Giornata mondiale del dialogo fra religioni e omosessualità, oggi 13 gennaio in ricordo di Ormando che si diede fuoco nel 1998 in Piazza San Pietro
Giornata mondiale del dialogo fra religioni e omosessualità. «Mi chiedo se un uomo già morto può essere considerato un suicida. Mi rendo conto che il suicidio è una forma di ribellione a Dio, ma non riesco più a vivere, in verità sono già morto, il suicidio è la parte finale di una morte civile e psichica».
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Queste le parole che il poeta e intellettuale siciliano, Alfredo Ormando, scrive ad un amico prima di darsi fuoco in piazza San Pietro per protestare contro l’omofobia delle gerarchie vaticane.
Ogni anno dal 1998, Arcigay, associazione nata a Palermo nel 1980 che si prefigge, come scopo sociale, di tutelare i diritti LGBT in Italia, organizza una commemorazione del sacrificio di Ormando, che morì dopo dieci giorni di atroci sofferenze in seguito al suo gesto.
Il gesto disperato di un uomo che si considerava un fallito, non solo come scrittore ma anche come uomo. Di fatti le case editrici si sono sempre opposte in modo fermo ed ostinato a pubblicare le sue opere: una Trilogia autobiografica, composta da Il Dubbio, L’Escluso, e Sotto il cielo d’Urano; ma anche le fiabe, i racconti.
Nel ’95 riesce ad auto pubblicare, grazie alla pensione sociale della madre, Il Fratacchione e, nel ’97 pubblicherà cinque racconti nella rivista da lui creata, “I Miserabili”.
Il suo stato depressivo viene aggravato dal mancato superamento per la seconda volta, dell’esame di latino, unico ostacolo al conseguimento della Laurea in Lettere, conferita postuma alla memoria presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Palermo. La mancata laurea si interpone all’obiettivo finale di ottenere un dottorato per riscattarsi da tutti i fallimenti.
In seguito al suo gesto, il Vaticano ha cercato di insabbiare la vicenda, rilasciando un comunicato stampa in cui affermava che Ormando si era suicidato per problemi familiari e che esse non erano legati alla sua omosessualità.
Ma le intenzioni e motivazioni di Ormando erano ben chiare e manifeste, infatti nel natale del ’97 scriveva all’amico dicendo: «perché ho deciso piazza San Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo. Spero che capiranno il messaggio che voglio dare: è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo Natura, perché l’omosessualità è sua figlia».
Qualche giorno prima del gesto eclatante scrive allo stesso amico: «Voglio dare una lezione ai cattolici e alla loro intransigenza in materia sessuale». Nessun dubbio può oscurare la battaglia di Alfredo Ormando, evento che il tempo non può buttare nell’oblio.
Battaglia ancora aperta data l’importanza di riflettere sul rapporto che le varie fedi religiose e chi li rappresenta hanno con le persone lesbiche, gay e trans, anche se oggi, il problema è anche sociale dato l’accanimento e la condanna della diversità in ogni sua forma.
Molte confessioni religiose hanno manifestato la loro apertura mentale, al contrario delle grandi religioni monoteiste che continuano a condannare le persone omosessuali. Al Vaticano la situazione sembra mutare dopo il pastorato determinato di Ratzinger per cui i principi non negoziabili non erano “verità di fede” ma “verità insite nella natura umana, pertanto comuni a tutta l’umanità”.
Ad oggi, l’attuale Pontefice ha acceso una speranza sull’argomento e lo ha fatto durante la sua prima intervista da papa. Il Santo Padre dichiara al direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro che «se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dio ci ha reso liberi».
Un gesto disperato può portare a grandi cambiamenti sociali anche a più di vent’anni di distanza.