È morto Fabio Ridolfi, aveva 46 anni e da 18 conviveva con la tetraparesi: poteva muovere solo gli occhi.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!La malattia. È stato colpito da questa malattia cinque giorni prima di compiere 28 anni: gli anni migliori della vita li ha trascorsi inchiodato ad un letto, respirando con un tubo nella trachea, mangiando con tubicini nel corpo, senza poter toccare i suoi cari, senza poterci parlare se non attraverso la voce meccanica di un puntatore oculare.
Diritto a non soffrire più. Da anni combatteva per morire attraverso il suicidio medicalmente assistito e aveva ottenuto il terzo assenso del Comitato Etico Marche, per poi fermarsi sulla mancata indicazione del farmaco. Nella giornata di ieri è stata avviata la procedura di sedazione profonda: Fabio Ridolfi ha deciso di spegnere i macchinari che lo tenevano in vita e di lasciarsi morire di fame.
Perché non c’è ancora una legge sulla “morte dolce”? In molti hanno scritto: “Fabio Ridolfi avrà quello che voleva”, ma non è così perché Fabio chiedeva il suicidio medicalmente assistito, da anni combatteva per morire, aiutato da Cappato e dalle associazioni, ma gli è sempre stato negato questo diritto perché in Senato c’è chi blocca la legge sul fine vita. La popolazione di Fermignano si è stretta a Fabio con una veglia notturna, dimostrando la propria vicinanza.
L’ultimo desiderio. Prima di avviare la procedura, un giornalista ha chiesto a Fabio quale fosse il suo desiderio, che ha risposto attraverso il puntatore oculare: “Incontrare Pellegrini e Zaniolo”. Lorenzo Pellegrini ha esaudito il desiderio di Fabio attraverso un videomessaggio.
Questo era il vero referendum che si sarebbe dovuto votare domenica. Siamo nel 2022 e siamo ancora costretti a far morire un libero cittadino in questo modo: sedandolo e lasciandolo morire lentamente.
Dicono loro che la vita sia un dono, sia meravigliosa. Lo sarà per molti, ma per Ridolfi, Coscioni, Welby, Dj Fabo e tanti altri non è vita, è un incubo, un inferno, è tortura, privazione, dolore, sofferenza, vergogna, peso esistenziale e ancora dolore. Quando ti trasformi in un albero piantato in casa, che senso ha la vita?