L’assessore regionale all’Economia, in qualità di ex assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone (Fi) e l’ex vicepresidente del governo siciliano Gaetano Armao (Azione), sono indagati dalla Procura di Catania in un’inchiesta sulla Società degli Interporti siciliani Spa.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Nell’ambito della stessa indagine i carabinieri hanno arrestato e posto ai domiciliari l’ex deputato regionale Nino D’Asero, l’imprenditore Luigi Cozza, l’amministratore unico della società, Rosario Torrisi Rigano, e una dipendente dell’azienda, Cristina Sangiorgi.
L’indagine è stata avviata dopo un esposto di alcuni dipendenti dell’azienda pubblica sul presunto falso possesso di una laurea prodotta da una dipendente, Cristina Sangiorgi. Dagli accertamenti, ricostruisce la Procura, sarebbero emerse presunte “interferenze illecite che avrebbe esercitato D’Asero su Torrisi Pagano, tramite alcuni politici regionali, per revocare il licenziamento per giusta causa della Sangiorgi, poi per garantirle una posizione lavorativa ‘gradita’ in azienda, e, infine, per omettere l’avvio di doverose procedure disciplinari per il rifiuto di svolgere gli incarichi e di lavorare in smart-working durante la prima fase della pandemia”.
I politici regionali a cui si fa riferimento sono Falcone, Armao e Li Volti, quest’ultimo, ex assistente parlamentare e coordinatore della segreteria particolare di Falcone. I tre, secondo la Procura, “avrebbero esercitato pressioni sull’amministratore unico della Sis, al fine di far revocare il licenziamento della dipendente”.
“In relazione all’indagine che riguarda la Società Interporti Siciliani, voglio sottolineare la mia totale estraneità a ogni tipo di contestazione. Nella mia precedente veste di assessore alle Infrastrutture, infatti, non sono mai entrato nelle dinamiche interne della Società Interporti, se non per accelerare e sbloccare procedure amministrative volte a rilanciare ed efficientare la società partecipata della Regione. Non mi sono mai permesso di effettuare sollecitazioni né, peggio ancora, pressioni indebite. È comunque giusto, anzi addirittura necessario, che la magistratura lavori per accertare la verità dei fatti. Siamo pronti a dare prova della linearità del nostro comportamento e lo dimostreremo nelle sedi opportune”. Così si difende intanto l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone.
Le indagini dei carabinieri, contesta ancora la Procura nella prima fase dell’inchiesta, avrebbero inoltre “fatto emergere un accordo corruttivo che sarebbe intercorso tra Torrisi Rigano e Luigi Cozza, titolare della Lct Spa, società del settore dei trasporti titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica e della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo Logistico dell’Interporto di Catania”.