Dalla Mobilità Green al CaltaPride: Le Battaglie di Greta Bonanno per Cambiare Caltagirone

Ha 34 anni, è laureata in Scienze Politiche alla LUISS in lingua inglese, master in Scienze Giuridiche ed Economiche e in Studi Diplomatici, e ha già all’attivo esperienze politiche pregresse tanto alle scuole superiori, quanto nel contesto universitario. Dopo diversi anni vissuti fuori da Caltagirone, si è messa in gioco nella città dove è nata e cresciuta: si è candidata, per il Consiglio Comunale nel 2021; il risultato per lei fu positivo, venendo eletta. Con lei abbiamo voluto parlare di diversi temi che toccano la città, dalle attività del Consiglio fino alle prospettive che personalmente nutre sulla città.

“Qual è secondo te lo stato dell’arte del Consiglio Comunale oggi?”

“In Sicilia viviamo un paradosso, cioè quella di eleggere il sindaco di una forza politica e la maggioranza del Consiglio a un’altra, e questo rallenta tantissimo l’attività amministrativa locale: è chiaro che lo stato dell’arte qui a Caltagirone sia quella del compromesso tra le due parti.”

“In questi anni, quali risoluzioni e quali proposte hai portato insieme alla tua coalizione?”

“Una delle primissime mozioni della quale sono prima firmataria – insieme al mio collega Claudio Panarello – è stata quella sulla mobilità green, che purtroppo ha avuto un epilogo infelice, dato che è stata bocciata dai voti contrari del centro–destra. Altre mozioni presentate sono state quella sull’autonomia differenziata – che è stata portata da un altro consigliere della coalizione – e in special modo quella contro le discriminazioni omo–lesbo–trans–bifobiche: su quest’ultima, personalmente ci tenevo tantissimo: di omo–lesbo–trans–bifobia se ne parla pochissimo, nonostante in città ci siano casi di discriminazioni con questa motivazione. Ritengo che questa mozione sia stata lo starting point per far sı̀ che avesse luogo il primo CaltaPride – il primo pride della nostra città – avvenuto il 20 luglio di quest’anno: è andato al di là delle nostre aspettative e penso che finalmente abbiamo acceso i riflettori un argomento che spesso è tabù per la nostra città e per i nostri cittadini. Spero sia il primo di una lunga serie.”

“In questi mesi tiene banco la questione pista ciclabile: come vede la situazione che si è creata? Si reputa soddisfatta del compromesso a cui si è arrivati in merito al progetto?”

“L’idea iniziale era di collegare le due parti della città e quindi di creare una mobilità diversa verso il centro storico, ma dato l’importo non troppo elevato – circa 340 000€ – non era possibile realizzarla in un’unica soluzione. Valutando diverse opzioni, abbiamo ritenuto che fosse più congeniale iniziare collegando a sé il triangolo sturziano (via Principe Umberto, via Principessa Maria e via Giorgio Arcoleo): dall’opposizione è stata criticata tantissimo, perché vista senza un quadro di insieme, sembrava quasi fuori luogo e insensata, ma la pista ciclabile si inserisce nella visione di mobilità urbana della coalizione, che mira a cambiare la concezione di vivibilità della città, puntando alla disincentivazione dell’utilizzo dei mezzi a motore per favorire una mobilità urbana leggera, economica e sostenibile. Inutile negare che il progetto iniziale – dal mio personale punto di vista – fosse più produttivo, ma credo che quello che è stato raggiunto sia un buon compromesso: da un lato cerca di mantenere intatto il triangolo e dall’altro di collegare la parte nuova della città alla villa comunale.”

“Sempre in merito alla pista ciclabile, pare ci sia un po’ di freno anche da parte della cittadinanza. Come la vedi?”

“Su questo argomento, credo ci sia un freno mentale e culturale: per quanto l’immutabilità possa generare un senso di comfort, non penso si possa ancora rimanere ancorati sulle stesse idee e sulle stesse concezioni. Allargando i nostri orizzonti, anche andando fuori e guardando come si assettano da questo punto di vista le altre realtà urbane, ci consente di capire che in realtà tutto va avanti e le cose sono in continuo cambiamento. Capisco chi ha paura dei cambiamenti – che necessitano di coraggio – e spesso questi sono dei passi verso l’incerto, ma credo che non si cambierà mai se non si ha coraggio di cambiare almeno l’idea che sta dietro alle cose.”

“Quali sono le tue considerazioni sull’attività dell’amministrazione comunale ad oggi?”

“Sto tanto tra la gente e sento lamentele, però quello che mi sento di dire – non perché debba per forza difendere la giunta comunale, quando c’è da dire le cose come stanno io e gli altri consiglieri della coalizione non ci sottraiamo – è che governare una città che ha circa 63 milioni di € di disavanzo economico, che si è trovata con diverse situazioni in stand–by – come la gestione delle strisce blu, il parcheggio S. Stefano, la situazione economico–finanziaria attuale e la questione del traffico veicolare – non è assolutamente facile. Purtroppo, non avendo la maggioranza in Consiglio, avremo difficoltà, per esempio, a ripristinare i sensi unici e perciò ricreare una mobilità più sostenibile e meno caotica. Senza dubbio, questa amministrazione può e deve fare altro, ma sta giocando al meglio le sue carte. Prendendo atto di queste difficolta, credo che l’amministrazione Roccuzzo stia facendo bene.”

“Come sta percependo la città in questo momento? Che situazione sta vedendo ora?”

“Viviamo una situazione storica molto complicata: non si ha più la stessa voglia e capacità di manifestare il proprio dissenso, anzi spesso ci lamentiamo o dalle nostre stanze o dietro al nostro computer. In questo senso, credo che il CaltaPride sia stato da esempio. In merito al pagamento dei tributi: Caltagirone vive una situazione nella quale, su 35 000 abitanti, quasi la metà non ne paga: come può un comune provare a uscire dal dissesto finanziaro se i cittadini – specialmente quelli che possono contribuire – non si fanno anche loro carico della propria città? L’invito che faccio è: perché lamentarsi sempre e non far sı̀ che le lamentele diventino un input? Penso che dovremmo cambiare la mentalità del tutto che debba calare dall’alto: proviamo anche noi a metterci in gioco, riappropriamoci della nostra città, iniziando ad amarla nuovamente. Può sembrare una frase fatta, ma non lo è assolutamente. Non è vero che le cose non possono cambiare, però cambiano solo se partono da noi. Bisognerebbe fare tanto altro, specie a livello turistico e culturale, però quello che mi ha lasciato l’esperienza organizzativa del Pride è che in città ci sono tantissime associazioni che fanno tanto per la comunità – e per questo personalmente le ringrazio – e che spesso non abbiamo contezza della loro presenza.”

“A quali obiettivi dovrebbe puntare maggiormente la città?”

“Sicuramente migliorare la viabilità, la pulizia e il decoro urbano: è il buongiorno che dai ai turisti e ai suoi abitanti. Molti si lamentano che ci sia un turismo mordi e fuggi, sarebbe importante provare ad invertire questa rotta. La nostra è una città parte di un Patrimonio dell’Umanità: cerchiamo di sporcarla di meno e cerchiamo di investire di più sul turismo. In tal senso, il sindaco, insieme all’Assessore alla Cultura (Claudio Lo Monaco) e all’Assessore alle Attività Produttive (Piergiorgio Cappello), si stanno muovendo molto bene. Auspico una maggiore sinergia tra le varie anime della città, e di superare la tendenza all’invidia o al timore della concorrenza: penso sia possibile cooperare e mettersi d’accordo e per degli eventi e delle attività come quelli avuti luogo in questa estate. Credo che, in quanto singoli, dovremmo appropriarci di nuovo di questa città, questa è la mia idea di città–comunità.”

di Giuseppe Di Gregorio

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