La commovente lettera di una infermiera al presidente Conte: “Signor Presidente, questa roba ti spacca il cuore”
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Pubblichiamo integralmente la commovente lettera di una infermiera indirizzata direttamente al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. L?infermiera presta il suo servizio presso l’ospedale di Senigallia.
LETTERA AL SIGNOR PRESIDENTE CONTE: SPERIAMO CHE CE LA CAVIAMO!
Buongiorno Signor Presidente Conte,
sono un’infermiera di 39 anni e attualmente lavoro presso il reparto Covid-19 positivi dell’ospedale di Senigallia. Ho terminato da poco il turno della notte che ho trascorso con i miei pazienti, purtroppo infettati da questo maledetto virus.
Sa signor Presidente Conte, ho letto la bozza del Decreto emanata in questi giorni per far fronte a questa maxi emergenza e mi ha colpito molto la parte dei 100 euro di premio agli operatori sanitari, 100 euro esentasse.
Sa Signor Presidente Conte, io ringrazio Lei e il Governo tutto ma vorrei dirle che io non li voglio… no no davvero, grazie mille, ma non li voglio.
Sa Signor Presidente Conte, i miei turni vanno dalle 7 alle 10 ore. Sa Signor Presidente Conte, nonostante la popolazione di Senigallia continui a portarci doni culinari per ringraziarci, io, durante i miei turni, non bevo e non mangio perché ho paura che con un solo gesto sbagliato e fatto in un piccolo momento di distrazione, io possa infettarmi e di conseguenza infettare altre persone di questa nazione. E allora ogni tanto ho un calo di zuccheri e di pressione ma rimango comunque in piedi a fare il mio lavoro e non mollo.
Sa Signor Presidente Conte, io durante i miei turni non vado in bagno perché ho paura che con un solo gesto sbagliato e fatto in un piccolo momento di distrazione causato da stanchezza lavorativa e mancanza di acqua e cibo, io possa infettarmi e di conseguenza infettare altre persone di questa nazione. E allora ogni tanto mi scappa qualche goccia di pipì e mi bagno gli slip ma rimango comunque in piedi a fare il mio lavoro e non mollo.
Sa Signor Presidente Conte, ovviamente, durante i miei turni mantengo e uso scrupolosamente i DPI perché, nonostante facciano male, ho paura che solo spostandomi gli occhiali o la mascherina o togliendomi il primo paio di guanti a causa del dolore insopportabile al viso e alle mani, io possa infettarmi e di conseguenza infettare altre persone di questa nazione. E allora ogni tanto mi prendono momenti di sconforto e mi si inumidiscono gli occhi con le lacrime ma rimango comunque in piedi a fare il mio lavoro e non mollo.
Sa Signor Presidente Conte, quando finisco il mio turno e finalmente mi svesto, esco fuori e ho cosi fame di aria che respiro troppo profondamente, i mie polmoni che per 7/10 ore non erano abituati a tutta quell’aria si riempiono affannosamente… lo so dovrei respirare più lentamente quando sento l’aria fresca ma forse ho paura che arrivi troppo presto il momento in cui dovrò rimettere la mascherina e di conseguenza dosare nuovamente ogni mio respiro per non andare in affanno.
Spesso quell’aria fresca, introdotta così voracemente, mi va anche nello stomaco. E allora spesso mi vengono un pochino di conati ma rimango in piedi perché domani dovrò fare ancora il mio lavoro e non mollo.
Sa signor Presidente Conte, quando arrivo a casa, entro dal garage, mi spoglio e appendo i vestiti lontano da tutto e tutti, mi faccio la doccia bene bene, mi metto una mascherina chirurgica che porterò sul viso per tutto il giorno e solo allora saluto i miei cari, poi non mangio a tavola con loro ma sulla penisola per mantenere la distanza di almeno un metro e poi viene la cosa più difficile: quando mia nipote mi si avvicina le devo dire: «Amore non stare attaccata al viso di zia!». E lei mi chiede: «Perché zia? Hai il coronavirus?», e io le rispondo: «Non lo so, sai a me i tamponi non li fanno!».
Questo perché ho paura che solo con un respiro troppo profondo o con una parola di troppo io possa infettare i miei cari. E allora spesso mi sento sola ma rimango in piedi perché domani dovrò fare ancora il mio lavoro e non mollo.
Sa Signor Presidente Conte, prima del coronavirus potevo definirmi una donnina carina e in ottima salute , sorridente, incazzosa (scusi il francesismo) ma sorridente e mega positiva grazie a sano sport, sano cibo, sane amicizie, con un pelo di acciacchi… sa quando uno si avvicina ai 40…., oggi ho il viso cadente dalla stanchezza, non sorrido più tanto e anzi sorridere mi costa fatica perché mi fa male la faccia e il cuore, la fronte segnata dagli occhiali protettivi, il naso sormontato da una bozza rossa e dolente solo al più piccolo sfioramento, lo zigomo sinistro edematoso che ha ormai preso il sopravvento sull’occhio sinistro e quando faccio la pipì brucia perché ho la cistite, perché sono stressata, disidratata e male alimentata. Sa Signor Presidente Conte, al momento la maggior parte degli operatori sanitari hanno le mie stesse difficoltà, paure e sensazioni.
Lo so Signor Presidente Conte che sono stata prolissa ma vorrei farle capire che lei si immagina quanto sia dura la vita degli operatori sanitari più che mai in questo momento, ma in realtà, con rispetto parlando, lei non sa niente, voi non sapete niente perché voi non fate il nostro lavoro e questo lo dimostra il fatto che ci proponete come premio 100 euro per il mese di marzo.
Sa Signor Presidente Conte, io non li voglio questi 100 euro, non perché non ne abbia bisogno (in fin dei conti prendo 1500 euro al mese, notti e festività comprese da ormai 20 anni di lavoro) ma perché le dirò una sonora verità: il mio lavoro vale molto più di 100 euro, digiunare da cibo e acqua vale molto più di 100 euro, bagnarsi le mutande di pipì e doversele tenere comunque addosso vale molto più di 100 euro, rinunciare a guardare i miei cari negli occhi anche mentre mangio vale molto più di 100 euro, rinunciare agli abbracci di mia nipote di 4 anni e insistere a dirle di starmi lontano anche se lei piange perché vuole zia vale molto più di 100 euro. Questa roba ti spacca il cuore.
Signor Presidente Conte io La ringrazio davvero della sua proposta ma rinuncio volentieri ai miei 100 euro e le dico di tenerseli, non per essere maleducata ma perché vorrei che lei, portandomi veramente rispetto, usasse quei soldi per farmi una promessa, vorrei che Lei, dall’alto del suo ruolo che io rispetto e che credo lei stia ricoprendo con onore e dedizione, mi dicesse: «Finito tutto questo, non ci scorderemo di voi come spesso accade, di voi che oggi avete dato tutto e di più per questo popolo che amate e siete rimasti in piedi nonostante le difficoltà e non avete mai mollato, e vi prometto che finito tutto questo, prenderemo il vostro contratto collettivo nazionale, lo miglioreremo mettendo mano sia alla parte normativa che alla parte economica, ascolteremo i vostri sindacati con i quali contratteremo e che ci porteranno le vostre rimostranze. Io, il Signor Presidente ve lo prometto!».
Sarebbe tanto bello, ma tanto tanto, quando tutto sarà finito… perché tutto questo finirà e andrà tutto bene e speriamo che ce la caviamo!
P.S.: solo un’ultima osservazione: i suoi completi e le sue cravatte sono spettacolari, complimenti per i suoi dress code e per l’eleganza con cui li porta. Fiera di avere qualcuno al Governo che si sa vestire bene!