La più antica ed importante reliquia è “la giuntura del dito di San Giacomo” e si trova a Camaro, quartiere di Messina. Suddetta reliquia, tuttavia, apparteneva alla cittadina di Capizzi, nei monti Nebrodi. In seguito, però, il cavaliere aragonese don Sancho de Heredia trasferì tale reliquia a Camaro, con grande delusione delle genti di Capizzi, intorno al 1430. Di conseguenza, la tradizione vuole che i cittadini devoti di Capizzi, talmente in collera per essere stati derubati fin dall’antichità da un tal resto sacro prodigioso, ancora oggi, durante la processione patronale, lanciano molte volte la Vara di San Giacomo contro una casa antica che, secondo alcuni storici locali, era appartenuta al cavaliere aragonese don Sancho de Heredia.
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Mentre, intorno al XV sec, per opera di Giovanni Burgio, illustre concittadino e Arcivescovo di Manfredonia, col beneplacito di Papa Callisto, venne portata a Caltagirone la reliquia del Santo consistente in un pezzetto dell’osso del braccio. La suddetta reliquia, tuttora, viene conservata dentro la teca a forma di braccio in oro e platino, donata dallo stesso Burgio. A seguito di tale avvenimento, fu realizzata la “Cassa di San Giacomo”, un autentico capolavoro di alta argenteria eseguito intorno al 1500 in varie riprese da diversi artisti, anche se i documenti storici e gli scrittori locali attribuiscono completamente la paternità della suddetta opera ai Gagini .