Cinema e comicità, Stanlio e Ollio e Peter Sellers in libreria

E’ uscito nei cinema italiani “Stanlio e Ollio” di Jon S. Baird, un film molto acclamato dalla critica che, con malinconia e tenerezza, celebra la fantastica amicizia e unione del duo comico più amato al mondo. Nel 1953 Stan Laurel e Oliver Hardy, straordinariamente interpretati da Steve Coogan e John C. Reilly, sono in Inghilterra per una tournée teatrale. Nonostante siano alla fine della loro carriera, il pubblico non li ha mai dimenticati e li acclama dovunque si esibiscano.

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Per riscoprire la vita e la carriera di due grandi artisti della storia del cinema, gli autori hanno fatto riferimento alla biografia “Mr. Laurel e Mr. Hardy” di John Mc Cabe, l’unica biografia autorizzata di Stanlio e Ollio pubblicata di recente da Sagoma Editore.

Questo bel libro nasce dall’impegno di ‘Noi siamo le colonne’ (tenda italiana dell’associazione internazionale ‘Figli del deserto’ dedicata ai due comici) e abbiamo intervistato i curatori Benedetto Gemma e Andrea Ciaffaroni per saperne di più.

1) Qual è stato l’impegno della vostra associazione per il libro ?

È stato grazie alla tenda “Noi siamo le colonne”, Oasi 165 di “Sons of the desert”, che è stata possibile realizzare la prima edizione italiana di un libro del 1961, vecchio ma fondamentale per ogni cultore della coppia. Avevamo John McCabe come nostro Gran Tutore, ma io personalmente ho impiegato anni a convincere qualche piccolo editore a realizzarlo, finché non conosco Carlo Amatetti, di Sagoma, che si convince e ci dà carta bianca per la realizzazione. Abbiamo coinvolto i soci dall’estero per recuperare le foto originali, ci siamo divisi i capitoli da tradurre, inserito una filmografia che non c’era, chiesto a Ficarra e Picone una introduzione, aggiunto molte note integrative per un testo che McCabe non aveva corretto negli anni (abbiamo usato l’ultima edizione del 1985 come base, reinserendo le parti mancanti recuperate dalle edizioni precedenti). Grazie a Sagoma, abbiamo colmato un buco incredibile nella bibliografia già scarsa di Stanlio e Ollio in Italia. Il libro ha avuto successo, siamo alla quinta ristampa e alla seconda edizione.

2) Cosa rappresentano ancora oggi le figure di Stanlio e Ollio per il pubblico ?

Gemma: Per il pubblico di oggi non saprei, ma so cosa sono per i comici e per chi già li ama. Due punti di riferimento, due persone a cui si vuole bene e di cui ti preoccupi, perché lasciati da soli possono fare troppi pasticci. Magari se il pubblico giovane li scopre grazie a questo nuovo film… penserà lo stesso!

Ciaffaroni: Fa impressione, ma sono passati più di 90 anni dal loro primo film in coppia, smisero nel ’51 e ne parliamo come se fossero figure attuali. Eppure cominciarono col muto! Sono poche le figure del cinema classico amate ancora oggi: è stata una grande coppia, che come diceva Hal Roach, rispetto agli altri comici davano occasioni di riso tre-quattro volte maggiori ad ogni scena. Veramente, ti facevano ridere a crepapelle. Poi la televisione gli ha dato una immagine sempreverde.

 

3) Perchè si ama Stanlio e Ollio ?

Gemma: Li si ama perché sono come due bambini che quando fanno una cosa “strana” si scoppia a ridere. Federico Fellini li amava nei panni del film “Brats”, “I Monelli”, proprio perchè incarnavano fisicamente il loro stesso concetto di esistenza sullo schermo cinematografico. Non a caso Hal Roach, il loro produttore, aveva ottenuto un successo analogo con le “Simpatiche Canaglie”, le piccole star della sua “Fabbrica della Risata”. Come si fa a non ridere se un bambino viene beccato a mangiare una caramella e cerca di nasconderlo maldestramente? E come si fa a non ridere se Stanlio cerca di nascondersi semplicemente chiudendo gli occhi e rannicchiandosi in un secchio pensando che “se non vede lui non lo vedono nemmeno gli altri”?

Ciaffaroni: Sono amati perché erano due personaggi molto vicini a noi, sono sfortunati e ingenui, e il pubblico è sempre vicino ai perdenti. Con loro è accaduto come con Paperino o Pippo, solamente che Stanlio e Ollio erano due persone reali, le cui figure così opposte, uno grasso e l’altro magro, con queste due bombette in testa per accentuare la loro dignità nonostante le avversità, le abbiamo viste proprio come se fossero due cartoon. Erano poi molto simpatici, pure quando imbrogliavano finiva sempre male. Ah, il doppiaggio italiano ha poi costituito un effetto ancor più comico che sicuramente ha dato alla coppia il successo maggiore: quando l’America li aveva messi da parte, in Italia, come nel resto d’Europa, erano ancora degli idoli.

4) Un giudizio sul film appena uscito

Gemma: Il film “Stanlio e Ollio” è bellissimo. La consulenza dei Figli del Deserto, la nostra associazione internazionale, ha fatto in modo che lo sceneggiatore Jeff Pope, premio Oscar per Philomena, non cadesse in passi falsi e realizzasse il film che raccontava l’amicizia tra due persone riscoperta negli ultimi anni dei tours nel modo giusto. Alcuni fatti sono modificati. Addirittura è una sorta di “what if”, cosa sarebbe successo se… Stan e Oliver non avessero firmato per la 20th Century Fox? Questo perchè Stan diceva sempre che sarebbe stato meglio non avessero girato quei film. Bene, Jeff Pope e Jon Baird l’hanno “fatto”.

Ciaffaroni: “Stan & Ollie” è un film miracoloso: gli attori sono stupefacenti, per il lavoro di trucco e personificazione, veramente incredibile, ed è scritto con intelligenza. È esattamente come dice il flano, “Diverte e commuove”, perché racconta, con le dovute libertà creative rispetto alla vera storia, le vicende di una amicizia incredibile, durata trent’anni sempre al servizio del pubblico. Sottolinea i ruoli ben distinti dei veri Stan e Oliver, e mostra quanto fossero grandi anche nella vita privata. L’ho visto alla Festa del Cinema di Roma a ottobre, e due nostri soci hanno fatto da consulenti al doppiaggio: vale veramente la pena rivederlo, è un grande film.

5) Stanlio e Ollio hanno avuto degli eredi ?

Gemma: Non mi piace parlare di “eredi”, l’erede di Stanlio e Ollio, l’erede di Alberto Sordi, l’erede di Chaplin… non ci sono eredi. Ci sono solo comici che cercano di apprendere i “trucchi del mestiere” da chi li ha preceduti, omaggiandoli senza copiarli. In questo senso si potrebbe dire che ogni coppia comica non convenzionale (comico e spalla) in qualche modo sia loro erede. Ma con la loro personalità ben definita e ineguagliabile.

Ciaffaroni: No, ma penso che molti comici di quel periodo non li hanno avuti. Imitatori, discepoli sì. Alla comicità di Stanlio e Ollio si sono ispirati apertamente Jacques Tati, Jerry Lewis, lo stesso Clouseau di Sellers era figlio di quella comicità fisica. Stanlio e Ollio, tuttavia, sono poi diventati modello per tutte le coppie comiche venute dopo.

Ficarra e Picone, nella loro affettuosa dedica al libro, dicono che “Stanlio e Ollio sono anche un luogo sicuro, confortevole e, soprattutto, pieno di risate. Un luogo che fin da piccoli tutti quanti abbiamo frequentato e che non smetteremo mai di esplorare. Stanlio e Ollio sono tutto quello che siamo stati da piccoli: teneri, cocciuti, vendicativi, maldestri, bugiardi. Stanlio e Ollio sono il posto dove siamo nati e cresciuti. Stanlio e Ollio sono l’ABC della comicità, e per questo difficili da decifrare: prevedibilissimi ma per niente scontati; semplici ma allo stesso tempo complessi; apparentemente istintivi ma, di fatto, assai rigorosi nella rappresentazione di una gag. Stanlio e Ollio sono un miracolo, la tempesta perfetta, i maestri di ogni comico di ogni generazione. Stanlio e Ollio sono le prime risate grasse della nostra vita. E ogni volta che un bambino, seduto accanto a noi, riderà delle loro prodezze, torneremo in quel posto dove li abbiamo conosciuti”.

Salvatore Mancuso e Salvatore La Mantia, in arte Toti e Totino, sono una coppia comica siciliana molto nota al pubblico che ci può ricordare il famoso duo, così gli abbiamo chiesto: Perchè si ama Stanlio e Ollio ? Cosa rappresentano ancora oggi le figure di Stanlio e Ollio per il  pubblico ?

Perché basta guardarli per ridere, senza che loro facciano nulla. Comicità fatta di espressioni mimiche, silenzi e grandi tempi comici. Anche se oggi la comicità è cambiata, vedi molti programmi televisivi (mordi e fuggi), quella centenaria di Stanlio e Ollio riesce a riportarci a quella leggerezza e incoscienza con cui vorremmo vivere le situazioni della vita che loro hanno rappresentato a 360°.

Stanlio e Ollio hanno influenzato la vostra comicità ?

Assolutamente. La nostra fisicità anche se al contrario ci avvicina molto a loro. Poi spesso, a detta del pubblico, anche noi facciamo ridere solo con le nostre figure. La nostra comicità oltre ai testi è fatta anche di mimica facciale e di silenzi. Diciamo questo con le dovute distanze da due grandi mostri quali loro sono stati e lo saranno per sempre. Loro rappresentano l’immortalità artistica.

Infine l’esperto ed appassionato Andrea Ciaffaroni ha appena pubblicato, sempre per Sagoma Editore, “In arte Peter Sellers’, un libro dedicato a un altro grande comico del cinema. Mi è così gradita l’occasione per fargli qualche domanda:

Qual è l’importanza di Peter Sellers nella storia del cinema?
Sellers è stato uno dei talenti maggiori che il cinema inglese ha prodotto sin dai tempi di Charlie Chaplin e di Alec Guinness. Era un trasformista incredibile, e quando riusciva a volare alto, ha regalato al pubblico veri capolavori della recitazione.

Perché riscoprire oggi l’arte di Peter Sellers?
È stato uno dei pochi attori ad aver recitato in due film di Stanley Kubrick, e ha reso la collaborazione con Blake Edwards un capitolo importante nella storia del cinema comico, con cinque film della “Pantera Rosa” e “Hollywood Party”, un capolavoro assoluto, girato nel ’68, in pieno periodo di controcultura. Il suo ispettore Clouseau è rimasto uno dei suoi personaggi più famosi, ma Sellers, quando era in grande forma e ispirazione, ha reso alla parola “recitazione” un significato più ampio: “Invito a cena con delitto”, “Il ruggito del topo”, “Il braccio sbagliato della legge”, “Il generale non si arrende”, “Nudi alla meta”, per dirne alcuni, fino al penultimo, “Oltre il giardino”, che volle fare a tutti i costi.

Quali difficoltà hai incontrato nella preparazione del libro?
Il motivo principale per cui ho fatto “In arte Peter Sellers” era perché ero frustrato dalla mancanza di testi in italiano su Sellers, eccetto un saggio curato da Emanuela Martini, e quando decisi di mettermi a lavoro, avevo alle spalle undici anni di ricerche spontanee – essendo un appassionato cronico di Sellers – ma molto testo da tradurre, e molto editing di articoli, libri in inglese etc. mi hanno aiutato un po’ di amici, ovviamente. Realizzare un libro non è facile, specie con la cura che volevo dargli, a cominciare dalle foto, tutte provenienti dalla mia collezione.

Quali aspetti umani e professionali nella vita di Peter Sellers ti hanno colpito di più?
Sellers era una vera bomba emotiva: agli inizi di carriera era insicuro e infantile, quando raggiunse il successo divenne egoista, prepotente e cattivo. Era lunatico e egocentrico, praticamente, e rese difficile la vita alla sua famiglia, figuriamoci sul set. I veri problemi cominciarono con il primo infarto del’64, ecco lì è stato affascinante accorgermi come la sua vita poteva essere spezzata in due parti, prima e dopo l’attacco: dopo, la parte bizzarra prese il sopravvento, e la sua insoddisfazione artistica scatenò quello che un declino piuttosto veloce. Già alla fine degli sessanta Sellers era noto nell’ambiente come uno difficile da trattare, e solo il regista Blake Edwards riuscì a tirarlo fuori, ma perché entrambi avevano necessità di avere successo e di nuovo potere. Eppure, pur se collaborarono per molto tempo, non si sopportavano affatto. Ma Sellers era un genio tale che era difficile allontanarlo del tutto.

Peter Sellers ha avuto degli eredi?
Per Sellers è un discorso diverso, anche perché molta stampa ha fatto confusione elogiando attori trasformisti come suoi eredi – come Robin Williams o Steve Coogan – ma Peter faceva un lavoro incredibile: si annientava completamente e lasciava che il pubblico dimenticasse che quel personaggio fosse lui. A me successe quando da ragazzino vidi “Lolita”, non l’avevo riconosciuto nei panni dello psicologo tedesco! Ecco, nessuno credo possa essere definito suo erede.

Rosario Scollo

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