In Inghilterra si indaga sulla morte di una giovane mamma, entrata, come riporta notizie.it, in ospedale con forti dolori al basso ventre e morta quattro giorni dopo il ricovero. La donna, già madre di due bambini, era incinta alla 15esima settimana. Il 19 dicembre 2017 le si sono rotte le acque ma i medici inglesi hanno atteso 48 ore prima di rimuovere il feto, per capire se c’era la possibilità di un aborto spontaneo. Nel frattempo, la mamma ha sviluppato una sepsi che le ha stroncato la vita.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Aperta un’inchiesta penale in Inghilterra per accertare le cause della morte di una mamma 38enne originaria di Grays, nella contea dell’Essex. Reeta Saidha infatti era incinta di 15 settimane quando è deceduta in ospedale dopo aver contratto la sepsi. La donna, oltre a perdere il piccolo che portava in grembo, lascia orfani altri due bambini. Stando alle prime ricostruzioni, Reeta è stata ricoverata il 19 dicembre 2017 all’Ospedale di Basildon perché aveva cominciato ad accusare forti dolori al basso ventre e vari malesseri.
I medici hanno accertato che le si erano rotte le acque anche se la gestazione era appena alla 15esima settimana.
Invece di interveniere immediatamente, però, i sanitari hanno spiegato alla donna che avrebbe dovuto aspettare 48 ore prima di un intervento chirurgico, per capire se c’era la possibilità di un aborto spontaneo. Durante questo periodo di attesa, Reeta ha però sviluppato una sepsi, che nel giro di quattro giorni le ha stroncato la vita. Solo il 22 dicembre, infatti, i medici hanno sottoposto la 38enne ad un’operazione per rimuovere il feto, ormai morto.
Il marito di Reeta, Boosham, ha denunciato il fatto di essere stato tenuto all’oscuro delle condizioni della moglie. L’uomo, 41 anni, afferma che i medici gli hanno riferito della sepsi della moglie solo 16 ore dopo la diagnosi iniziale. La sepsi è un’infezione che può diffondersi molto rapidamente, dopo che i batteri e le loro tossine riescono a penetrare in una ferita.
Il marito di Reeta accusa i medici di negligenza. Quando è stata ricoverata i sanitari infatti avrebbero considerato la donna “in buona salute”.
Tra i sintomi della sepsi, infatti, un abbassamento della pressione sanguigna, febbre alta, un aumento della frequenza cardiaca e gravi dolori al petto. Boosham sostiene però che i medici dell’all’Ospedale di Basildon avrebbero classificato tali patologie come un effetto collaterale del travaglio. “Abbiamo pensato che eravamo nelle mani dei medici e che questo era il modo giusto di procedere” racconta sconvolto l’uomo, ricordando come la moglie in quei suoi ultimi giorni di vita gli ripeteva in continuazione: “Ti amo e amo la nostra famiglia”.
“Non era normale” ammette oggi il 41enne, dopo essere venuto a conoscenza del fatto che i pazienti con sepsi spesso si sentono come morire. “Il mio mondo è stato capovolto a causa di cose che avrebbero dovute essere fatte e non riesco a capire perché non siano state fatte” commenta l’uomo, come riporta il Daily Mail.
Un medico dell’ospedale ha tentato di spiegare che anticipare l’intervento chirurgico per la rimozione del bambino sarebbe potuto essere rischioso in quanto Reeta Saidha aveva già subito due cesarei, uno di emergenza e l’altro pianificato.