L’Associazione Luca Coscioni diffida le ASL degli istituti penali a verificare le condizioni igienico-sanitari

Il 9 agosto scorso sono state inviate 102 diffide della Direzioni generali delle ASL delle città dove si trovano i 189 istituti penali italiani. In Sicilia sono stati coinvolti gli uffici competenti di tutti i 23 istituti carcerari, compresi quelli per i minorenni.

LA DIFFIDA

L’Associazione Luca Coscioni ha inviato una PEC di diffida alle Direzioni generali in cui diffida le ASL ad “adempiere al proprio compito così come stabilito dalla Legge e di voler provvedere a effettuare sopralluoghi presso le strutture penitenziarie di sua competenza, al fine  di verificare le effettive condizioni di igiene e delle esigenze di profilassi, impegnandosi ad informare i competenti Ministeri della Salute e della Giustizia, nonché a fornire tutti i servizi socio-sanitari ai detenuti e di attivarsi immediatamente qualora tali servizi non rispettassero gli standard imposti dal legislatore”. 

LE CONDIZIONI NEGLI ISTITUTI DI PENA IN ITALIA

La diffida, tra le altre cose, ricorda come al 31 luglio 2024, 64 persone si sono tolte la vita negli istituti di pena con motivazioni le più varie ma che risultano legate alle condizioni di vita in carcere. A questo già drammatico dato devono aggiungersi i 7 rappresentanti della polizia penitenziaria che si sono suicidati per motivi legati al loro lavoro, appesantito e reso frustrante dalla cronica mancanza di personale.
Molti suicidi, stando ai resoconti delle cronache, risultano legate alle condizioni di vita in carcere, dove oltre allo stress da sovraffollamento si aggiungono condizioni igienico-sanitarie fuori norma, con la presenza di pulci e cimici nelle celle, nidificazione di piccioni negli spazi aperti non puliti, pessima qualità del servizi igienici, spesso condivisi con zone cottura in celle sovraffollate, scarsa o inadeguata ventilazione dei locali, scarsità d’acqua o mancanza di acqua calda, mancanza di docce nelle celle, docce in comune con muffe e locali insalubri, zone destinate al passeggio senza riparo dagli agenti atmosferici, caldo in estate e freddo in inverno.

I DATI DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

Secondo i dati del sito del Ministero della Giustizia, al 31 luglio 2024 nei 189 istituti di pena erano presenti 61.133 detenuti, di cui 2.682 donne, 21 delle quali con figli, oltre a 523 ristretti negli istituti penali per minorenni.

LE CONDIZIONI DELLE CARCERI IN SICILIA

E’ di ieri la notizia che un detenuto nella nona sezione ha cercato di togliersi la vita ed è stato salvato in extremis dal personale in servizio all’Ucciardone di Palermo. Lo riferisce Il delegato nazionale Fsa-Cnpp Maurizio: “L’intervento dei poliziotti è stato tempestivo nonostante i colleghi siano stremati dai carichi di lavoro sproporzionati, dalla carenza di personale, dal caldo asfissiante, e alla struttura obsoleta e non a passo con i tempi. Lo diciamo da anni la nona sezione è da chiudere”.

Il sovraffollamento delle carceri continua ad essere drammatico e ogni estate in Sicilia diventa ancora più insostenibile. La situazione peggiore nel carcere di Augusta, dove a ogni detenuto sono garantiti solo 5,4 metri quadrati di spazio anziché lo standard teorico di 9 metri quadrati. Qui secondo i dati del ministero dell’Interno, l’indice del sovraffollamento è pari al 155%. Seguono, sempre in Sicilia in questa classifica del dramma, Castelvetrano, Gela, Bicocca e Piazza Lanza a Catania.

“Condizioni invivibili, lo ha detto la presidente di Nessuno tocchi Caino, Rita Bernardini , a margine della conferenza tenuta a Marsala dopo aver visitato, lo scorso luglio, la Casa circondariale di Trapani. “In genere nel carcere trapanese ci sono camere piccole con due letti a castello di due posti ciascuno, ma la cosa più grave è che stanno chiusi 20 ore al giorno. I detenuti hanno diritto solo a due ore d’aria la mattina e due al pomeriggio. Le celle sono fatiscenti, le porte dei gabinetti con le docce sono arrugginite ed è facile ferirsi”.

SIT-IN DI PROTESTE

Numerosi sit-in di proteste ci sono stati negli ultimi mesi per sensibilizzare l’opinione pubblica, eccone alcuni:
Lo scorso 24 aprile a Palermo, davanti al tribunale, si è tenuto un sit-in degli avvocati per denunciare l’allarmante fenomeno dei suicidi nelle carceri. Il Garante avverte: “Occorrono interventi urgenti ed immediati per affrontare l’emergenza”.

Nel giorno di Ferragosto, il comitato “Esistono i diritti” ha organizzato un sit-in davanti al carcere palermitano dell’Ucciardone.
“Partecipiamo al sit-in davanti all’istituto penitenziario Ucciardone di Palermo per ricordare che il carcere non è storia di corpi ma storia di anime, ha dichiarato Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC. “Il destino delle persone che hanno sbagliato e sono affidate allo Stato non può essere quello di essere abbandonati dentro alte mura ricoperte da filo spinato. Questi uomini e queste donne, anche se hanno commesso errori, hanno le loro storie, le loro vite, le loro famiglie e, soprattutto, hanno una loro dignità che va rispettata e preservata. La rieducazione e la risocializzazione deve essere per tutti noi motivo di impegno e, se serve, di denuncia politica e sociale. Dobbiamo dare loro una speranza perché trovino la forza di andare incontro alla vita piuttosto che cercare la morte”. L’associazione “Nessuno tocchi Caino” ha presentato fin dal novembre del 2022 l’unica proposta concreta per ridurre in modo immediato il numero spropositato di detenuti, aumentato di 5.000 unità da quando si è insediato l’attuale Governo, con un provvedimento di amnistia e di indulto.

SOVRAFFOLLAMENTO E CARENZA DI CURE SANITARIE

“Moltissimi suicidi si registrano fra i nuovi arrivati o tra i detenuti che stanno per scontare la pena ma non hanno una casa né prospettiva di lavoro o di reinserimento e sono sopraffatti dal senso di vuoto” dice Pino Apprendi, dal 2023 Garante per i detenuti di Palermo. “Al Comune di Palermo abbiamo proposto di adottare la soluzione che si sta sperimentando in Campania: case famiglia, ostelli, comunità che ricevano un sostegno di 30 euro al giorno per fornire vitto e alloggio agli ex detenuti che stiano provando a reinserirsi nella società”.

“La carente assistenza sanitaria è un problema che abbiamo riscontrato nei penitenziari palermitani
dove tanti sono i soggetti fragili, con problemi psichiatrici che non vengono affrontati, non hanno risposte tempestive e sono privati di quell’ascolto che è fondamentale” sottolinea Apprendi.

“C’è bisogno di più psicologi nelle carceri. E mancano una serie di specialisti, tra cui gli oncologi, e questo significa che i detenuti per ricevere certe cure devono aspettare mesi, perché devono esser portati negli ospedali, ma questo trasferimento può avvenire a condizione che ci siano ambulanze disponibili e personale della polizia penitenziaria per fare la scorta, e non è facile essendo il numero degli agenti di gran lunga sottodimensionato.
La Costituzione all’articolo 32 tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo, un diritto che spetta ai detenuti come ai liberi cittadini, ma la verità” – conclude Apprendi – “è che in carcere il diritto alla salute non è garantito. Il grido che vogliamo lanciare da questa iniziativa è: accendete i fari sulla comunità carceraria”.

Il problema del sovraffollamento riguarda tutta Italia, ci sono 60mila detenuti in spazi dove dovrebbero essercene 50mila.
Nella Regione Siciliana il sovraffollamento carcerario si attesta al 104% (6.497 uomini e 252 donne).

 

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