Due carabinieri sarebbero stati arrestati nell’ambito di un’indagine della DDA di Napoli. Avrebbero favorito il clan Cutolo che fa affari illeciti nel quartiere Fuorigrotta di Napoli. Questa sarebbe una delle accuse che la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli contesterebbe ai due militari, arrestati dai colleghi del Comando provinciale questa mattina, al termine di un’indagine più ampia, coordinata dal Procuratore aggiunto Rosa Volpe. Per uno dei due sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Da alcune conversazioni intercettate dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, che hanno condotto le indagini sui due colleghi infedeli arrestati oggi, anche con l’accusa di avere favorito la camorra, trovano riscontro nelle dichiarazioni “convergenti” rese da ben otto collaboratori di giustizia. Tutti riferiscono, scrive il gip, “di rapporti , se non propriamente corruttivi, tra l’appuntato scelto Mario Cinque e alcuni appartenenti alla organizzazioni camorristiche…”. Il giudice, ma anche la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha coordinato l’inchiesta, definisce “trasversale” il contributo di Cinque, rivolto in favore “di chiunque potesse garantirgli un tornaconto personale”. La circostanza, sottolinea ancora il giudice, “non esclude la consapevolezza e la volontà dell’indagato – anche in virtù del ruolo istituzionale da lui ricoperto – di operare a vantaggio dell’uno o dell’altro clan”.
Uno degli otto collaboratori di giustizia che riferiscono alla DDA dei rapporti tra uno dei carabinieri infedeli arrestati oggi dal Nucleo Investigativo di Napoli e diversi esponenti della criminalità organizzata, è Roberto Perrone, ritenuto affiliato storico del clan Nuvoletta. Perrone riferisce di avere ottenuto dal militare chiamato in causa parecchi favori, per sé stesso ma anche per altri componenti del clan, omettendo di effettuare i dovuti controlli quando era sorvegliato speciale, e informandolo riguardo eventuali provvedimenti a suo carico. Ai due rappresentanti delle forze dell’ordine viene anche contestato il reato di falso.