Insularità e costituzione: Titolo V, lascia o raddoppia?

Sicilia e Sardegna al passo del Gattopardo

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Ad oltre due anni dal voto alla Camera (riforma costituzionale dell’art. 119, al 28 luglio 2022), il principio di insultarità è stato inserito in Costituzione: una lunga querelle, partita con 200.000 firme e poi arenata a più riprese in Senato, fino al quarto, ultimo voto ed al rapido empasse nella Carta, alla vigilia della caduta del Governo Draghi. Vediamo i principali passaggi della riformulazione del Titolo V e i motivi che hanno portato all’autodeterminazione delle grandi isole, trattenendo il fiato su chi in realtà potrà beneficiarne davvero e sui rischi di un ennesimo passo del gattopardo.. fatti e discordanze, in breve, con la Cassazione che ha appena iniziato ad affrontare i primi ricorsi sull’insularità (la Sardegna, prima a presentarlo). C’è una curiosità, che porterebbe la Sicilia come capolista ad affrontare lo svantaggio delle isole nella storia della Repubblica: la prima sentenza è dell’Alta Corte per la Regione Siciliana, dove il relatore è stato proprio Don Sturzo..

Il coefficiente di spesa ed il disagio sociale.

Un isolano spende di più per vivere rispetto ad un abitante dello stivale, 1300 euro pro capite, secondo lo studio commissionato dalla precedente Giunta Musumeci, fino a 5.700 per quello dell’Istituto sardo “Bruno Leoni”. Il mare ha un costo e le isole una storia diversa dal continente: anche le strade, i trasporti, le infrastrutture ed una passionalità latente che hanno portato la Sardegna ad essere ricordata come l’aspra terra dei rapimenti e la Sicilia a quella amara della mafia, entrambe in mezzo al mare e ben lontane da occhi indiscreti per decenni. Lasciati alle spalle gli orrori del passato, ora le isole effettuano un cambio di marcia e vogliono riscattare il diritto a vivere meglio. Qui lo studio siciliano e qui quello sardo.

Le cifre totali.

Di iniziativa popolare e capitanata dai poteri forti, l’esigenza delle isole si è aperta ad un volo più alto.. a cui erano state tarpate le ali già alle prime intenzioni, forse ad arte: gli ex-governatori Musumeci e Solinas, con cifre totali da far arrossire i rispettivi PIL (per la Sicilia, 6,5 miliardi/annui e 9 per la Sardegna), sarebbero entrati così a gamba tesa in Parlamento, picchiando duro sullo status quo degli isolani. Ma alla penultima battuta, a Roma, erano spuntati solo 200 milioni ed ecco la ragione di un quarto ed ultimo voto a totale disposizione delle grandi isole (a discapito di un’insularità maggiore per quelle minori).

Il trapasso politico.

La magra consolazione avrebbe così rafforzato gli intenti, tanto da costringere il Governo ad anticipare il voto, consapevole di un crollo a breve termine e di una pausa estiva sotto il cartello delle elezioni. Mentre terminava il mese di agosto, infatti, i palazzi degli Enti ritornavano sempre più a regime, convinti che al nuovo potere non avrebbero dovuto più limare le unghie: l’inserimento nella Costituzione del principio di insularità (riformulazione del Titolo V dell’art. 119, il link in Gazzetta, qui) porta ad uno stato di diritto e, vuoi o non vuoi, ad una richiesta di fondi, ora difficilmente procrastinabile. In Sicilia nuove regionali e in Italia un nuovo Governo, con gli scrutini al 25 settembre di due anni fa, un giorno dopo la pensione per alcuni parlamentari (seduta con approvazione n. 428 del 27/04/2022).

Il corridoio Berlino-Palermo.

Di fatto, ci sarebbe già un precedente storico, almeno per la Sicilia, il “Corridoio 1, Berlino-Palermo”, arrangiato dall’estensione meno partenopea “Helsinki-La Valletta”, collegando la Capitale islandese a quella di Malta: un contratto continentale per la Sicilia, sancito dall’UE e da un visionario treno sul mare. Il ponte sullo Stretto non si è concretizzato, ma l’ideologia economica sì, tanto che sui diritti dell’isola aleggiava lo spirito europeo e la ferrovia poteva finalmente volare sulle nuvole, alleggerendo le spese e velocizzando l’export delle coltivazioni; in questo contesto, possiamo trovare alcuni prodotti siciliani doc solo negli altri paesi della “Ue e non Ue”, come sulle etichette del grano sulla pasta e non sugli scaffali dei supermercati locali.

Insularità e Costituzione, due anni dopo.

Sicilia e Sardegna sono passate, quindi, dal “grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità” a regioni con “peculiarità delle isole”, dove è la Repubblica a “promuovere” le misure adatte a rimuovere gli svantaggi.. sulla carta è così, ma in realtà? Va ricordata l’impossibilità attuale di far valere uno statuto, visto anche che non si può parlare di “Regione Sicilia”, ma ancora di “Regione Siciliana”. Va aggiunto che l’ex-Governatore dimissionario, Nello Musumeci, ora Ministro del Sud e delle Isole conosce la cornice in cui dovrebbero essere inquadrate Sicilia e Sardegna, perché a dispetto della latitudine, anche quest’ultima è considerata “Sud”: è cambiato qualcosa? Oppure è l’ennesimo “passo del Gattopardo”, dove cambiare tutto equivale a non cambiare nulla? Dopo due anni, queste domande restano ed un improbabile Ponte sullo Stretto incontrerebbe altri guai per l’isola al centro del Mare Nostrum. E resta ancora annodata la proposta di fondi che non riescono ad arrivare in Sicilia per raggiungere l’autonomia, come dovrebbero.

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