Tentato omicidio furti e ricettazione, sei arresti a Catania

All’alba di oggi, su delega, come riporta newsicilia.it, della procura distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Statoha dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa giorno 13 luglio 2018 dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, nei confronti di 6 persone:

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  1. Angelo Sciolino, 31 anni, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
  2. Luciano Ricciardi, 28 anni, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
  3. Matteo Sciolino, 58 anni, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
  4. Federico Rosario Cristaldi, 25 anni, pregiudicato;
  5. Salvatore Pietro Azzia, 30 anni, pregiudicato;
  6. Salvatore Giannavola, 40 anni.

Le persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, di furti aggravati e ricettazioni, di evasione nonché, il solo Angelo Sciolino, di tentato omicidio aggravatolesioni gravi e porto illegale di arma comune da sparo.

La misura cautelare è l’esito di complessi accertamenti investigativi, anche di tipo tecnico, avviati la sera dell’8 giugno 2016 a seguito del ferimento, avvenuto in via Di Giacomo, nel rione San Cristoforo, di Sebastiano Musumeci, 42 anni, pregiudicato, raggiunto alle spalle da un colpo d’arma da fuoco esploso da un killer mentre procedeva come passeggero di uno scooter.

Musumeci è stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele dove i sanitari di turno hanno riscontrato ferite d’arma da fuoco all’emitorace sinistro e fratture disponendo il ricovero in prognosi riservata in pericolo di vita.

  

Nello stesso frangente era rimasto ferito anche un minore di anni 15, raggiunto da un colpo d’arma da fuoco alla gamba destra mentre camminava lungo la via in compagnia della madre e di altri conoscenti. Al suo fianco c’era anche un bambino di 6 anni. Il minore è stato portato sempre al Vittorio Emanuele dove i sanitari hanno riscontrato una ferita d’arma da fuoco alla coscia destra che ha causato problemi di deambulazione per 40 giorni.

In fase di sopralluogo, eseguito unitamente al personale del locale gabinetto regionale di polizia scientifica venivano rinvenuti e sequestrati 5 bossoli di pistola semiautomatica calibro 7,65, di cui 4 esplosi e uno integro, proprio in prossimità dell’abitazione di Angelo Sciolino.

Le indagini di tipo tradizionale e tecniche, coordinate dalla procura distrettuale della Repubblica e condotte dalla ‘sezione reati contro la persona’ della squadra mobile, hanno permesso di svelare che l’autore dei fatti criminosi fosse proprio Angelo Sciolino. A suo carico vi sono svariati elementi di prova quali, a titolo esemplificativo, la sua presenza sul luogo dei fatti e la sua fuga immediatamente dopo l’agguato, i suoi rapporti con Musumeci, rea di averne minato attraverso Facebook l’onorabilità familiare, la mancanza dell’hard disk nel dispositivo dvr del sistema di videosorveglianza dell’abitazione dell’indagato che riprendeva proprio il luogo dei fatti, il timore per la propria incolumità manifestata dallo stesso Sciolino a seguito dell’agguato patito dal Musumeci, tracce di residui da sparo rilevate sugli indumenti e sul motociclo dell’indagato. Peraltro, nel corso delle indagini, in data 23 settembre 2016 il figlio minore della persona offesa, Sebastiano Musumeci, tentava di uccidere Angelo Sciolino.

Invero, il tardo pomeriggio del 23 settembre 2016, Angelo Sciolino veniva raggiunto al viso, agli arti inferiori e a quelli superiori da cinque colpi di arma da fuoco mentre transitava a bordo del proprio scooter in  Piazza Federico di Svevia. Pochi minuti dopo l’agguato militari dell’arma dei carabinieri fermavano a poche centinaia di metri dal luogo teatro dell’azione criminosa il figlio minorenne di Salvatore Musumeci, il quale, trovato in possesso di una pistola di provenienza furtiva, veniva arrestato.

L’attività d’intercettazione ambientale e telefonica, compendiata da numerosi riscontri eseguiti da personale della sezione reati contro la persona, permetteva, di accertare che Angelo Sciolino fosse a capo di un gruppo criminale, di cui facevano parte il padre Matteo Sciolino, Luciano Ricciardi, Federico Rosario Cristaldi e Salvatore Pietro Azzia, dedito alla commissione di furti e alla ricettazione di autovetture nell’area metropolitana catanese, che venivano prevalentemente rivendute nella zona dell’agrigentino a Salvatore Giannavola.

In particolare gli associati, che avevano la base logistica lo storico quartiere San Cristoforo, usavano un linguaggio volutamente criptico per indicare le automobili da rubare-

Ricciardi, inoltre, per realizzare i propositi dell’organizzazione criminale, si rendeva responsabile anche del reato di evasione dagli arresti domiciliari cui era sottoposto.

Il gip ha quindi disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di Angelo Sciolino, Matteo Sciolino e Luciano Ricciardi e l’obbligo di dimora a carico di altri tre indagati: Federico Rosario Cristaldi, Salvatore Pietro Azzia e Salvatore Giannavola.

 

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