Come ben sappiamo, quello della scuola è un tema molto sentito al giorno d’oggi. Si parla sempre più di un declino scolastico, con successive preoccupazioni sul futuro dell’istituzione stessa.
Concetta Mancuso, dirigente scolastico dell’Istituto superiore “Secusio” di Caltagirone, ci ha concesso una breve intervista esprimendo un suo parere a riguardo.
Scuola: ieri,oggi,domani… un suo parere a riguardo? Si sta andando avanti o a ritroso? Perché?
La risposta non può essere netta: per alcuni aspetti si sta andando avanti, per altri a ritroso.
Gli aspetti più critici derivano dalle politiche di contenimento della spesa pubblica, che colpiscono alcuni settori cruciali della società tra cui la scuola; ciò ha determinato alcune scelte, quali il sovraffollamento delle classi, la riduzione delle ore di insegnamento in alcune discipline fondamentali (come la lingua italiana), la diminuzione delle ore laboratoriali nei licei artistici e negli istituti professionali, la razionalizzazione della rete scolastica e la riduzione sperimentale delle scuole superiori a quattro anni.
In modo particolare, il numero eccessivo degli studenti all’interno delle classi non consente un insegnamento personalizzato, cioè attento alla diversità dei bisogni educativi degli studenti; in contesti deprivati come la Sicilia, in cui si toccano punte di dispersione scolastica (intesa non solo come abbandono, ma anche come insuccesso formativo) pari al 26%, e in realtà scolastiche che devono affrontare sfide educative difficili per via dell’aumento delle fragilità psicologiche e dei disagi sociali che investono le nuove generazioni (dipendenze patologiche, anche dai social network, disturbi d’ansia, difficoltà relazionali…), il numero elevato di alunni all’interno delle classi rende arduo l’adattamento del processo di insegnamento alle esigenze degli studenti.
I dati statistici, relativi alle competenze degli studenti italiani nelle competenze di base (italiano, matematica e inglese), in base ai dati Invalsi e a quelli derivanti da indagini internazionali (OCSE PISA), mettono in luce i bassi livelli di apprendimento degli studenti italiani e di quelli del Sud, in modo particolare.
Una scuola che non riesce a raggiungere pienamente l’obiettivo per la quale esiste, il successo formativo, dovrebbe seriamente interrogarsi sui fattori che determinano tali risultati insoddisfacenti.
Aspetti positivi invece riguardano l’introduzione dei Percorsi per l’acquisizione delle Competenze Trasversali e per l’Orientamento (ex alternanza scuola/lavoro) che permettono un primo approccio da parte degli studenti al mondo del lavoro, l’inserimento dell’educazione civica, l’introduzione di specifici moduli di orientamento della durata di trenta ore e la figura del tutor dell’orientamento per aiutare gli studenti nelle scelte decisive dei percorsi di studio e di lavoro da intraprendere.
Attualmente la scuola sta vivendo un momento di grande impegno per via dell’assegnazione di risorse economiche di una certa rilevanza derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: è in corso di attuazione infatti un rinnovamento della didattica con l’introduzione di aule innovative e di laboratori tecnologicamente avanzati sul modello della scuola finlandese; sono in corso di realizzazione moduli formativi per il potenziamento delle competenze di base degli studenti, per il supporto psicologico e motivazionale con figure specialistiche, anche con il coinvolgimento delle famiglie. Le azioni di aggiornamento sono rivolte anche alla formazione dei docenti sulle competenze digitali e nella lingua inglese per poter avviare anche l’insegnamento in inglese delle discipline scolastiche.
Queste innovazioni credo che daranno nel tempo risultati positivi a condizione che non siano estemporanei e che i finanziamenti vengano erogati con continuità anche nei prossimi anni.
Problema dell’accorpamento degli istituti e pendolarismo…cosa ne pensa e quali crede possano essere le soluzioni?
La scelta dell’attuale governo di accorpare gli istituti scolastici che non raggiungono i 900 alunni non è assolutamente condivisibile, almeno da parte mia. A mio parere, l’assegnazione di un solo dirigente scolastico e di un solo Direttore dei Servizi generali ed amministrativi ad istituti scolastici di grosse dimensioni, con più sedi ed indirizzi di studio, non può che creare disservizi per il personale scolastico e per l’utenza, oltre che la realizzazione di un gap insormontabile tra i vertici direttivi e amministrativi e l’utenza, costituita dal personale, dai genitori, dagli studenti, dai soggetti istituzionali e dalle Associazioni che collaborano nella pianificazione dell’offerta formativa.
Se già il contatto con gli studenti e con l’utenza in generale, a volte risulta essere sacrificato per la gravosità delle pratiche burocratiche, con l’aumento del numero degli studenti, del personale, delle classi e delle sedi, il rapporto umano e la possibilità di intervenire nella risoluzione dei problemi didattici ed educativi rischia di diventare sempre più difficile.
Il problema del pendolarismo, poi, risulta essere molto grave soprattutto nel meridione d’Italia e sicuramente nella nostra regione, a causa dell’annoso problema del pessimo funzionamento del trasporto pubblico, solo in orario antimeridiano e con un numero di mezzi inadeguato rispetto alla popolazione studentesca, oltre che con orari rigidi a fronte della molteplicità dei modelli orari delle varie scuole, che prevedono anche attività pomeridiane obbligatorie, come l’alternanza scuola/lavoro.
Il problema dovrebbe essere affrontato dalla Regione Siciliana, Ente competente in materia di trasporto pubblico, in collaborazione con i Comuni, che attualmente si sobbarcano una parte delle spese per sopperire l’inefficienza delle linee di trasporto siciliane, e in ascolto delle esigenze delle scuole.
Da quanti anni lavora nel settore scolastico? È stata da sempre preside o prima aveva altri ruoli?
Ho cominciato a lavorare in questo settore in qualità di insegnante di scuola elementare nel 1986, a 21 anni; successivamente all’età di 31 anni, nel 1996, ho intrapreso la carriera dirigenziale come direttrice didattica e dal 2000, con l’unificazione della carriera, come dirigente scolastico, ormai da ben 28 anni. Negli anni ho diretto il Circolo Didattico di San Michele di Ganzaria, che comprendeva anche i Comuni di San Cono e Mirabella, il 1° Circolo Didattico “Giovanni Pascoli” di Caltagirone e dall’anno scolastico 2012/2013 lavoro presso l’istituto Superiore “Secusio”.
Quale è l’offerta formativa del suo istituto?
L’istituto Secusio si compone di ben cinque indirizzi di studio: Liceo artistico con indirizzo “Design della Ceramica” e con indirizzo “Audiovisivo-multimediale”, Liceo classico con sperimentazione biomedica e potenziamento della Lingua Italiana, Liceo Linguistico e Liceo delle Scienze umane ad indirizzo psico-pedagogico.
L’offerta formativa si arricchisce anche di altri progetti che si svolgono in orario pomeridiano per l’arricchimento dell’offerta formativa, come corsi per le certificazioni linguistiche (inglese, spagnolo, tedesco e francese), corsi di lingue orientali, corsi sportivi, musicali e teatrali, corsi di diritto e di archeologia, corsi artistici, di informatica, di social media manager e di grafica.
Suoi sentimenti personali sul suo ruolo scolastico e sulla scuola in generale?
Rispetto al mio lavoro nutro una passione straordinaria, la quale alimenta la mia dedizione e il mio attaccamento al lavoro, che svolgo instancabilmente ben al di là del solo orario antimeridiano, sia per prendere parte alle numerose riunioni pomeridiane sia per essere presente alle innumerevoli iniziative che la scuola porta avanti.
Il mio impegno deriva dalla convinzione che, dopo la famiglia, la scuola è l’istituzione più importante per contribuire a determinare il destino dei ragazzi. Tale idea l’ho maturata basandomi anche sulla mia esperienza personale: grazie all’ottima qualità della scuola che ho frequentato e alle eccellenti insegnanti che ho avuto (ho frequentato per tutta la mia carriera scolastica l’Istituto Maria Ausiliatrice), sono riuscita sempre a raggiungere ottimi risultati negli studi, superando agevolmente i concorsi a cui ho partecipato e raggiungendo i traguardi lavorativi che mi ero prefissata. Soprattutto grazie alla serietà e al senso del dovere e della responsabilità che mi hanno inculcato i miei insegnanti, mi sono sempre approcciata allo studio con piacere, senza mai percepire il tempo dedicato all’apprendimento con senso di fatica e come sacrificio.
Dalla consapevolezza dello straordinario potere della scuola e della cultura di cambiare le sorti della vita individuale e della società discende il mio desiderio e il mio impegno per rendere la scuola un ambiente di apprendimento all’avanguardia e di alta professionalità, capace di offrire ampie opportunità di conoscenza agli studenti, nelle migliori condizioni organizzative possibili, pur nella consapevolezza dei limiti dei mezzi a disposizione.
Il motto che ispira ogni mia azione educativa ed organizzativa di fatto è quello di Nelson Mandela: “L’istruzione è l’arma più potente che si possa utilizzare per cambiare il mondo”.
Come definirebbe il suo rapporto coi docenti e ragazzi? Perché?
I rapporti con i docenti e con i ragazzi sono sostanzialmente buoni.
Con la stragrande maggioranza dei docenti dell’Istituto Secusio, che dimostrano amore per la scuola e condividono con me la passione educativa e l’impegno per aiutare i ragazzi a raggiungere i livelli più alti di istruzione, i rapporti sono davvero ottimi! Con quei pochissimi docenti (meno delle dita di una mano) che non amano il loro lavoro o non riescono a trasmettere agli studenti il necessario entusiasmo per il sapere, confesso che faccio fatica a stabilire una buona relazione, pur sforzandomi di fare il possibile per accettare quello che, a volte, non è possibile cambiare.
Anche con i ragazzi avviene la stessa cosa: la maggior parte si rende conto dell’impegno che metto per rendere la scuola un ambiente ben organizzato, un luogo dove si apprende bene e con piacere e dove al centro è posto il benessere della persona. Molti poi apprezzano anche ciò che la scuola offre: la qualità elevata degli insegnamenti disciplinari, l’approfondimento di tematiche sociali di estrema attualità trattate con l’aiuto di insigni personalità del mondo della cultura, la promozione della partecipazione a concorsi e a iniziative di rilevanza nazionale e internazionale che hanno visto l’Istituto Superiore primeggiare in moltissime occasioni, l’organizzazione di attività di ampliamento dell’offerta formativa per la valorizzazione dei talenti in attività non prettamente scolastiche, quali la musica, il canto, la danza, lo sport, la tecnologia.
Alcuni ragazzi, purtroppo, non comprendono che a volte, il ruolo che ricopro mi impone di intervenire, nel loro esclusivo interesse, per far rispettare alcune regole indispensabili per il buon funzionamento della scuola, come per esempio, la puntualità, il divieto di utilizzare il cellulare, il divieto di fumo, l’assenteismo, la mancanza di impegno nello studio e così via.
A volte gli studenti faticano a ricondurre questi aspetti della mia funzione ad un autentico interesse e a vero affetto nei loro confronti, simili, con le dovute proporzioni e differenze di ruolo, a quello dei genitori, che si esplica anche con la puntualizzazione di regole, con la richiesta di comportamenti responsabili e con la pronuncia di quei “no” che fanno crescere.
Con questi studenti ammetto che è più difficile, nell’immediato, trovare un adeguato canale comunicativo, però, a distanza di tempo, molti di essi, quando ritornano a salutarmi da ex allievi, mi ringraziano per essere stata per loro un esempio di correttezza e di legalità.
La sua soddisfazione più grande?
Le mie soddisfazioni più grandi le ricevo quando ho la possibilità di constatare che gli studenti che presentano situazioni difficili per problemi personali, familiari, economici e di deprivazione culturale riescono, grazie all’aiuto dei docenti e mio personale, a superare le loro difficoltà, ad essere promossi, a continuare gli studi e a inserirsi con successo nel mondo del lavoro.
La mia gioia più intensa consiste proprio nel constatare che grazie alla cura, alla dedizione e al lavoro paziente e quotidiano si riesce ad incidere nella vita di questi studenti “difficili”, offrendo loro una prospettiva per un futuro migliore.