Uno scandalo quello che ha colpito l’Università di Catania. Infatti la procura distrettuale della Repubblica di Catania ha delegato alla polizia di Stato l’esecuzione di un’ordinanza applicativa della misura interdittiva della sospensione dell’esercizio di un pubblico ufficio emessa in data 18 giugno 2019 dal gip del Tribunale di Catania, a carico di:
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!- Francesco Basile, 64 anni, rettore dell’Università di Catania;
- Giacomo Pignataro, 56 anni, past rettore dell’Università di Catania;
- Giancarlo Magnano San Lio, 56 anni, prorettore dell’Università di Catania;
- Giuseppe Barone, detto Uccio, 72 anni, ex direttore del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania;
- Michela Maria Bernadetta Cavallaro, 57 anni, direttrice del dipartimento di Economia;
- Filippo Drago, 65 anni, direttore del dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche;
- Giovanni Gallo, 57 anni, direttore del dipartimento di Matematica e Informatica;
- Carmelo Giovanni Monaco, 56 anni, direttore del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali;
- Roberto Pennisi, 59 anni, direttore del dipartimento di Giurisprudenza;
- Giuseppe Sessa, 66 anni, presidente di coordinamento della Facoltà di Medicina.
Tutti ritenuti a vario titolo responsabili dei delitti di associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta e altro.
Sarebbero 27 i concorsi truccati, 17 per professore ordinario, 4 per associato e 6 per ricercatore. Il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro lo ha definito “Uno squallore”.
Anche altri atenei nazionali sarebbero coinvolti. I membri non parlavano mai per telefono e si assicuravano di non essere controllati come nel caso in cui il neo rettore di Catania, Francesco Basile, chiedeva al suo predecessore, Giacomo Pignataro, se la stanza fosse stata controllata per verificare la presenza di cimici.
Tutti sono stati sospesi dall’esercizio pubblico per associazione a delinquere, corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, induzione indebita a dare o promettere utilità e falsità ideologica. Il sistema prevedeva bandi appositi per fare entrare la persona decisa anche attraverso pizzini dove veniva inserito il nome del candidato da dare alla commissione.
Le indagini hanno preso in considerazione quanto accaduto dal luglio del 2015 a oggi. A far scattare dei sospetti un diverbio e alcune denunce reciproche tra l’ex rettore Pignataro e l’allora direttore amministrativo, Lucio Maggio. “Dobbiamo soggiacere al potere”. Questa una delle frasi intercettate.