Al Teatro dei 99 dell’Aquila, il 7 giugno scorso sono stati ricordati i 100 anni della Radio italiana. La nascita di una Radio che inizia al femminile il 6 ottobre 1924 e che vive alla tecnologia, al motto “Viva la Radio”, perchè non è cambiato nulla sull’immediatezza dell’informazione.
Quel giorno di cento anni fa veniva trasmesso il primo messaggio dell’URI, l’Unione Radiofonica Italiana, quella che col tempo sarebbe diventata l’attuale RAI, ascoltato da pochissimi fortunati, con un’evoluzione continua, tecnica ma anche di linguaggi, fino ad arrivare all’attuale, variegato panorama, un misto di pubblico e privato, fatto di grandi emittenti e di innumerevoli realtà locali.
Per l’occasione, è stato presentato un progetto creativo di alcuni ragazzi autistici, della Casa di Michele in Abruzzo.
Gli ospiti hanno esposto l’esperienza di “Fuori frequenza”, una preziositá unica nel suo genere, che si presta a molti significati. Francesco e Mario hanno parlato del lavoro svolto nel piccolo studio radiofonico, concretizzando ciò che è dietro le quinte della radio, come i montaggi.
Due anni di esperienza in un mondo sconosciuto, usando la radio come un centro di redazione, un modo per riuscire ad entrare in relazione in modo diverso, anche divertente, per farsi conoscere al grande pubblico. Un hobby che accomuna il gruppo con un Target non definito perché un gruppo di amici che dá voce non solo alla disabilità è già un successo su tutto il territorio nazionale.
La radio come effetto uditivo limitato rispetto alla TV non è relegata in un angolo, ma vive, w la radio e chi la inventata.
Il Moderatore pone i riflettori sulla voce dei senza voce, con una voce in capitolo, senza immagini, scarno di significato che aiuta a pensare rispetto ad altri mezzi suscitando emozioni.
Il primo Relatore, ripercorre la storia, con 1960 Radio locali che fanno capo a 900 editori, 470 mln di euro, 3000 dipendenti a tempo indeterminato quasi tutti giornalisti, 33 mln di ascoltatori, che sono diventati 36 mln dopo la pandemia. Il 70% della popolazione ascolta la radio, mediamente 4 ore al giorno, molto di più della televisione.
È richiesta molta professionalità per chi fa informazione radiofonica e le radio libere per avere contributi pubblici devono avere un giornalista. Gli over 45 sono i più affezionati, i giovani l’ascoltano con grande interesse, diventando un fenomeno di massa.
Nel 1970, nella valle del Belice terremotata, sorse la prima “radio libera” della storia italiana, Radio Sicilia Libera, che peraltro fu zittita dopo un solo giorno di trasmissione.
Non è trascurabile l’essenza di facilità di ascolto e il fatto che si possono contemporaneamente fare tantissime altre cose, come guidare o cucinare.
Nico Forletta, Capo Redattore Rai Radio 1, proveniente dalle radio libere richiama la Radio, sorella della televisione, come servizio pubblico. Nato negli anni 60 insieme alla TV in bianco e nero e la Radio tipo militare ad onde medie con trasmissioni incomprensibili.
Poi, la prima esperienza degli anni 80, con Radio Reatino Centro Italia, la prima Radio privata e anche altre radio locali che hanno l’obbligo del 20% di informazione, che oggi non sono libere, perché decidono le Case discografiche nelle leggi del commerciale.
Il Presidente dell’Odg Abruzzo, Stefano Pallotta ha ammesso di non aver avuto nessuna esperienza in radio, ma molto da raccontare. Le radio libere hanno anticipato i social dando voce anche alle casalinghe.
Da libere a private e poi commerciali, con chiama Roma 31 31. I servizi essenziali che sono stati svolti durante il sisma dell’Aquila in condizioni di emergenza, che sono stati molto preziosi. Una annotazione, il servizio di informazione nelle radio libere, attraverso le Agenzie di stampa e la scarsa mobilità professionale nel mondo radiofonico.
Nel richiamare la radiovisione nella modernità, e la precisione al secondo di miscelazione dei tempi su scala nazionale, fa notare che “la Radio accende il cervello”.
La TV è sempre la Regina sugli ascolti e le cifre degli utenti sono sbilanciate con la raccolta pubblicitaria insignificante, rispetto alla Radio, che dalle ore 20 in poi ci sono all’ascolto solo gli amatori.
La politica e le Istituzioni continuano ad avere riguardo alla carta stampata di una autorevolezza che non ha più, con la crisi dei giornali che è diventata preoccupante.
Infine pone in luce la praticaccia iniziata per strada e i maestri che non esistono più, ridotti all’osso all’interno delle redazioni, rivendicando la scuola di giornalismo nella complessità di rendere fruibili i fatti.
Alessandro Casarin, ResponsabileTGR Abruzzo, ha constatato amaramente lo “Sbarco in Lombardia”, tra Cinisello e Seveso, di quattro Testate, generato dalla brutta abitudine di lavorare con il copia incolla.
Non sono stati trascurati i tagli degli Editori
e gli artigiani del mestiere che potrebbero affiancare le new entry.
La Radio è anche intrattenimento, musica, sport. Ricordi indelebili sono emersi con Radio Cronaca, Radio minuto per minuto, Sandro Ciotti e la mitologia dell’etica generazionale, la Corrida di Corrado e altri programmi passati dalla Radio alla TV.
Non sono mancate le analisi delle criticità, con l’apparire delle TV e i Social che ci stanno togliendo la capacità di ragionare.
Ma la sacralità della radio sopravvive ad ogni imprevisto, perché stimola chi racconta e chi percepisce, nella capacità di creare anche immagini.
Quale sarà la radio del futuro?
Il presente sono i Podcast e l’informazione on line, nella necessità di regolamentazione.
Lo zoccolo d’uro degli anziani e dei non vedenti, aiuta la progettualità del nuovo digitale e l’adattamento a qualsiasi tecnologia.
Sono stati toccati temi anche dal pubblico, dai primi notiziari delle Radio a valvole, ascoltati dai Cavalieri di Vittorio Veneto, ad annunci storici come quello del 25 luglio del ’43,: “Attenzione…attenzione…Sua maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni del Cav. Benito Mussolini ed ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di stato Sua Eccellenza…”.
Non sono mancate citazioni sull’importanza della Radio come ruolo sociale, con emittenti specializzati come Radio Radicale e Radio Maria. In mezzo, le innumerevoli emittenti di intrattenimento, con musica e canzoni che hanno fatto innamorare intere generazioni.
Sarà la Radio, per l’immediatezza delle comunicazioni, a farci fare salti di gioia per la fine delle ostilità tra Russia e Ucraina, da rimbombare nitido fino al Medio Oriente.
Angelo Vincenzo Grasso