L’attualità di Charles Dickens: 150 anni dalla sua morte. Due docenti dell’Università di Catania ci ricordano l’importanza del grande autore.
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Charles Dickens. La figura dello scrittore inglese Charles Dickens è sempre attuale. Sono ben 150 anni che ci separano dalla sua morte. Nel recente saggio ‘Charles Dickens’ Peter Ackroyd afferma che lo scrittore rappresenta un’epoca. Dalla sua narrativa si percepiscono le svolte ed i passaggi fondamentali di un secolo. Per questo motivo, la vita stessa di Dickens si trasforma in un simbolo di quel periodo.
Interviene, a riguardo, Manuela Fortunata D’Amore, professoressa associata di Letteratura Inglese:
“Un genio”. Un uomo a cui tutti, “vecchi e giovani, ricchi e poveri” si sentono vicini. Così il quotidiano inglese The Observer definiva Charles Dickens improvvisamente scomparso a 58 anni. Una funerale privato e la tumulazione nell’abbazia di Westminster, ponevano fine ad una vita straordinaria e ad una tradizione romanzesca.
Non era semplice, però, dimenticare la sua personalità poliedrica e il suo contributo alla letteratura europea. Dickens aveva trovato posto accanto ai più grandi: da Hugo a Dostoevskij. Era stato forse l’unico a ritrarre il volto di una società ormai pienamente industriale. Anche i suoi romanzi più popolari, Oliver Twist e David Copperfield, avevano messo a nudo le storture e le ineguaglianze del tempo della regina Vittoria. Con Dickens, quindi, si chiudeva un’epoca. Un’epoca in cui l’intellettuale si assumeva la responsabilità di interpretare il reale e partecipava alla creazione di modelli etici, pronunciandosi sulle forme del bello.
Le tragiche esperienze legate ai conflitti mondiali avrebbero segnato una svolta anche nella percezione di un reale sempre più fluido e complesso. A quel punto, l’assolutezza dei giudizi dickensiani sarebbe parsa lontana, del tutto anacronistica. Sono trascorsi ben 150 anni da quel giorno. Molto però deve essere ancora riportato all’attenzione del lettore contemporaneo. I romanzi, l’ambientazione più industriale ed i contributi su rivista ed una scrittura di viaggio che tocca anche l’Italia. Ad oggi, in atto l’attività traduttoria e l’interesse verso le rimediazioni delle principali opere dickensiane.
Interviene anche Letterio Todaro, docente di Storia dell’infanzia:
L’opera di Dickens è molto importante anche sul piano della storia dell’educazione e della storia dell’infanzia. Nell’ambito degli studi sulla storia dell’infanzia esiste una linea interpretativa che pone l’infanzia al centro di pratiche e di pulsioni violente da parte della società e del mondo adulto. In effetti, oggi il bisogno di considerare l’infanzia come uno speciale soggetto, rappresenta un guadagno piuttosto recente della nostra storia moderna.
Ma nel corso dei secoli l’infanzia è stata esposta, senza tanti filtri culturali, a subire la forza violenta del mondo adulto, in famiglia, a scuola, nei luoghi sociali, essendo di volta in volta fatta oggetto di sfruttamento, cooptazione dentro reti di malvivenza, avviamento precoce al lavoro, sottomissione al volere di chi esercitava un dominio su di essa. Ebbene, il grande valore dell’opera letteraria di Dickens, a questo proposito, è consistito nell’aver aperto uno squarcio di forte impressione emotiva sulla condizione dell’infanzia in un’epoca di grandi trasformazioni e contraddizioni, come l’Ottocento inglese e l’età vittoriana.
A questo proposito, bisogna anche ricordare che siamo di fronte a una società in piena modernizzazione, dove a fronte della crescita dell’industrializzazione, dell’urbanesimo, della cultura liberale, covano tante latenti contraddizioni. Romanzi destinati a diventare classici intramontabili, come Oliver Twist o David Copperfield mantengono un inalterato valore di testimonianza nel raccontare, con approccio realistico, la pressione subita da bambini esposti a subire prepotenze e sopraffazioni di ogni tipo, il cinismo di adulti calcolatori e interessati al compimento dei fini egoistici.
Il segreto del successo del racconto di Dickens è in gran parte consistito nella capacità di realizzare, quasi immediatamente, una sorta di empatia diretta da parte del lettore rispetto alle situazioni drammatiche messe in scena e, così, di spingere istintivamente a parteggiare per il destino di redenzione di quei piccoli in cerca di salvezza. La forza dei romanzi di Dickens sta, da questo punto di vista, nel dimostrare da un lato il valore di aspra denuncia dei mali sociali che un’intelligente narrativa realistica riesce sempre ad esprimere e, dall’altro, il desiderio e la volontà di farcela, nonostante tutto, da parte dei bambini, anche nelle situazioni più penose e difficili.
I bambini si dimostrano capaci di uscire dalle situazioni più dure e aberranti in cui la società li ha costretti e cacciati, con una loro forza di riscatto e con una volontà di esprimere, comunque e sempre, la loro personalità: quella forza che noi oggi, con un termine psicologico piuttosto in voga chiamiamo ‘resilienza’ e che, in realtà, ha costituito in ogni tempo la grande risorsa costruttiva dell’infanzia. Leggere Dickens oggi può avere perciò una doppia valenza: perché mentre ci racconta ancora con fine sagacia e con effetti di inalterata suspense una pagina di storia carica di drammaticità, ci ricorda anche come a tutt’oggi abbiamo ancora nel mondo un’infanzia che chiede attenzione, riscatto, sottrazione da pressioni indebite, liberazione e spazi di autonomia.
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