Premiato alunno mirabellese per il valore dei buoni sentimenti

In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, l’Istituto comprensivo catanese a lui dedicato ha organizzato un concorso letterario nazionale rivolto ai bambini di quarta e quinta della scuola primaria e agli alunni delle tre classi della scuola secondaria di primo grado. Il concorso, con la partecipazione delle scuole di tutta Italia, invitava gli alunni a scrivere un racconto inedito sul tema ‘La fedeltà e la purezza di cuore’  e voleva promuovere la conoscenza del grande scrittore per suscitare amore per la lettura e la scrittura.

Tommaso Gitto, alunno della III B dell’I.C. ‘De Amicis’ di Mirabella, si è classificato al primo posto nella sezione riservata agli alunni di terza media (per ogni categoria sono stati premiati i primi tre classificati) col racconto “Don Allerio” che ci insegna l’importanza di donarsi agli altri, gesto che fa bene al cuore e alla mente e può cambiare la vita alle persone. Grande soddisfazione per la scuola e il prof. Fabrizio Cunsolo che ha promosso la partecipazione dei suoi alunni al concorso.

“Ho associato la bontà alla figura di un prete – dice Tommaso che a settembre frequenterà il Liceo Classico Secusio di Caltagirone – e mi sono ispirato lontanamente al don Matteo televisivo e ai Promessi Sposi letti in classe (un misto tra don Abbondio e don Cristoforo). E’ la storia di un prete che durante la sua vita ha aiutato i poveri e accoglie il vagabondo e profittatore Turi lo zoppo a condizione di aiutarlo nella sua missione. L’incontro con alcuni orfani bisognosi commuove Turi e lo spinge ad aiutare gli altri”.

Che esempi di donazione tu vedi in paese, i mirabellesi sono persone generose ?

“Molti lo sono (raccolta abiti usati o vecchi giocattoli per bimbi) ma si dovrebbe fare un pò di più, si sta perdendo il senso di comunità perchè negli ultimi anni le persone pensano ad arricchirsi e accumulare oggetti, bisognerebbe mettere le persone al primo posto o anche sviluppare la cultura del dono”.

Cosa offre l’ambiente locale ai ragazzi ?

“A parte i parchi gioco non abbiamo una biblioteca pubblica (quella comunale è chiusa e ha solo vecchi libri che non interessano i ragazzi), molte persone non leggono e si associa la lettura solo allo studio, per cui si può pensare che leggere sia tempo perso…anche la scuola fa poco sul libro, servirebbe fare qualcosa per la riapertura di una biblioteca attrezzata che possa diventare un luogo di incontro e crescita culturale per tutti. Si legge di meno perchè i ragazzi col cellulare adesso sono più abituati ad ascoltare musica e podcast…si dovrebbe usare un pò meno il cellulare e concentrarsi sul cartaceo…col telefono ci si incontra solo virtualmente e la comodità del cellulare ci fa diventare pigri”.

Ecco il testo di Tommaso vincitore del concorso:

DON ALLERIO

Un richiamo si sentiva in lontananza. Un poveretto, immobilizzato dagli stenti, cercava di strappare a qualche buon uomo una moneta per poter così resister al digiuno. Ma tutti coloro che gli passavan accanto lo scansavano, quasi come fosse un secchio ricolmo di sterco…La realtà, invece, era ben diversa… Infatti ogni cittadino di quel piccolo paese sapeva che quell’uomo, all’apparenza innocuo, era in realtà “Turi lo Zoppo”, uomo marchiato dai peccati e dai vizi, finito sul lastrico proprio per la vita sregolata che aveva condotto. Le genti sapevan che ello non si meritava nemmeno un nichelino, e che sarebbe stato meglio lasciarlo crepare di fame piuttosto che aiutarlo, perché lo Zoppo era solito “quando gli venisse data una mano, prendersi tutto il braccio”.

Turi, però, non era stupido affatto, poiché sapeva che l’unica persona, tanto cara e generosa da prestargli anche solo mezzo quattrino era don Allerio, il prete del piccolo borgo, disperso nel verde dell’entroterra siciliano. Uomo anziano, temprato da una vita colma di disavventure, riusciva sempre a veder del buono ed essere fiducioso dell’animo d’ogni cristiano. Pertanto, come previsto, don Allerio corse in aiuto del povero Turi, a cui diede soccorso portandolo in parrocchia ed offrendogli un pezzo di pane ed un bicchiere abbondante di scuro vino, ormai invecchiato dal tempo. Come già previsto, “lo Zoppo” non perse nemmeno un momento e chiese al prete di poter esser ospitato per una prima notte, poi per una seconda, poi per una terza e così via…

Il prete, dopo qualche settimana di ospitalità, disse allo Zoppo che se avesse avuto l’intenzione di restar ancora a lungo, in cambio avrebbe dovuto accompagnarlo durante le sue missioni caritatevoli, poiché i bisognosi aumentavano e lui diventava sempre più vecchio. L’uomo, controvoglia, accettò, e come prima tappa si recarono presso una casetta, nell’angolo più disastrato del paesino, costituita di pietra rudimentale, come se rimasta chiusa in un baccello, rimasto solidificato per centenni, che non era stata mai ristrutturata.

Questo casolare era abitato da due anziani e sette bambini che vivevan nella miseria, vestiti di pochi stracci usurati. Don Allerio ogni giovedì portava loro ben cinque cesti pieni di pane, frutta ed acqua… quel giusto che bastava per permettere a quei poveri cristiani di sopravvivere alla fame. Turi lo Zoppo nel veder quella scena rimase pensieroso, e dopo aver riflettuto a lungo decise di prendere la sua vita in mano e di redimersi come persona, per non far la loro stessa fine. Decise quindi di continuare a vivere nella parrocchia, ma al contempo trovò un lavoro come contadino presso il terreno di un ricco e potente proprietario terriero.

Col passare del tempo Turi continuò ad aiutare il prete, e durante gli ultimi istanti della vita di Allerio, questi gli confessò di non aver mai dubitato delle sue capacità e del suo valore come persona, e di essere molto orgoglioso del di lui passaggio verso la redenzione. E così, tra un abbraccio e quest’ultima frase di conforto, il sacerdote lasciò questo mondo e con esso completò anche la sua ultima “missione impossibile”, cioè quella di far redimere un uomo come lo Zoppo.

La purezza di cuore e l’esempio del buon Don Allerio ci insegnano che non è mai troppo tardi per rimediare ai nostri errori e che nella vita il “donare agli altri” fa bene al cuore e alla mente di ognuno di noi.

Tommaso Gitto

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