Nuovo DPCM, didattica, doppi turni e ingressi a scuola: cosa cambia

Nuovo DPCM, didattica, doppi turni e ingressi a scuola: cosa cambia. Ecco spiegato tutto in dettaglio per la scuola.

Nuovo DPCM. Dal 19 ottobre fino al 13 novembre nuove regole e restrizioni dal nuovo DPCM, varato ieri sera (18 ottobre).

Tante e diverse le misure restrittive per fronteggiare i contagi da coronavirus. “Non possiamo perdere tempo – ha detto il Primo Ministro Conte. Riguardo la scuola, il primo ciclo resta didattica in presenza, quindi le attività in presenza di Infanzia, Primaria e Secondaria di I grado resteranno in presenza.

Il nuovo DPCM, per di più, indica alle scuole scuole superiori di adottare “forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata”. Invece, per le scuole di secondo grado verranno anche favorendo altresì modalità flessibili di organizzazione didattica con ingressi a partire dalle ore 9.

Le nuove misure saranno valide fino al 13 novembre ed entrano in vigore oggi, 19 ottobre. Fanno eccezione le norme che rafforzano la didattica, gli orari scaglionati alle superiori, i doppi turni e stabilendo l’ingresso a scuola non prima delle 9: questa disposizione entrerà in vigore da mercoledì 21 ottobre.

Foto articolo: Immagine di repertorio

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Nuovo DPCM, didattica, doppi turni e ingressi a scuola: cosa cambia. Ecco spiegato tutto in dettaglio per la scuola.

Nuovo DPCM. Dal 19 ottobre fino al 13 novembre nuove regole e restrizioni dal nuovo DPCM, varato ieri sera (18 ottobre).

Tante e diverse le misure restrittive per fronteggiare i contagi da coronavirus. “Non possiamo perdere tempo – ha detto il Primo Ministro Conte. Riguardo la scuola, il primo ciclo resta didattica in presenza, quindi le attività in presenza di Infanzia, Primaria e Secondaria di I grado resteranno in presenza.

Il nuovo DPCM, per di più, indica alle scuole scuole superiori di adottare “forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata”. Invece, per le scuole di secondo grado verranno anche favorendo altresì modalità flessibili di organizzazione didattica con ingressi a partire dalle ore 9.

Le nuove misure saranno valide fino al 13 novembre ed entrano in vigore oggi, 19 ottobre. Fanno eccezione le norme che rafforzano la didattica, gli orari scaglionati alle superiori, i doppi turni e stabilendo l’ingresso a scuola non prima delle 9: questa disposizione entrerà in vigore da mercoledì 21 ottobre.

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“Positiva al Covid: rischio di non fare concorso docenti”: lettera di una docente

“Positiva al Covid: rischio di non fare concorso docenti”: lettera di una docente molto toccane al Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

Pubblichiamo in formato integrale una lettera di una docente che, trasmessa ai colleghi di Orizzontescuola.it, risulta essere ad oggi positiva al Covid e vuole fare il concorso per docenti. Buona lettura:

Le scrivo con grande umiltà e, al contempo, profondo senso di impotenza.

Non mi fraintenda. Sono pienamente cosciente del valore delle mie idee. Una consapevolezza che deriva dal mio percorso di studi grazie al quale ho imparato a mettere sempre in discussione un pensiero, ribaltarlo, guardarlo da più angolazioni e infine valorizzarlo.

Così, dopo tanto riflettere e dubitare, sono qui ad espormi con la sola forza delle mie ragioni. Sono una docente, o meglio, sono una precaria (una definizione che, nella Sua logica, mi si adirebbe di più), insediata da quattro anni nella provincia di Cuneo.

E, da precaria, ho varcato per molti giorni la soglia di diverse aule scolastiche, ho incrociato sguardi perentori, critici, entusiasti, deboli e profondamente piccoli, ho salutato altrettante volte quegli edifici che mi avevano accolto fino al 30 giugno di un ormai passato anno scolastico e quasi mi veniva da dire “a presto”.

La logica dei precari è drammaticamente ripetitiva: si attende una cattedra, si calcolano freneticamente punteggi, si scorrono insistentemente graduatorie infinite sperando di non finire troppo in basso.

Si leggono ossessivamente nomi di aspiranti candidati senza considerare che dietro di essi ci sono persone, con le stesse paure e incertezze di chi fa previsioni senza sapere che, forse, un giorno, si troverà in isolamento, distante da quegli sguardi che tanto lo avevano preoccupato e che oggi gli mancano più di ogni altra cosa. Ed io, oggi, sono proprio questa: una precaria in isolamento perché positiva al Covid-19.

Io che mi sentivo così piccola quando venivo interrogata dai miei alunni sul perché fosse in un modo piuttosto che in un altro. Io che avevo bisogno di uscire dall’aula e prendere fiato, ripetendomi che non ero solo una precaria ma una docente. Ma si sa, le cose che ci fanno paura sono quelle dalle quali non possiamo scappare.

Ed io ho dovuto fare i conti con il peso di quell’assenza ma il bilancio è sempre stato lo stesso: desidero essere una insegnante, nonostante tutto.

Oggi, nella mia routine quotidiana della quarantena forzata, ho ripensato ad una frase che ho letto tante volte: “chi salva una vita salva il mondo intero”. Ed ho pensato subito a Lei. Mi perdonerà se non l’ho pensata in termini salvifici o missionari, ma più pragmatici. Eppure, c’è della filosofia tutt’altro che spicciola dietro una frase del genere.

C’è quell’humanitas che io ho amato e respirato dalla lettura dei classici latini e greci che hanno accompagnato la mia formazione e vestito la mia persona. C’è la logica del singolo che grida contro quella della massa. E allora Le chiedo: cos’è la massa se non un insieme di individui? E come possiamo pensare di rispettare la massa se non tuteliamo l’identità, l’integrità e la dignità di ciascuno?

Vengo al dunque: Lei continua a sostenere che c’è del lodevole nella volontà di stabilizzare migliaia di precari, attraverso una selezione concorsuale, in piena pandemia, con solo lo 0,059% di docenti risultati positivi al Covid (402 docenti, in termini numerici), stando ai dati del 3 ottobre, ovvero 11 giorni fa. Concorsi – aggiungo – che prevedono la mobilitazione di centinaia di migliaia di docenti in una situazione di emergenza prorogata al 31 gennaio e che, ad oggi, 14/10/2020, conta 7331 nuovi positivi in tutta Italia.

Ma ritorniamo ai numeri, a quella percentuale dello 0,059. Certo, una cifra bassa, se paragonata ai dati generali dell’epidemia da Covid-19. Ma io voglio farle una domanda: ritiene che quella piccola percentuale – Lei potrebbe giustamente precisare che potrebbe essere anche minore dello 0,059 se considerassimo solo i precari – non meriti di sostenere un concorso che consenta la stabilizzazione?

Ritiene davvero che debba sempre prevalere la logica di massa? O per una volta, per una sola volta, può pensare al bene di TUTTI, al profondo senso di smarrimento che questo terribile virus ha generato in ciascuno di noi, alla paura che alberga nei cuori meno forti e alla distanza che ha generato torpore e dimenticanza?

Banalmente, anche IO voglio avere la possibilità di sostenere un concorso.

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Foto articolo: Immagine di repertorio – Docente

Scuola, “Grazie per aver reso lo studio una passione”: alunno alla sua prof

Scuola, “Grazie per aver reso lo studio una passione”: alunno alla sua prof. Lettera commovente all’interno di un sistema scolastico che delude gli alunni.

Scuola. Riceviamo e pubblichiamo una lettera molto commovente scritta da uno studente universitario alla sua professoressa delle Scuole Superiori. Un gesto davvero ammirabile e importante. Un raggio di luce in un periodo in cui il sistema scolastico spesso è messo in discussione sia dagli alunni e sia dai docenti. Pertanto, pubblichiamo in formato integrale la lettera:

“Buonasera professoressa. Mi scusi se la disturbo ma ci tengo davvero a dirle una cosa perché credo sia giusto e, soprattutto, che lei se lo meriti. Da qualche settimana ho lasciato Catania per andare a studiare giurisprudenza in un’altra città. E lei, adesso, penserà “e quindi?”, perché anch’io non vedo come possa importarle. Ci tengo soltanto a ringraziarla, anche se credo che nessun “grazie” possa essere abbastanza. Probabilmente non se n’è neanche resa conto, ma è anche grazie a lei che ho preso la decisione di prendere in mano la mia vita e lottare per il mio futuro. La prima volta che è entrata nella nostra classe, due anni fa, non le ho fatto molta simpatia. Non so se lo ricorda, ma io ho davanti agli occhi la sua faccia furiosa come se fosse successo ieri. E direi giustamente”.

“Lei è arrivata in un periodo abbastanza complicato, che univa i semplici drammi adolescenziali che tutti hanno con uno degli avvenimenti, negativi, che più mi hanno segnato. Non ero un ragazzo semplice e, probabilmente, non lo sono nemmeno adesso, con la mia testa calda e il mio, spesso immotivato, spirito di ribellione. Eppure, con mia enorme sorpresa, in qualche modo si è ricreduta e mi ha dato la possibilità di dimostrarle che io non fossi soltanto il tipico ragazzaccio che fa baccano in classe e disturba le lezioni, che ci fosse qualcosa di meglio sotto questa mia corazza. Ha creduto in me, in un certo senso. Non saprei dirlo meglio. Ed ha iniziato a seguirmi con un’attenzione che ho apprezzato tanto. Prima con la scuola, poi addirittura con il concorso a cui volevo partecipare (e per il quale mi sono inconsciamente aperto con lei in un modo che non credevo nemmeno possibile, conoscendomi), per finire con l’incoraggiamento che mi ha dato due minuti prima di entrare in sede d’esame per affrontare l’orale. Lei, su tutti i professori che sono passati per il corso da me frequentato in questi anni, è stata l’unica a vedere in me qualcosa che andasse oltre il tipico ragazzo da ultimo banco che non ha voglia di fare nulla, riuscendo non solo a farmi studiare ma addirittura a farmi appassionare alle sue materie, scoprendo quella che mi piace pensare sia una vocazione, rimasta dormiente per 18 anni”.

“Mi rendo conto di essere un po’ prolisso, ma lei più di tutti sa che, quando comincio a scrivere, difficilmente riesco a fermarmi prima di aver tirato giù due colonne di parole. Volevo soltanto dirle grazie, grazie di cuore. Grazie per aver creduto in me, perché è anche grazie a questo che adesso ci credo anch’io. Non è stata l’unica, è ovvio, ma lo ha fatto in modo diverso. Perché credere in me, da amico, è facile. Crederci da professoressa, che tra l’altro ha avuto un primo approccio notevolmente negativo, non lo è poi così tanto. Grazie infinite ancora, per essere riuscita, dopo 18 anni, a rendere lo studio una passione che ho finalmente deciso di continuare”.

“Mi scusi ancora, professoressa, per il disturbo e soprattutto per il papiro che le ho scritto.  Non so cosa mi abbia spinto a farlo, ho soltanto sentito la necessità di ringraziarla. Non solo per una questione di etica personale, ma perché voglio che anche lei conosca i suoi meriti. Per quanto mi riguarda, tutti i professori non dovrebbero fare altro che prendere esempio da lei. Grazie”.

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Fonte: La Sicilia