Formazione per i giovani, il ruolo del volontariato

La pandemia di Covid-19 ha creato la consapevolezza di quanto sia importante parlare di benessere e cura all’interno della società, soprattutto per i ragazzi che non hanno avuto gli strumenti giusti per affrontare un periodo molto difficile della loro vita. C’è una forte richiesta da parte dei giovani di saperne di più e il mondo del volontariato ha capito questa necessità, così la branca polacca del Servizio Civile Internazionale ha organizzato un corso di formazione sul tema ‘Motivare i giovani lavoratori: costruire la resilienza e gestire lo stress’.
Il SCI è un’associazione pacifista creata 103 anni fa e storicamente fu la prima a ideare i campi di volontariato (in Italia attiva dal 1948 – https://sci-italia.it).

Il corso ha visto la partecipazione di 30 partecipanti da Bulgaria, Catalogna, Germania, Irlanda, Italia, Nord Macedonia, Polonia, Portogallo, Slovenia e Ungheria, 3 partecipanti per ogni Paese che nella città di Poznan sono stati impegnati per una settimana (22-29 febbraio) in attività coordinate dalle formatrici Natalie Jivkova e Gośka Tur.

Lo scopo generale del progetto era quello di sostenere il benessere di giovani lavoratori, coordinatori e attivisti per la pace, sviluppando ulteriormente competenze e capacità dei partecipanti che sono impegnati in attività educative e di volontariato all’interno delle varie associazioni del mondo SCI. E’ stata una settimana densa di laboratori, esercizi e valutazioni che sono state utili per una riflessione comune sull’argomento, con proposte e suggerimenti utili ad affrontare quelle situazioni personali di disagio che riguardano ciascuno di noi nella vita quotidiana, sia da soli che nei rapporti con gli altri.

Il gruppo dei 3 volontari italiani era costituito da Rosario Scollo di Mirabella Imbaccari (“ho 56 anni e da lungo tempo sono un attivista di SCI Italia, ho apprezzato la formazione ma avrei preferito un’indagine più approfondita sul ruolo importante che giocano emozioni e sentimenti nelle relazioni affettive e sociali”), Elena Almonte (“ho 22 anni e vengo da Casalincontrada, un paesino della provincia di Chieti in Abruzzo. Per questo training course le mie aspettative erano quelle di semplicemente parlare del tema che era quello del benestare, in maniera non necessariamente solo superficiale, perché già delle e-mail questa associazione si presentava come un’associazione ben preparata, quando poi ho partecipato effettivamente è stato così e anche di più. Le trainers amavano il loro lavoro, lo sapevano fare molto bene, cosa che tutte le persone che hanno partecipato hanno visto ed io anche, perché il loro metodo di educazione non formale era molto semplice da seguire, coinvolgeva tutte le persone e quindi molto d’impatto. Tutto mi ha soddisfatto, per me è stato un piacere partecipare ad ogni workshop da loro guidato, dove ho effettivamente imparato nuove tecniche per canalizzare il mio stress in altro, e dove ho ottenuto molte idee per la mia vita personale e lavorativa. Questa è un’esperienza che augurerei di fare a tutte le persone che ne hanno la possibilità, perché è stata veramente bellissima”) e Fatma Buyukcoskun (“ho 27 anni, vengo dalla Turchia, Istanbul, ma la mia famiglia è originaria della città curda di Adiyaman. Lavoro a Roma per Sci Italia come volontaria Esc a lungo termine perché i valori della Sci si allineano molto bene con la mia visione del mondo come antimilitarismo, pace, attivismo, quindi voglio dedicare il mio tempo per dare un contributo e imparare da una delle più vecchie organizzazioni pacifiste. Per quanto riguarda la nostra formazione sono molto soddisfatta, mi aspettavo metodi più consueti ma c’erano parti molto creative come il pomeriggio silenzioso che mi hanno permesso momenti profondi e ho acquisito alcuni strumenti da utilizzare nella vita quotidiana. La formazione è stata molto intensa perché tutti gli argomenti erano molto importanti ed estesi, così sono in fase di interiorizzazione”).

Naturalmente sono consigliabili queste opportunità di educazione non formale che vengono finanziate dal programma Erasmus+ dell’Unione Europea (in questo caso la formazione faceva parte del progetto “Fermati, rifletti e fai meglio!”) perchè consentono interessanti momenti di confronto tra varie generazioni che vivono in realtà differenti: chi fa volontariato ha bisogno di nuovi stimoli per agire di più e meglio!

A Mirabella si canta in dialetto la Passione di Cristo

 

Per entrare nel clima di riflessione sulla settimana santa il Centro Culturale Siculo Tedesco ha presentato al palazzo Biscari ‘A passioni’, opera di don Rocco Zito sulla passione di Cristo cantata in dialetto mirabellese. “Per il quarto anno consecutivo presentiamo quest’opera che fa parte del patrimonio culturale locale – ha detto la presidente Filippa Martines insieme al vicepresidente Rosario Salafrica – e dall’anno prossimo vogliamo farla conoscere nel territorio”. Dopo l’introduzione di un breve video su don Zito che anni fa parlò della sua opera come ‘celebrazione di vita’, è intervenuto Don Marco Casella che ha parlato della ricerca dell’identità dei cristiani alla sequela di Cristo attraverso il suo amore oblativo. Protagonisti dell’evento sono stati Pasquale Nolfo, Graziella Siciliano, Massimo Paratore, Maria Granato, il coro ‘Giovanni Paolo II’ e i lamentatori, con la regia di Filippo Leonardi. Grande successo di pubblico per la serata, il sindaco Giovanni Ferro e l’assessore David Granato si sono congratulati con l’associazione promettendo un contributo per l’anno prossimo, per il preside Ennio Vicari sarà possibile far conoscere agli alunni della sua scuola i lamenti del Venerdì Santo e Claudio Lo Monaco, assessore alla cultura di Caltagirone, ha parlato del progetto ‘Aica 48’ che prevede la raccolta – il fotografo Paolo Barone ha registrato l’opera – e la diffusione delle tradizioni culturali del comprensorio con il prossimo allestimento di un museo del Calatino (con sala immersiva) riservato ai nove enti che fanno parte dell’Unione dei Comuni del Calatino.

Museo del tombolo a Mirabella: una tradizione tessuta di generazione in generazione che rispecchia un territorio ricco di fascino…

Il Museo del Tombolo di Mirabella, situato in Via Alcide De Gasperi, 13, è un museo davvero particolare. Aperto al pubblico tutti i giorni dalle 09:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:30, espone i merletti a tombolo, pregio e vanto di tutte le donne e della stessa cittadina di Mirabella.
La diffusione del Tombolo si ebbe grazie all’iniziativa della baronessa catanese Angelina Auteri che istituì l’“Opera del Tombolo”, un’associazione che insegnava l’arte dei merletti a tombolo, un tessuto finissimo, ottenuto da un intreccio di un filo di lino e di cotone mediante fuselli di legno, abilmente manovrati da dita esperte su una specie di cuscino, il tombolo appunto.

Inizialmente nata come istituzione sociale per dare occupazione alla gioventù femminile del paese, nel 1910 divenne una realtà economica molto forte, tanto da far meritare al paese di Mirabella la denominazione di “Città del Tombolo”. Dal 2012 è stato inaugurato il vero e proprio Museo del Tombolo, dove si trovano esposti pregiati merletti di ogni forma e misura.
Davide Granato, Vice Sindaco con delega alla cultura, ci ha concesso una breve intervista a riguardo.

Potrebbe parlaci meglio della storia del museo del Tombolo?
La storia dell’ultimo secolo della nostra comunità s’intreccia a quella del tombolo, portato a Mirabella Imbaccari dalla principessa Angelina Auteri consorte del principe Ignazio Paterno Castello.
I principi, ultimi eredi della casata dei Biscari, non ebbero figli e presero la decisione di consacrare le loro vite, Ignazio entrò a far parte dell’ordine dei Barnabiti, ed Angelina, con il nome di Suor Maria di Gesù, aderì all’ordine delle suore Carmelitane Scalze.
Ignazio ed Angelina frazionarono e donarono il feudo, e una parte venne data alla comunità Mirabellese, dove su alcune terre sono sorte in seguito le scuole elementari, una parte alle suore Dorotee, le quali divennero proprietarie di palazzo Biscari.
Già nel 1910 le prime suore giunte da Roma su invito di Angelina Auteri cominciarono a diffondere l’arte del tombolo ed in breve tempo palazzo Biscari divenne fucina di lavoratrici di questo particolare merletto. In pochi anni questa nobile arte trasformò profondamente l’economia locale: le donne, fino ad allora relegate al ruolo di casalinghe o braccianti, ebbero, attraverso il tombolo, l’occasione di emanciparsi divenendo parte attiva nell’economia delle proprie famiglie, e il merletto a tombolo per quasi un secolo ha supportato, attraverso la sua commercializzazione, attivamente l’economia domestica, al punto che anche parecchi uomini nel corso degli anni hanno appreso questa nobile arte. Per decenni tutto il paese è stato un laboratorio a cielo aperto. Personalmente amo ricordare la mia infanzia per le strade di Mirabella attraverso il frusciare dei fuselli che in ogni casa e davanti ad ogni porta si confondeva con lo scorrazzare dei bambini e il rumore degli zoccoli delle mule che al pomeriggio riportavano a casa gli uomini dopo una giornata di duro lavoro nei campi.


Ci sono stati degli eventi promossi per la sua valorizzazione? Se sì, quali? E quali sono le attività in programma?
Innanzi tutto il museo del tombolo nel suo DNA ha la caratteristica di voler essere un luogo ampiamente inclusivo di tutte quelle che sono le iniziative culturali promosse, non solo dal mio assessorato e dall’amministrazione comunale, ma anche dalle associazioni che operano sul territorio. Con il sindaco Giovanni Ferro siamo sempre disponibili nel dare spazio per periodi temporalmente ben definiti a chi voglia promuovere iniziative di tipo culturale all’interno degli spazi museali, come peraltro è già accaduto parecchie volte. Di fatto durante il mio mandato il museo ha ospitato: personali di pittura, diverse presentazioni di libri, personali di scultura l’ultima delle quali ha riguardato la tradizione dei presepi, attualmente, in quanto assessore alla cultura mi accingo a mettere in calendario in previsione della stagione primaverile ed estiva una mostra fotografica ed una pittorica.

Cosa è che differenzia questo museo dagli altri?
L’idea di creare una Mostra Permanente del Tombolo, concepita inizialmente al fine di valorizzarne la sua peculiarità, mettendolo il più possibile al riparo da mediatori che muovendosi di casa in casa riuscivano a carpire questi preziosi merletti sottopagandoli, venne concepita già nella seconda metà degli anni ottanta dagli amministratori comunali dell’epoca che lungimiranti ebbero anche il merito di associare a Mirabella Imbaccari l’immagine del pizzo a tombolo. Non a caso Mirabella Imbaccari si guadagnò in quegli anni l’appellativo di “Città del Tombolo”. Con il trascorrere del tempo le culture e gli stili di vita sono cambiati profondamente ed anche la tradizione di realizzare il corredo di biancheria è pressoché tramontata, quindi l’idea originale della “ Mostra Permanente del Tombolo “ ha avuto nello scorso decennio la sua naturale evoluzione nel “ Museo del Tombolo”, che racchiude al suo interno in uno spazio museale di 700 metri quadrati il meglio delle opere prodotte delle merlettaie mirabellesi. Le sale si snodano attraverso un percorso antropologico che vede protagonista il tombolo associato alle varie fasi della vita, con esposti preziosi corredi che accompagnano idealmente la vita dei bambini, delle fanciulle ed infine delle spose. Una tappa a Mirabella con una visita al nostro museo rappresenta un’esperienza più unica che rara per la Sicilia e buona parte del meridione.


Cosa rappresenta per Mirabella questo museo?
Come già detto questo museo è rappresentativo non solo per Mirabella Imbaccari ma per tutta la Sicilia e buona parte del meridione d’Italia. La sua peculiarità sta nel fatto di esporre un’arte, quella del pizzo a tombolo, espressione tangibile dello stato d’animo che ogni artista merlettaia mirabellese ha trasmesso nella realizzazione di ogni singola opera esposta nelle teche del nostro museo.

Cosa augura a quest’ultimo?
Al nostro civico museo del tombolo auguro che possa essere sottoposto al più presto a una profonda operazione di manutenzione e restyling. Di fatto, il mio auspicio è che non appena, con la collaborazione del consiglio comunale, i bilanci post dissesto saranno approvati si trovino le risorse per realizzare le opere manutentive e di restyling necessarie. Dopo poco essermi insediato, circa un anno e mezzo fa, abbiamo partecipato ad un bando del PNRR finalizzato a quanto suddetto, ma purtroppo il nostro, come tanti altri musei del Calatino, ne è rimasto fuori, senza essere ammesso al finanziamento per pochi posti in graduatoria… un vero peccato! Come al solito i fondi riservati alla cultura si rivelano sempre insufficienti, ma non mi dilungo oltre.


Quali sono le prospettive per il futuro del Museo del Tombolo?
Per parlare di futuro dobbiamo tornare al passato laddove tutto ebbe inizio, cioè a Palazzo Biscari.
Attualmente dopo che le suore Dorotee nel 2014 lo hanno donato alla Fondazione MeSSInA, il palazzo si è rilanciato come struttura che opera per il bene del territorio anche attraverso una rete importante di relazioni internazionali finalizzate alla valorizzazione dell’individuo inserito in un tessuto sociale equo e solidale che non lasci nessuno indietro, a tal fine il Sindaco Giovanni Ferro e l’amministrazione comunale hanno avviato già da tempo una proficua collaborazione che avrà ricadute positive per tutta la comunità mirabellese: presto palazzo Biscari ospiterà, nei locali adibiti un tempo a magazzini ed oggi grazie a Fondazione MeSSInA mirabilmente ristrutturati, un museo che racchiuderà le preziose collezioni storiche risalenti ai primi anni del secolo scorso del pizzo a tombolo, il tutto arricchito dalla presenza di una collezione di abiti provenienti da tutto il mondo donati alla fondazione dalla figlia della nota cantante Milva.
Il palazzo, già da tempo sede del parco dei saperi con un percorso realizzato dal maestro Gianfranco Anastasio in cui fisica, materia, colore, arte s’intrecciano alla storia ed alle architetture dell’edificio, assieme al civico museo del tombolo, si auspica possano divenire un unico percorso museale che porterà il visitatore attraverso la nostra cittadina a vivere un’esperienza emotiva e culturale ed eno-gastronomica, viste le tante eccellenze del nostro territorio, veramente unica.
Il comune di Mirabella Imbaccari, parimenti alla Fondazione MeSSInA e l’associazione di merlettaie che opera all’interno di palazzo Biscari “ Opera del Tombolo e delle Arti Manuali “, partecipa attualmente al percorso guidato dal MiC nelle persone della Dott.ssa Mariassunta Peci, Direttore del Servizio II Unesco del Segretariato generale del MiC e della Dott.ssa Elena Sinibaldi, coordinatore istituzionale del percorso di candidatura e focal point nazionale per la convenzione Unesco 2023 Servizio secondo, finalizzato al conseguimento del riconoscimento dell’arte del merletto a tombolo come patrimonio immateriale dell’UNESCO. Quando questo percorso vedrà la luce il nostro tombolo sarà anche espressione di un’arte e di un sapere destinati ad essere tramandati alle generazioni future.
Molto altro ancora ci sarebbe da raccontare sul museo del tombolo ma lasciamo ai potenziali visitatori il gusto della scoperta di Mirabella, un territorio ricco di fascino, una piccola comunità con una grande storia da vivere e raccontare.

 

VG

 

Altari di San Giuseppe: una tradizione piena di fede e devozione

Ogni 18 marzo, a Mirabella Imbaccari, si celebra con devozione festa di San Giuseppe, con la tradizionale visita agli altari di San Giuseppe. Ogni altare è allestito dai fedeli cittadini con amore, fede e sacrificio, con gioia e spirito di devozione, tutto in onore del Patrono San Giuseppe.
“Gli altari vengono fatti o per tradizione, o per un voto a San Giuseppe, ma fare un altare significa anche devozione, o ringraziamento per una richiesta già fatta” ha affermato Giovanni Cavalluccio, responsabile della casa di riposo Maria Santissima delle Grazie di Mirabella Imbaccari, la quale ha partecipato all’evento.
Ma andiamo ad approfondire meglio questa particolare tradizione con l’intervista a Don Marco Casella, parroco della Chiesa Parrocchiale di Maria Santissima delle Grazie.


Potrebbe parlarci meglio di questa particolare tradizione degli altari di San Giuseppe?
La tradizione in questa comunità è molto sentita, al punto che quando giunge il periodo di San Giuseppe nasce in maniera spontanea il desiderio di preparare gli altari in onore dello stesso santo compatrono.
I motivi per i quali si preparano sono tanti, e possono essere preparati o per grazia ricevuta, o per invocare un suo intervento, o per chiedere un rendimento di grazie. Gli altari che vengono preparati normalmente hanno una base costante, e le famiglie che li preparano lo fanno da molti anni, e alcuni fanno la promessa a san Giuseppe di prepararli fino a quando avranno le forze per poterlo fare.
Come si costruisce un altare?
La preparazione dell’altare è particolarmente impegnativa, e coinvolge non soltanto la persona o la famiglia che fa questo voto, ma tutta Mirabella. Normalmente vengono preparate le pietanze per San Giuseppe, la Madonna e Gesù bambino, e nell’altare non mancano mai quelli che sono i simboli che lo caratterizzano, quali in cima il quadro di San Giuseppe, o meglio della Sacra Famiglia, e vicino i tre pani, che rappresentano San Giuseppe, con un pane verticale che richiama il bastone, Gesù bambino, il cui pane lo rappresenta a forma di gallo, ma in realtà nella tradizione poteva essere riconducibile a un pesce, che sappiamo essere l’acronimo di Gesù Cristo, figlio di Dio Salvatore, e la Madonna, rappresentata con un pane grande con le mani incrociate nel senso della verginità della Vergine Maria. Sulla tavolata infine sono collocati da un lato i biscotti, dall’altro frutta, ortaggi, e anche scatolame al giorno d’oggik, anche se quando è nata la tradizione tutto era fatto rigorosamente in casa.
Quando si preparano i pani poi c’è un procedimento di preghiera, attraverso delle preghiere che vengono tramandate di generazione in generazione, in particolare nel momento in cui si inforna il pane.
Cosa è il lamento? Perché si fa?
Se allarghiamo lo sguardo e consideriamo che siamo in un contesto quaresimale, quindi un periodo penitenziale, il lamento serve proprio a ricordare questo. La festa di San Giuseppe ha dei valori che ruotano tutti attorno a dei principi, quali la carità, perché viene preparato il tutto per aiutare il prossimo, e la preghiera, sempre presente, e i lamenti servono proprio a non perdere di vista il celebrare la Pasqua del Signore, mantenendo quel legame con il periodo forte quaresimale nel quale cade la festa di San Giuseppe. È una preghiera e una catechesi complessa da seguire, ma dietro c’è un grande patrimonio e una grande tradizione anche di preghiere di riflessione, che i mirabellesi porteranno sempre nel cuore.

La tradizione e la fede molto spesso si incontrano e diventano un tutt’uno in queste feste di paese, feste particolarmente sentite dai cittadini stessi, i quali con devozione e amore cercano sempre di mantenerle vive, nella mente e nel cuore di tutti, rendendo una festa come quella di San Giuseppe un momento unico e vivo, un evento da vivere e condividere, una dimostrazione di fede e devozione che solo i veri fedeli possono portare avanti. Per questo auguriamo ai Mirabellesi di riuscire a portare sempre avanti queste tradizioni, perché sono un elemento fondamentale della loro storia.

 

Per vedere tutti gli altari realizzati dai cittadini di Mirabella, acquistate il mensile cartaceo di aprile che avrà uno speciale a riguardo. 

 

 

VG

Commercio a Mirabella Imbaccari: quale è la situazione attuale? Intervista all’assessore David Granato

Mirabella Imbaccari, comune siciliano del territorio calatino in provincia di Catania, ha subito da tempo una forte crisi commerciale, assieme ad un notevole spopolamento.

David Granato, vice sindaco ed assessore al commercio, ci ha concesso una breve intervista a riguardo.
Quale è la situazione commerciale di Mirabella?
Come ben sappiano, il comprensorio calatino è tra le zone più a rischio di spopolamento in tutta la Sicilia.
Il commercio a Mirabella, di fatto, come in tutti i piccoli centri dove c’è un forte decremento demografico, è in forte crisi.
Per quanto riguarda il commercio di vicinato gli operatori del settore cercano di resistere un po’ tutti attraverso la razionalizzazione delle spese correnti necessarie alla gestione dei negozi.
Il comune che sta beneficiando, a partire da l’anno scorso, di un fondo di 450 mila euro circa da spendere in tre anni, quindi 150mila euro ogni anno, si tratta del DPCM del 30 settembre 2021 dell’allora governo Draghi che ha assegnato risorse alle realtà locali che hanno subito un maggiore spopolamento e peggioramento degli indicatori economici. Mirabella Imbaccari in particolare è stata una delle cittadine che ha avuto i contributi più alti, soprattutto perché negli ultimi 10 anni abbiamo perso circa 2 mila abitanti, ossia circa il 30% della popolazione, passando da circa 6 mila a circa a 4 mila e trecento residenti.
Questi contributi di fatto sono finalizzati a finanziare l’apertura di nuove partite IVA e di nuovi Codici Ateco ed a chi trasferisce la propria residenza a Mirabella Imbaccari.
Quest’anno, questa iniziativa sta andando molto meglio, visto l’esito positivo dello scorso anno.
Quali sono le difficoltà che affrontano i commercianti locali?
La principale difficoltà è quella di subire un decremento del volume d’affari legato al depauperamento demografico che progressivamente potrebbe portare alla chiusura di molte attività commerciali e artigiane.
Cosa sta facendo il comune per venire loro incontro?
Il comune ha intercettato ed ha assegnato questi fondi, finalizzati a rivitalizzare il commercio, e più in generale, il tessuto socio-economico già a partire dall’anno scorso. Il DPCM del 30 settembre 2021, cosiddetto dei “comuni marginali”, anche quest’anno assegnerà i contributi a chi ne avrà diritto.
Abbiamo stabilito inoltre, assieme al sindaco ed ai membri della giunta comunale di Mirabella, che il contributo massimo fosse di 12 mila euro per ogni nuova partita IVA, 7 mila euro per ogni codice Ateco e fino a 5 mila euro per chi trasferisce la propria residenza verso il nostro comune. Siamo già arrivati al secondo anno, e, come l’anno scorso, la redistribuzione di questi fondi è strutturata per dare fiducia al commercio, all’artigianato ed agli agricoltori del nostro comune e nel tentativo di arginare il decremento demografico.
In quanto assessore addetto, cosa proporrebbe di fare per migliorare il fare impresa a Mirabella Imbaccari?
Per migliorarla c’è solo una strada, cioè defiscalizzare le aree interne creando delle zone franche in maniera tale che si possa ottenere un regime fiscale più favorevole. In tal senso c’è in corso un iter a cui il nostro comune sta partecipando: Quello delle cosiddette ” Zone Franche Montane”.
E’ una strada questa che andrebbe seguita per rivitalizzare l’economia di tutte le comunità come la nostra che ricadono in aree a forte rischio di depauperamento economico e di conseguenza anche sociale, che al contrario diverrebbero poli di attrazione per nuovi investimenti.
Cosa augura al suo comune con queste iniziative?
Parlando anche a nome del Sindaco Giovanni Ferro e degli altri amministratori comunali, tutti assieme ci auguriamo che, attraverso l’erogazione di questi fondi, si possa in parte rivitalizzare il settore delle attività commerciali. L’anno scorso a Mirabella c’è stato uno slancio positivo per le attività produttive, sia per l’apertura di nuove partite IVA, che di nuovi codici Ateco ed anche il bilancio inerente coloro i quali hanno trasferito la loro residenza da fuori verso Mirabella Imbaccari è stato positivo, e questo è indice che, attraverso provvedimenti appropriati, si può seppur lentamente, migliorare.