L’amore ai tempi del coronavirus… restiamo in contatto. Riflessione con i versi dell’Inno a Venere di Lucrezio, De rerum natura
Infatti tu sola puoi, con la tranquilla pace, aiutare
i mortali, poiché i feroci effetti della guerra Marte
signore delle armi gestisce, lui che spesso nel tuo grembo si
getta sconfitto dall’eterna ferita d’amore.
Tu, o dea, col tuo corpo santo sopra di lui che giace
stando abbracciata, soavi parole dalla bocca
effondi chiedendo per i Romani, o divina, una pace serena.
Infatti né noi in questo momento turbolento della patria
possiamo vivere con animo sereno né la gloriosa discendenza di Memmio
in tali situazioni (può) mancare al bene comune.
(Traduzione dell’Inno a Venere di Lucrezio, De rerum natura, I vv.31-34 e vv.38-43)
Se anche Marte, dio della guerra, si arrende davanti all’amore, come potremmo, dunque, non farlo noi, semplici uomini? Spesso siamo portati a pensare che l’amore sia indirizzato solo ed esclusivamente ai nostri partner, ma oggi più che mai, in questa situazione di emergenza, abbiamo riscoperto l’amore per gli amici e per la famiglia.
C’è una parola chiave che sintetizza i nostri rapporti con le persone in questo periodo: contatto. Dobbiamo, giustamente, evitare il contatto con altre persone al di fuori del nostro nucleo familiare e, perciò, ci teniamo in contatto grazie ai dispositivi elettronici, pur sentendo anche la necessità di un contatto fisico e reale con le persone che amiamo.
Molte delle persone alle quali ho rivolto le mie domande concordano con il dire che l’amore in formato pixel non potrà mai competere con quello cuore a cuore. Tuttavia, le ore in videochiamata con amici, parenti o fidanzati a parlare di piccole cose, quasi insignificanti, aiutano a pensare e a realizzare il concreto valore delle persone e dei gesti che ci rivolgono.
Tutto ciò che prima era dato per scontato, come un abbraccio, una carezza, una pacca sulla spalla, un dito sulla guancia per asciugare le lacrime, adesso non lo è affatto. I minuti al telefono con i nostri cari, sperando di vederli il prima possibile, non fanno altro che sbatterci in faccia le nostre mancanze.
Frenesia, ritmi serrati e lavoro ci offuscano spesso la vista, impedendoci di dare il giusto valore alle cose, soprattutto alle più semplici. Adesso, che non possiamo più fare ciò che davamo per certo, sentiamo il peso delle attenzioni mancate ed è un sentimento comune anche alla maggior parte delle persone intervistate.
Tuttavia bisogna anche ammettere che in quegli schermi, in quei sorrisi così caldi e piacevoli dopo l’ultimo bollettino dell’emergenza, in quell’attimo di spensieratezza nel buio degli ultimi giorni, c’è il senso di questa resistenza silenziosa al virus.
Una resistenza d’amore, realizzata tenendoci in contatto, pur evitando il contatto stesso, nella speranza di poterci abbracciare forte e di poter recuperare tutte le mancanze, con la consapevolezza che nulla sarà più scontato, con una maggiore generosità nel donare senza aspettarsi nulla in cambio, consci del valore di ogni più piccolo gesto, promettendo a noi stessi una maggiore attenzione nei confronti delle persone che ci circondano, senza che nulla ci distolga dalle cose davvero importanti e ricordando che, nelle situazioni più difficili, nulla può salvarci se non l’amore.