Pronti per essere i primi a vedere con i vostri occhi il tesoro più prezioso mai trovato in Sicilia?
Beh, eccolo…
Dialetto siciliano: una storia senza tempo
La Sicilia è considerata l’isola più affascinante e meravigliosa della terra, per non parlare della lingua parlata dai suoi abitanti, lingua ormai riconosciuta dall’Unesco come una lingua madre: il dialetto siciliano.
Ma andiamo ad approfondire meglio la storia questo tesoro millenario.
Quest’ultimo ha una storia articolata che deriva dalle diverse dominazioni che hanno interessato la nostra bella isola, le quali hanno lasciato una traccia del loro viaggiare.
Diverse sono state le invasioni da parte di popoli stranieri, dai fenici sino ai greci, dagli arabi sino agli spagnoli, e sono tante le parole che fanno riferimento alle diverse culture che hanno formato l’identità siciliana, tanto da considerare il dialetto un idioma a sé.
Ma il dialetto siciliano in realtà ha origini molto più antiche: di fatto, prima delle varie colonizzazioni, la Sicilia era abitata dai siculi, (Sikeloi, dal nome del presunto re Siculo Sikelòs) una popolazione tra i primi occupanti della Sicilia che i Greci trovarono quando arrivarono sull’isola nel 756 a.C.
Questi, di fatto, parlavano lingue indoeuropee di cui se ne è avuta prova grazie a delle iscrizioni ritrovate nell’isola.
Furono i normanni ad attuare una rivoluzione linguistica introducendo idiomi e forme linguistiche che ritroviamo oggi nella lingua odierna, ma in realtà ancor prima gli arabi trasformarono profondamente l’identità culturale della Sicilia.
L’alfabeto siciliano, poi, si compone delle seguenti 23 lettere in caratteri latini:
A B C D ḌḌ E F G H I J L M N O P Q R S T U V X (Ç) Z
I segni grafici usati in siciliano sono l’accento grave, il circonflesso e la dieresi. L’accento grave va messo quando l’accento cade nell’ultima vocale(es.: catigurìa, camurrìa, etc.), il circonflesso è usato per indicare che la parola è stata contratta, la dieresi è usata nei rarissimi casi dove occorre separare un dittongo (es.: sbrïugnatu).
Questa lingua non è solo una forma di comunicazione di un popolo che ha abitato la Sicilia sin dai primi tempi, ma è anche materia di ricerca del Centro di studi filologici e linguistici siciliani con sede a Palermo. Nel 2011, poi, il patrimonio linguistico e la letteratura siciliana sono stati promossi come materia di studio nelle scuole dall’Assemblea regionale siciliana.
E lo sapevate?? Esiste anche l’Atlante Linguistico Siciliano, e nel 2004 è stata realizzata una versione sicula di Wikipedia.
Inoltre, recentemente, è stata pubblicata la versione in siciliano del libro Il piccolo principe, dal titolo U principinu, con il testo tutto tradotto in siciliano.
Per quanto riguarda il cinema, anche molti film sono stati girati o doppiati in siciliano, come la trilogia de Il padrino e Nuovo Cinema Paradiso, ma anche molti altri film stranieri e non.
Il siciliano, quindi, è una delle lingue più affascinanti della terra, ma anche una delle lingue più complesse che merita una sempre rinnovata attenzione da parte di linguisti italiani e stranieri.
A malincuore al giorno d’oggi questo tesoro linguistico sta andando perdendosi, e con lui una parte della sicilianità. Pochi sono i siciliani che conoscono e parlano ancora il vecchio dialetto primordiale, quella lingua che riempiva di suoni unici le strade dei paesini, quella lingua che con solo una parola racchiudeva in sé un intero discorso, quella lingua che rendeva omaggio all’identità siciliana e alla sua storia, poiché racchiudeva un forziere ricco di leggende, detti, storie e tradizioni di una terra che mai tramonterà.
Ormai sono troppo pochi i nonni che tramandano questa ricchezza, e troppi sono i giovani che l’hanno persa.
La Sicilia in fondo è questa: un libro meraviglioso racchiuso nei racconti dei suoi abitanti, nelle tradizioni e nel dialetto, testimonianza di una isola ricca di storia.
Quindi, siciliani, tramandiamo alle generazioni future, ai figli, ai nipoti, il contenuto delle pagine di questo libro segreto, questa parte fondamentale della nostra sicilianità, perché possa rimanere sempre nel cuore di tutti senza mai morire.
A cura di Veronica Gambino