Il 22 marzo 2022 il presidente Volodymyr Zelensky in un collegamento con Montecitorio a Roma, dichiarava: “la guerra continua, i missili russi, l’aviazione e l’artiglieria non smettono di uccidere.
Le città ucraine vengono distrutte: alcune sono distrutte del tutto come Mariupol sulla costa di Mar d’Azov. C’erano circa mezzo milione di persone, come nella vostra città di Genova. Io ci sono stato a Genova. A Mariupol non c’è più niente, solo rovine: immaginate una Genova completamente bruciata dopo tre settimane di assedio, di bombardamenti, di spari che non smettono neanche un minuto. Immaginate la vostra Genova dalla quale scappano le persone a piedi, con le macchine e con i pullman per arrivare laddove è più sicuro”.
Oggi Mariupol è una città martire che non esiste più: fino al 24 Febbraio 2022 era una metropoli ucraina piena di persone, negozi, movida, palazzi e monumenti ed aveva 12 linee tramviarie, 14 linee di filobus, università, parchi, centri commerciali, ma da quando è iniziata l’invasione russa in Ucraina, Mariupol è stata la città più assediata: dopo 56 giorni di Guerra è praticamente irriconoscibile, i palazzi sono stati smembrati dalle bombe e la più grande perdita chiaramente rimane quella delle vite umane.
Le bombe lanciate dai russi non hanno risparmiato niente, neanche l’ospedale pediatrico, nemmeno il teatro d’arte drammatica fondato nel 1878 (il più antico di questa regione) dove si nascondevano almeno 500 civili quando il 16 Marzo è stato quasi raso al suolo (nonostante era stato segnalato all’esterno con due grosse scritte “BAMBINI” leggibili dall’alto).
Perché proprio Mariupol?
Mariupol è un obiettivo strategico ed importante per la Russia perché si trova nella parte sud orientale dell’Ucraina: è bagnata dal mar D’Azov e confina da un lato con la Crimea (annessa a Mosca nel 2014) dall’altro con il Donbass (dove sono collegate le repubbliche separatiste filorusse di Donetsk e Lugansk), per cui per la Russia conquistarla vorrebbe dire assicurarsi un corridoio terrestre.
Mariupol è sempre stata un centro portuale fondamentale per l’economia dell’Ucraina – il secondo porto più grande del paese dopo Odessa – poiché è il punto da cui partono le esportazioni di acciaio, carbone e grano destinati agli Stati acquirenti nel Medio Oriente e nel Mediterraneo, Italia compresa.
Negli ultimi giorni i soldati ucraini si sono asserragliati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol – costantemente bombardati dai russi – da cui, nella giornata di martedì 20 aprile, è arrivato un appello a tutti leader del mondo da Sergey Volyn, comandante della 36a Brigata:
“Questi sono i nostri ultimi giorni, se non addirittura le nostre ultime ore: le forze nemiche sono 10 volte superiori a noi, loro hanno il controllo dei cieli e sono in superiorità anche sul terreno. Sono in possesso di artiglieria pesante, carri armati e mezzi militari.
Stiamo difendendo un obiettivo nell’acciaieria Azovstal, un posto dove si trovano milizie militari e civili di Mariupol. Siamo intrappolati qui dalla guerra e chiediamo a tutti i leader del mondo di aiutarci: chiediamo di attuare la procedura della nostra estradizione e portarci in un territorio di uno stato terzo.
Le milizie militari di Mariupol hanno più di 500 soldati feriti e centinaia di civili tra cui donne e bambini, per cui chiediamo di essere trasferiti in sicurezza in un territorio di un paese terzo”.
Sia nella giornata di martedì che di ieri i russi hanno offerto la resa agli occupanti dell’Azovstal, ma i soldati ucraini non hanno accettato. Le parti sembrano però essersi accordate per la creazione di un cosiddetto “corridoio umanitario” per permettere l’evacuazione dalla città di donne, bambini e anziani ma non ci sono ancora conferme al riguardo.