatto da Uniontrasporti Unioncamere Sicilia, indica per strade, ferrovie, aeroporti, porti siciliani gap performance insufficienti, ma anche le opere da realizzare per non compromettere, ancor di più, la competitività economica delle imprese regionali.

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La nuova edizione 2023 del Libro Bianco della Sicilia prosegue l’attività di monitoraggio delle priorità
infrastrutturali individuate nell’annualità 2021. E’ un documento che mette nero su bianco esigenze e priorità infrastrutturali evidenziate dagli imprenditori siciliani che utilizzano quotidianamente la rete di trasporti siciliana per distribuire le merci e portarle nei mercati di riferimento. L’attività commerciale all’interno dell’Isola, ma anche l’export, sono condizionate da reti stradali, ferroviarie e portuali spesso vecchie e quindi poco funzionali.

Le imprese siciliane sono costrette per l’86% a scegliere il trasporto su strada. Una condizione negativa di partenza che, aggiunta agli altri fattori di tardato sviluppo che riducono la competitività dei prodotti, ha comportato nel 2023 un crollo delle esportazioni pari a 8 miliardi di euro (-19,3%).

Dei 14.700 km di rete stradale siciliana, solo il 5% rientra nella categoria autostrada e il 27% rientra nella cosiddetta rete di rilevanza nazionale in gestione Anas. La rete ferroviaria è elettrificata al 58% e solo il 16% dei 1.396 km tracciati nel territorio procede su doppio binario.

Nel 2022 in Sicilia si sono verificati 10.444 incidenti stradali con un aumentano del +5,0% rispetto
al 2021. Rispetto al costo sociale dell’incidentalità stradale con lesioni alle persone stimato in 17,9 miliardi di euro per l’Italia, la Sicilia incide per il 6,9%.

In Sicilia non esistono autostrade a tre corsie

Secondo l’indicatore di performance l’attuale sistema infrastrutturale della regione Sicilia presenta un assetto con diversi ritardi nel confronto con altre regioni in italiane. Le infrastrutture stradali costituiscono la categoria più debole, insieme alle ferrovie. In particolare mostrano carenze sia strutturali che funzionali.

In tutte le province siciliane (ad esclusione di Palermo) le strade hanno un indicatore di sintesi inferiore alla soglia di 50 punti (valore medio tra 0 e 100). Deficit ci sono per la dotazione (bassa consistenza di rete stradale, assenza di autostrade a tre corsie e di autostrade nelle province di Agrigento Ragusa).

La Sicilia pecca anche in strategia, a causa della limitata spesa per interventi stradali e dai tempi di realizzazione incerti. Alla provincia di Agrigento spetta la peggiore performance nella macroarea del Sud e Isola.

Il 55% dei treni siciliani ha 19 anni

In Sicilia i punti di debolezza dell’assetto ferroviario si riscontrano in tutti gli ambiti. Uniontrasporti riscontra gap per il contesto, per la dotazione, nella funzionalità e la strategia. La Sicilia evidenzia una spesa contenuta per interventi ferroviari e concentrati su tre province (PalermoEnna Catania). Andando all’età media dei treni, questa è superiore al dato.

Nelle province di Ragusa Trapani la rete ferroviaria evidenzia tra le peggiori performance in Italia a causa di una rete interamente a singolo binarionon elettrificata e senza copertura GSM-R.

Nell’Isola quattro aeroporti ma performance in deficit

Nonostante la presenza di quattro aeroporti sul territorio la Sicilia ha evidenziato una scarsa performance anche sulle infrastrutture aeroportuali.

Rispetto al territorio nazionale, gli aspetti più penalizzanti sono riferibili alla dotazione (grandezza degli aeroporti, area parcheggio aerei, presenza di una sola pista, numero di banchi check-in, solo nell’aeroporto di Palermo è presente la stazione ferroviaria).

Caltanissetta Agrigento risultano le province meno performanti perché non riescono a beneficare dell’influenza di nessuno degli aeroporti considerati sul territorio regionale.

Va meglio con i porti

Attraverso le infrastrutture portuali di Messina Milazzo e grazie all’effetto gravitazione del porto di Catania, la Sicilia entra nella Top 10 di Uniontrasporti. Restano comunque punti deboli per volumi di traffico, integrazione nel commercio internazionale. Ma anche nella capacità stoccaggio, dotazione tecnologica, dogana e retroportualità.

CaltanissettaAgrigento Ragusa sono le province meno performanti, perché non riescono a beneficare dell’influenza di nessuno dei porti presenti in regione. La provincia di Enna, invece, nonostante non abbia sbocchi sul mare, rientra nell’area di influenza del porto di Catania.

Quali sono le 15 opere prioritarie

Quindici infrastrutture prioritarie mancano all’appello per fare finalmente della Sicilia l’hub commerciale del Mediterraneo verso il Nord Europa.

Otto sono indifferibili (l’alta velocità Palermo-Catania, l’ammodernamento a quattro corsie della Palermo-Agrigento, la ferrovia Messina-Catania, il completamento del raddoppio ferroviario Palermo-Messina, la Ragusa-Catania, la velocizzazione della ferrovia Catania-Siracusa, la pedemontana di Palermo col collegamento al porto e il Ponte sullo Stretto di Messina)

Sette opere prioritarie (l’intervalliva Tirrenico-Jonica, il completamento della Siracusa-Gela, la tangenziale di Agrigento, il collegamento del porto di Augusta, l’interporto di Termini Imerese, il collegamento dell’aeroporto di Trapani Birgi e il terminal cargo a Comiso).

La Sicilia sconta una serie di limitazioni che vanno dall’insularità ad un’orografia complessa che incide pesantemente sullo sviluppo infrastrutturale e sulla facilità di muoversi all’interno della regione.

Pensiamo alle zone interne dell’agrigentino, alla distanza tra Catania Trapani che qualche anno fa si voleva colmare con un collegamento aereo. Si considera urgente anche la realizzazione della Tangenziale di Agrigento, per favorire lo sviluppo economico del territorio.

Ha Priorità uno anche il collegamento ferroviario, inserito nel Pnrr, tra l’aeroporto di Trapani Birgi e la ferrovia Palermo-Trapani via Castelvetrano. Prioritario è anche l’intervento sulla statale che collega Ragusa a Catania (Ss 514 e la Ss 194) perché l’opera è ritenuta strategica per i distretti produttivi dell’aera ragusana, in particolare per l’agroalimentare.

Perché serve il Ponte sullo Stretto

Il Ponte sullo Stretto di Messina assicura un sistema di collegamento veloce tra la Sicilia e il resto del Continente europeo, non solo perché dimezza i tempi di attraversamento fra Messina e Villa San Giovanni, ma anche perché trascina con sé lo sviluppo dell’intera rete di trasporto dell’Isola. A partire dal raddoppio della Palermo-Messina, nell’ambito del corridoio Ten-T Scandinavo-Mediterraneo.

Il Ponte richiamerà anche l’anello che Anas sta progettando per collegare i territori di Trapani e Agrigento e i porti della costa Sud con l’alta velocità e con l’asse della Sicilia orientale fino a Messina. Ciò permetterà a tutte le imprese, anche a quelle delle aree interne, di potere ricevere e spedire merci da e per l’Europa in tempi e con costi competitivi.

Conclusioni

L’attrattività commerciale della Sicilia si gioca sulla sostenibilità, rapidità ed economicità del trasporto: tre elementi che insieme possono rafforzare l’export dell’Isola e la nascita di poli di investimento e di interscambio Europa-Mediterraneo favoriti dalle opportunità della Zes unica.

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