La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di S.F., di anni 28, indagato per i reati di atti persecutori, commessi in danno della ex compagna, ha richiesto ed ottenuto la misura cautelare agli arresti domiciliari eseguita dai Carabinieri della Stazione di Mascali.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno evidenziato come l’indagato dopo la fine della relazione con la compagna, avvenuta nel giugno del 2017, abbia continuato fino ad oggi nella sua azione vessatoria generando nella persona offesa un forte timore per la propria incolumità tanto da costringerla a modificare le normali abitudini di vita.
L’uomo, anche se già sottoposto in passato alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa, misura prima aggravata con la custodia in carcere e poi sostituita con quella degli arresti domiciliari, tornato in libertà, in attesa del giudizio, al solo fine di costringere più che convincere la ex a riprendere il rapporto sentimentale, ha continuato nella sua opera di persecuzione.
La donna, costretta per un periodo a soggiornare in una struttura di accoglienza, al suo ritorno a casa è stata costantemente assillata telefonicamente con reiterate chiamate anche mute, pedinata e obbligata con violenza anche a consegnare il proprio cellulare (l’uomo controllava se avesse una nuova relazione sentimentale), nonché ingiuriata con epiteti irripetibili.
Nel tentativo di riprendere una vita normale, iniziando la frequentazione con una nuova persona, la poveretta è stata fatta oggetto di minacce esplicite, fino a non potersi sentire sicura neanche nella propria abitazione dove l’ex, in una circostanza, spalleggiato da due familiari, le suonò al citofono intimandole di far scendere in strada il fidanzato perché voleva ammazzarlo. E al diniego espresso della poveretta, che dichiarò di essere da sola, si vide danneggiare l’auto a calci, mentre uno dei parenti gli mostrava una pistola gridandole contro: <<devi andare via, sennò ti uccidiamo!>>.
Disperata, non ha potuto far altro che denunciare tutto ai carabinieri i quali, ricomponendo un quadro probatorio a carico dell’indagato, non hanno lasciato alcun dubbio al giudice che, accogliendo la richiesta del magistrato titolare dell’indagine, ha emesso la misura restrittiva. Fine modulo