Sei anni fa l’etiope Ermias Ghermay era un “normale” clandestino, in Sicilia, come riporta libero.it, con richiesta d’asilo. Poi dal Centro di accoglienza di Mineo ha spiccato il volo, diventando il re del traffico di migranti. Il boss di una rete internazionale con centro in Libia e in Italia e appoggi in tutta Europa, per un giro di affari che porta nelle sue tasche, scrive il Fatto quotidiano, 300mila euro a settimana.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!C’è lui, ad esempio, dietro il viaggio tragico nel Mediterraneo che ha portato alla morte di 366 persone nell’ottobre 2013. È lui che tiene le fila dell’agghiacciante traffico di organi che vede vittime i migranti disperati che non possono pagargli il viaggio verso l’Europa. L’indagine della polizia italiana, grazie a oltre 30mila intercettazioni, ha svelato la rete di potere dell’etiope, che sfruttava come base logistica e finanziaria una profumeria a due passi dalla Stazione Termini, a Roma, gestita da un suo connazionale che raccoglieva in un libro mastro i nomi dei migranti trasportati dalla mafia libica e raccoglieva i soldi da spedire poi in Libia. In quella profumeria romana, scrive il Fatto, “gli agenti hanno sequestrato 526mila euro e 25mila dollari in contanti”.
I migranti disposti a pagare di più avevano la garanzia di arrivare in Italia non via mare ma attraverso ricongiungimenti familiari. Oggi Ghermay è latitante e ricercato, dopo aver sfruttato un permesso di soggiorno valido fino al 2019. Sarebbe tornato in Libia, dove regna dal suo centro operativo, “una fattoria dove nasconde fino a 600 migranti alla volta, ai quali chiede tra i 1.200 e i 1.600 dollari a testa per partire”. Fatti due conti, “80mila dollari per ogni partenza di migranti stipati sulle carrette del mare”.