Maxi-blitz della Questura di Catania: centinaia di agenti in azione per smantellare una rete mafiosa legata a omicidi e traffico d’armi. Decisive le rivelazioni dei collaboratori di giustizia.
La Questura Etnea, attraverso l’operazione “Meteora”, ha posto in stato di fermo 18 persone, affiliate a famiglie mafiose del territorio di Adrano, per un regolamento di conti avvenuto nel 2016. Impiegati centinaia di agenti, fondamentale l’aiuto da parte dei collaboratori di giustizia.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Secondo quanto riferito dall’agenzia ANSA, la Questura di Catania della Polizia di Stato sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 18 persone indagate, a vari titoli e a vari livelli, per una serie di reati legati al contesto mafioso, tra cui omicidio, associazione di stampo mafioso, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, – avvenuti nel territorio di Adrano, comune dei paesi etnei occidentali – i quali sono stati rilevati dall’operazione denominata ‘Meteora’.
Secondo la locale Direzione distrettuale antimafia, l’inchiesta avrebbe permesso di fare luce su dei soggetti che nel 2016, circa 8 anni fa, avrebbero eseguito un regolamento di conti, arrivando a risalire a soggetti di ritenuti di particolare importanza nel contesto mafioso del territorio di Adrano, che sarebbero stati chiamati a ricoprire ruoli di conduzione all’interno di due famiglie mafiose importanti nel territorio adranita.
Nel dettaglio, a quanto emerso dal comunicato stampa della Questura etnea, le indagini sono partite a seguito delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Giovanni La Rosa, avvenute a fine 2019, che ne hanno confermato la validità, insieme alle dichiarazioni di altri collaboratori: ha riferito che l’omicidio ai danni di Nicolò Ciadamidaro, su ordini dei vertici dei Santangelo e dei carcagnusi, è avvenuto per vendicare un triplice omicidio di “lupara bianca” avvenuto a Bronte il 27 luglio del 2007, dove persero la vita Alfio Rosano, Daniele Crimi e Alfio Finocchiaro, da parte di un altro clan adranita, ossia i Liotta-Mazzone.
Ciadamidaro, – che dopo la scarcerazione avvenuta ad ottobre del 2014 si è allontanato dalla città per poi ritornarci – mentre si recava in palestra con lo scooter, venne rapito, torturato e ucciso da membri affiliati ai Santangelo, coordinati da Toni Ugo Scarvaglieri, il quale gestiva il clan, tanto negli affari interni quanto in quelli economici, a nome dei due boss incarcerati in quel momento, ovvero Antonino Bulla e Salvatore Crimi.
Le indagini si sono indirizzate anche nei confronti della frangia locale dei Mazzei di Catania, i carcagnusi, capeggiati da Cristian Lo Cicero, referente della famiglia etnea nel territorio, il quale si sarebbe infiltrato nelle dinamiche mafiose adranite, entrando in attrito con le famiglie Santangelo e Scalisi.
Nell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, circa un centinaio di agenti della squadra mobile della Questura etnea e del commissariato adranita sono stati impegnati nelle indagini: questi, in via finale, sono stati coordinati dalla direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato.
L’operazione ha altresì portato al sequestro di una mitraglietta calibro 7.65, di una semiautomatica Beretta calibro 7.65 con matricola abrasa e di un fucile automatico calibro 12.
Qui incorporato, il video con le immagini dell’operazione di polizia: