La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, nell’ambito di indagini a carico di una giovane 23enne di Acireale (CT), indagata per i reati di maltrattamenti in famiglia, estorsione, furto in abitazione e uso indebito di carta di credito, ha richiesto e ottenuto nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari in abitazione diversa da quella dove abitano le persone offese, con divieto di comunicazione tra quest’ultima e la figlia minore, nonché la misura interdittiva della sospensione dell’esercizio della responsabilità genitoriale per 6 mesi, eseguite dai carabinieri della Stazione di Viagrande (CT).
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno fatto luce su una situazione di forte impatto emotivo per l’efferatezza dimostrata dalla madre nel compiere gratuite e ingiustificabili violenze fisiche e psicologiche nei confronti della figlioletta di due anni ma che, addirittura, hanno avuto inizio quando la piccola aveva solo qualche mese di vita.
La donna vive insieme al compagno 30enne, ristretto agli arresti domiciliari per il reato di furto, nell’abitazione dei genitori di quest’ultimo, i quali tra l’altro, in particolare la madre, sono stati anch’essi oggetto di violenze e minacce da parte della ragazza nel difficilissimo periodo di convivenza. In particolare, la destinataria dei provvedimenti, madre di due bambine di 5 e 2 anni nonché di un maschietto di 2 mesi appena, è solita far uso di sostanze stupefacenti e, per tal motivo, era continua la sua richiesta di soldi ai suoceri (lui di 62 anni e lei di 55 anni) con danneggiamenti delle suppellettili in caso di loro diniego, ma anche di furti di oggetti all’interno dell’abitazione che, poi, avrebbe venduto per ricavarne una somma sufficiente all’acquisto della droga.
Non mancavano inoltre le minacce dell’indagata dirette al suocero, sempre in caso di non accoglimento delle sue richieste di denaro, di distruggere la sua attività commerciale. Ma purtroppo questo è solo il più tenue aspetto di un problema gravissimo, una storia che assurge a livelli di drammaticità quando si scopre che la vittima principale dell’aberrazione comportamentale della madre è proprio la figlia, sottoposta a violenze di ogni genere, legata con una corda al seggiolone, obbligata con urla e botte a dormire quotidianamente dalle 21 alle 12 per consentirle di soddisfare le proprie necessità.
Il compagno della giovane ed i suoi genitori erano ben a conoscenza del comportamento della donna la quale, però, aveva soggiogato l’intero nucleo familiare minacciando di rivalersi con ulteriori violenze proprio sulla bambina. La nonna della piccola ha passivamente subìto ogni tipo di angheria e minaccia dalla compagna del figlio, solo perché quest’ultima aveva trovato la lavatrice ancora piena dei suoi indumenti appena lavati o anche, in altra occasione, sentire la giovane urlare al proprio figlio: “Io prendo un coltello e a tua madre l’ammazzo“.
L’aspetto sconvolgente di questa triste storia è il constatare la totale prevaricazione posta in essere dalla giovane e dell’altrettanta completa remissività del compagno e dei suoi genitori, costretti ad ascoltare e soffrire in silenzio, chiusi nelle proprie camere, le grida d’aiuto della nipotina percossa dalla madre, solo al fine di limitare danni ben più gravi alla piccolina per mano della maltrattante.
La bambina, come confidato dal compagno della giovane alla propria madre, evidenziava due denti rotti perché spezzati dalla madre con un cucchiaio sol perché, mentre le stava dando da mangiare, aveva avuto difficoltà a deglutire velocemente il cibo. La sopportazione di fronte a cotanta crudeltà ha poi spinto la cognata della donna, resasi conto dell’inequivocabile presenza sul corpo della piccola di segni di morsi sul viso, sulle braccia, sulla testa e di un sanguinamento dell’occhio destro per lo stesso motivo, a richiedere l’aiuto degli assistenti sociali del Comune di Viagrande il cui lavoro, insieme agli accertamenti simultaneamente esperiti dai militari della locale Stazione, hanno delineato un quadro agghiacciante della situazione.
È emerso che la piccola, comunque riconosciuta dal compagno della donna, era invece nata da una relazione avuta da quest’ultima con un uomo sposato di 55 anni il quale, incredibilmente, era anch’egli divenuto sua vittima. L’uomo ha dichiarato di ricevere continue richieste di denaro da parte della sua ex amante che, in particolare, lo minacciava di rivalersi fisicamente e psicologicamente sulla bambina in caso di suo diniego; in una di queste occasioni, addirittura, la donna ha lanciato la bambina sul parabrezza della sua auto quando aveva circa 15 mesi di età.
Nonostante lo sbigottimento per la gravità del fatto, l’uomo aveva immediatamente raccolto la bambina per proteggerla dalla furia della donna che, invece, tentava in ogni modo di avventarsi su di lei per colpirla, riuscendo infine ad allontanarla, salvo poi lei minacciarlo dicendo “Ora come salgo dentro l’ammazzo“.
Ma la protervia della donna sembrava non avesse limiti perché il 25 giugno scorso, ancora a seguito di una richiesta di denaro non accolta dall’ex amante, quest’ultimo si era recato nella Stazione dei carabinieri di Viagrande per esporre il caso ai militari nel tentativo di trovare una mediazione ed una soluzione al problema ma quest’ultima invece, appena allontanatisi dalla caserma, si è appropriata dei documenti dell’auto che gli ha poi restituito soltanto dopo la cessione di 40 euro, quindi rivolgendosi a lui con una terribile minaccia: “Ti sei rovinato, ora vado a casa, prendo (…) e l’ammazzo di botte e se me la penso, una volte per tutte, la prendo e la butto dal balcone. Lo faccio una volta per tutte, ora la tengo al buio nella stanzetta e la tengo a digiuno. Questa cosa che tu stasera sei venuto dai Carabinieri ti farò vedere l’Inferno! A tua figlia (…) con questo tuo comportamento di stasera l’hai rovinata con le tue mani, vedrà l’Inferno pure lei“.
Sembrerebbe quasi insignificante, di fronte a ciò, evidenziare il fatto che l’uomo abbia anche subìto il furto da parte della donna dei propri attrezzi di lavoro e che ne sia rientrato in possesso solo il giorno successivo, sempre a seguito del pagamento a quest’ultima della somma di 20 euro.
L’intraprendenza criminale della donna non ha risparmiato neanche i propri vicini di casa perché, introdottasi all’interno della loro abitazione, si è impadronita di una carta di credito custodita all’interno di un portafoglio unitamente al relativo pin d’accesso, effettuando successivamente due prelievi da 100 euro, come ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’istituto di credito.
L’attività di indagine, diretta dalla Procura di Catania e compiuta dall’Arma di Viagrande, in perfetta sinergia con i Servizi Sociali del comune di Viagrande, ha consentito di consolidare il quadro probatorio a carico dell’indagata e di richiedere la misura cautelare poi emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo.