Caltagirone, leggi la lettera del Vescovo Peri per l’Anno Pastorale

Caltagirone, leggi la lettera del Vescovo Peri per l’Anno Pastorale. Pubblichiamo la lettera in formato integrale.

Carissimi Fratelli,

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la ripresa, a breve, del nuovo anno pastorale, ci pone diversi interrogativi, ma ci offre anche altrettante opportunità, tutte determinate dall’esperienza del corona virus con il quale dobbiamo, non sappiamo ancora per quanto tempo, continuare a convivere. Sappiamo, però, che non potremo e non dovremo riprendere tutto per continuare a fare, semplicemente come e quanto abbiam sempre fatto. E questa inimmaginabile situazione potremmo soltanto subirla e viverla come limite, oppure accoglierla quale opportunità di ripensamento e di rinnovamento di prassi e stili ecclesiali, pastorali, celebrativi, ma anche personali, familiari e sociali consolidati che, mantenendo quanto di buono ci hanno offerto, possono essere riconsiderati, purificati, aggiornati e pure trasfigurati.

Unanimi nella preghiera. La prima cosa che tutti dobbiamo fare è chiedere con insistenza la luce e la forza dello Spirito Santo, perché una nuova Pentecoste investa noi discepoli racchiusi per paura nel cenacolo e ci faccia ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa e alle Chiese e ci indichi le vie di Dio in questo tempo e per i cristiani di oggi. Capisco che le nostre preoccupazioni siano anche pratiche, concrete, organizzative per avviare il nuovo anno pastorale, ma debbono essere anche e soprattutto spirituali e di fede per avviare un profondo e convinto rinnovamento di conversione personale e comunitaria.

Questo processo potremmo gestirlo semplicemente in maniera funzionale e ristretta oppure avviando processi di riflessione e di sinodalità parrocchiale, dove il coinvolgimento di tutti possa metterci in ascolto di quanto il Signore, con questa storia ed in questa storia, ci vuole comunicare.

Sempre e comunque una storia di salvezza. Ci sarà da avviare, con tutte le indicazioni e anche le restrizioni, l’anno catechistico, catechetico, l’anno liturgico, le celebrazioni, i sacramenti, e non sarà facile e scontato per nessuno, dovendo fare i conti, in ogni comunità, con i contesti, le particolarità e pure con gli spazi, le risorse umane di cui disponiamo.

In ogni caso tutto questo ci invita a non riprendere solo scelte precedenti o a percorrere sentieri soltanto conosciuti e già battuti, con un ritorno scontato alle impostazioni precedenti il Covid. Se la storia, e ultimamente Dio, ci hanno messo in un contesto nuovo, inimmaginabile fino a qualche mese fa, sicuramente qualcosa di nuovo e di buono ce lo vogliono suggerire. Quando il Signore ci vuole dare nuove indicazioni ci mette sempre in contesti nuovi che inizialmente ci disorientano e che, alla fine, ci orientano e ci aprono orizzonti di fede, sicuramente più ampi e pure inaspettati.

Cercare prima il Regno di Dio. Il Signore ci invita a non preoccuparci eccessivamente del domani, ma innanzi tutto di Dio nella nostra vita e di ciò che conta davanti a lui, perché poi tutto il resto ci verrà dato di conseguenza ed in abbondanza. Con questa fiducia ci dobbiamo disporre ad utilizzare tutte le acquisizioni, le esperienze e le indicazioni nuove che hanno funzionato in questo tempo di pandemia per integrarle con quanto abbiamo lungamente sperimentato.

Ci dovremmo mettere in ascolto di quanto la voce di Dio e quella degli uomini ci chiedono per vivere con maggiore sincerità ed autenticità la nostra umanità e la nostra fede. Questo lo si può fare avviando processi di conversione e di rinnovamento, di maturazione umana e spirituale che, se vogliamo che siano veri ed efficaci, non possono che essere lunghi e pazienti e operati alla luce della Parola nell’orizzonte della fede.

Quindi dopo il tempo di prova segnato dalla Pandemia, l’Anno Pastorale 2020-2021 va vissuto come un tempo di grazia nel quale

  1. interpretare il tempo dell’emergenza vissuto e che stiamo ancora vivendo come sfida e opportunità
  2. mettersi in ascolto di ciò che la Parola dice alla nostra Chiesa per seguire le vie di Dio
  3. progettare con fiducia, pazienza e lungimiranza il futuro.

Questa situazione mi spinge a chiedervi di occuparvi, alla riapertura dell’anno pastorale, di visitare sistematicamente tutti, incontrare e richiamare personalmente ognuno, coinvolgendo interamente tutto il popolo santo di Dio, che come noi ha vissuto un momento di smarrimento e anche disorientamento. Il ritorno alla normalità, che pensavamo dipendesse solo dalla riapertura delle chiese, ci ha mostrato che il segno di questo virus nell’animo e in tutta la vita delle persone è ben più profondo e sconvolgente di quanto pensassimo.

Per avvia questo rinnovamento dobbiamo considerare opportuno questo tempo dopo pandemia, e dobbiamo considerare un’opportunità i documenti e i sussidi che in questo periodo ci sono stati offerti o ci verranno offerti in tempi brevi.

Al di là della loro valutazione analitica e critica, possono stimolare la riflessione e le scelte che siamo chiamati a fare. Vi suggerisco:

  1. Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 14 novembre 2013;
  2. Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Direttorio per la Catechesi (23 marzo 2020), Edizioni San Paolo;
  3. Sussidio della CEI: “È risorto il terzo giorno”. Lettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia;
  4. Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” a cura della Congregazione per il Clero, 20.07.2020;
  5. Messaggio per la 15ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato – 1 settembre 2020
  6. Messale Romano, III edizione, 2020

  

  1. RIPENSARE IL NOSTRO MODO DI ESSERE CHIESA

«La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità» (Evangelii Gaudium, 33).

«Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37). (Esortazione apostolica Evangelii gaudium 49).

Cf anche: Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” a cura della Congregazione per il Clero, 20.07.2020

http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/07/20/0391/00886.html

 

Può essere utile leggere il sussidio della CEI “E’ risorto il terzo giorno”. Lettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia. 

https://www.chiesacattolica.it/wpcontent/uploads/sites/31/2020/06/23/LetturaBiblicoSpiritualePandemia.pdf

Anche la nostra Chiesa calatina è chiamata a una conversione missionaria, che porta naturalmente anche a una riforma delle strutture, riforma che riguarda in modo particolare la parrocchia, comunità convocata intorno alla Mensa della Parola e dell’Eucaristia, rivedendo il suo modo di “abitare vicino”.

La riforma delle strutture non può essere imposta dall’alto, deve essere evangelizzata e promossa con modalità sinodali, mettendosi in ascolto del “sensus fidei” del popolo di Dio, verificando le esperienze già realizzate (cf il Sinodo parrocchiale della Parrocchia S. Giacomo nell’immediato post Concilio e quello recente della parrocchia Madonna di Trapani in Palagonia) e promovendone altre. Si possono prevedere:

  • Centri di ascolto nel tempo di Avvento e di Quaresima sul tema della conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa.

In questa prospettiva, alla conversione missionaria sono chiamati anzitutto il Presbiterio e la Comunità dei diaconi che servono attualmente la nostra Chiesa.

  • Aggiornamento e Giornate del Clero dedicati a questa tematica e ampiamente al rinnovamento che ci viene richiesto.

Dopo la riflessione fatta lo scorso anno sul Seminario, si possono già da questo autunno avviare nuove modalità formative, modalità che permettano ai seminaristi di essere vera Comunità ecclesiale che si ritrova insieme nel Giorno del Signore attorno alla stessa mensa eucaristica e di fare propria l’ansia missionaria, studiando come vivere i

  • Fine Settimana nelle diverse parrocchie o zone pastorali della Diocesi.

 Si può cominciare a pensare all’ormai prossimo Bicentenario della erezione del nostro Seminario (21 novembre 2022) come opportunità per una più incisiva pastorale vocazionale.

 

  1. RIPENSARE E RINNOVARE IL NOSTRO MODO DI TRASMETTERE LA FEDE

«Gli enormi e rapidi cambiamenti culturali richiedono che prestiamo una costante attenzione per cercare di esprimere le verità di sempre in un linguaggio che consenta di riconoscere la sua permanente novità. Poiché, nel deposito della dottrina cristiana «una cosa è la sostanza […] e un’altra la maniera di formulare la sua espressione» (Giovanni XXIII, Discorso nella solenne apertura del Concilio Vaticano II , 11 ottobre 1962).  A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso, quello che i fedeli ricevono, a causa del linguaggio che essi utilizzano e comprendono, è qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesù Cristo. Con la santa intenzione di comunicare loro la verità su Dio e sull’essere umano, in alcune occasioni diamo loro un falso dio o un ideale umano che non è veramente cristiano. In tal modo, siamo fedeli a una formulazione ma non trasmettiamo la sostanza. Questo è il rischio più grave. Ricordiamo che «l’espressione della verità può essere multiforme, e il rinnovamento delle forme di espressione si rende necessario per trasmettere all’uomo di oggi il messaggio evangelico nel suo immutabile significato» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ut unum sint (25 maggio 1995), 19). (EG 41)

«La centralità del kerygma richiede alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l’amore salvifico di Dio previo all’obbligazione morale e religiosa, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, ed un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. Questo esige dall’evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna» (EG 165).

 

Cf anche: Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Direttorio per la Catechesi, 23 marzo 2020

Lo scorso anno pastorale ci ha visto discutere e, a volte, dibattere vivacemente su alcune linee pastorali riguardanti l’iniziazione cristiana. Anche in questo caso, la proposta va evangelizzata, perché appaia come una “via” bella ed efficace per introdurre nella vita nuova i nostri fratelli e i nostri figli.

L’accoglienza e lo studio del nuovo “Direttorio per la Catechesi” può essere un’opportunità per puntualizzare, alla luce delle ferite inferte alle nostre Comunità dalla pandemia di coronavirus, alcuni punti dell’azione evangelizzatrice: ridare in essa primato all’annuncio del Kerygma; accogliere l’invito ormai pluriennale del Magistero, ribadito chiaramente dal nuovo Direttorio, a darle un’ispirazione catecumenale, perché non sia solo  preparazione ai sacramenti ma iniziazione alla vita cristiana; riprendere l’ordine teologico dei sacramenti dell’iniziazione cristiana; pensare modalità per la catechesi nella/con/della famiglia; alla luce dell’esperienza fatta in questi mesi di emergenza Covid con i mezzi di comunicazione digitali, valutarne le potenzialità per raggiungere e agganciare vicini e lontani alla vita ordinaria delle nostre comunità…

Si possono prevedere:

  • Un percorso organico e ritmato nel tempo per il clero su come attuare quanto abbiamo elaborato.
  • Dedicare alcuni degli incontri dei Centri di ascolto dei tempi forti al tema della trasmissione della fede.

La ripresa, a settembre, della pastorale e delle attività catechistiche dovrà tener conto delle disposizioni sanitarie (distanza sanitaria, utilizzo delle mascherine, sanificazioni iniziale e igiene costante degli ambienti).

  • Occorrerà aiutare genitori e ragazzi a vincere le eventuali paure a riprendere i percorsi catechistici.
  • Ogni comunità parrocchiale, in base ai numeri dei partecipanti agli incontri e degli ambienti a disposizione, deve valutare la possibilità di spandere in diversi giorni della settimana gli incontri di catechesi promuovendo il coinvolgimento delle famiglie e dei giovani.

 

  1. RIPENSARE E RIVITALIZZARE IL NOSTRO MODO DI CELEBRARE

“La celebrazione della Messa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale, e per i singoli fedeli. Nella Messa, infatti, si ha il culmine sia dell’azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono al Padre, adorandolo per mezzo di Cristo Figlio di Dio nello Spirito Santo. In essa inoltre la Chiesa commemora, nel corso dell’anno, i misteri della redenzione, in modo da renderli in certo modo presenti. Tutte le altre azioni sacre e ogni attività della vita cristiana sono in stretta relazione con la Messa, da essa derivano e ad essa sono ordinate” (Ordinamento Generale del Messale Romano, 16)

In questi mesi siamo stati profondamente segnati dall’impossibilità di ritrovarci per la celebrazione comunitaria dell’Eucaristia e degli altri sacramenti; anche la ripresa appare faticosa per le limitazioni imposte dall’emergenza; nella ricomposizione delle nostre assemblee, siamo testimoni del calo numerico dei partecipanti e del fatto che, in tanti luoghi, sono “spariti” i fanciulli in età di catechismo e i giovani.

Sarà necessario:

  • Domandarsi, anche a livello di consigli pastorali, come sia stato possibile che l’interruzione di poche settimane abbia allontanato molti dei nostri fedeli dalla frequenza domenicale e quali siano stati i reali vantaggi della partecipazione virtuale all’Eucaristia favorita dalla grande offerta di celebrazioni in streaming.
  • La consegna della terza edizione del Messale Romano, non può ridursi alla sostituzione del vecchio libro liturgico con uno nuovo, fresco di stampa e di alcune novità testuali. Deve piuttosto diventare un’occasione preziosa di formazione per tutti i fedeli, l’occasione per riscoprire la grazia e la forza del celebrare, il suo linguaggio – fatto di gesti, riti e parole – e il suo essere nutrimento per una piena conversione del cuore, uno strumento per aiutare a superare la crisi provocata dal coronavirus. Nelle settimane precedenti l’inizio dell’Avvento, si programmino momenti di catechesi sul celebrare, in parrocchia e utilizzando anche i mezzi digitali per una maggiore diffusione.

Nella I domenica di Avvento, 29 novembre 2020, giorno dal quale l’utilizzo del nuovo Messale diverrà obbligatorio, si pensi a un rito ufficiale di consegna alle singole Comunità.

Ci si può preparare già da ora a quest’appuntamento studiando l’Ordinamento Generale del Messale Romano scaricandolo da

https://liturgico.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/8/2017/03/OGMR-III-EDIZIONE.pdf.

Da parte mia riprenderò, con un a nuova programmazione, le catechesi sull’Eucarestia nei centri in cui non è stato possibile farle a causa della pandemia.

Nei primi di settembre uscirà pure la prima delle lettere pastorali dedicate all’Eucarestia:

Da teIl Vangelo della Pasqua e dell’Eucarestia nella nostra vita.

Per quanto riguarda la ripresa della celebrazione degli altri sacramenti e dei sacramentali, come scritto nella lettera della Presidenza CEI ai vescovi, sarà «necessariamente graduale e ancora limitata dalle misure di tutela della salute pubblica». In ogni caso non ci sono impedimenti a celebrare con dignità e sobrietà.

Per quanto riguarda:

  1. Prime ComunioniSi rimandino al prossimo Tempo pasquale, in modo da avviare nuovamente e premettere un congruo tempo di catechesi e di esperienza nelle parrocchie. La celebrazione avvenga secondo le prescrizioni sanitarie che verranno emanate, e preferibilmente a piccoli gruppi.
  2. Cresime: la Celebrazione della Confermazione rimane temporaneamente sospesa almeno fino al 31 di ottobre, per riprendere la preparazione e permettere un inizio dell’anno pastorale, già carico di difficoltà, senza l’accavallarsi di tanti turni di cresime. Nel caso di richiesta della Confermazione da parte di adulti che devono sposarsi o fare da padrini per il battesimo si possono segnalare per trovare la soluzione con la celebrazione di fine mese in cattedrale o con altre modalità.

 

  1. RIPENSARE IL NOSTRO MODO DI VIVERE NEL CREATO

È utile sensibilizzare all’Anno speciale dedicato all’approfondimento della Laudato sii, 24 maggio 2020 – 24 maggio 2021 voluto dalla Santa Sede, e creare occasioni per riprendere e approfondire alcune domande che sono state rese lancinanti dalla Pandemia.

Come scrive la CEI nel Messaggio per la prossima Giornata per la custodia del creato: “La pandemia da Covid-19 ha portato malattia e morte in tante famiglie, ha messo in luce la nostra fragilità, ha ridimensionato la pretesa di controllare il mondo ritenendoci capaci di assicurare una vita migliore con il consumo e il potere esercitato a livello globale. Sono emerse tante contraddizioni nel nostro modo di concepire la vita e le speranze del futuro. Si è visto un sistema socio-economico segnato dall’iniquità e dallo scarto, in cui troppo facilmente i più fragili si trovano più indifesi. …

L’emergenza sanitaria ha anche messo in luce una capacità di reazione forte della popolazione, una disponibilità a collaborare. Tanti medici e operatori sanitari pronti a spendersi con generosità (in alcuni casi fino al dono della vita) per la cura dei malati; tanti lavoratori pronti a fare la loro parte – in condizioni spesso onerose – per consentire la prosecuzione della vita quotidiana anche in emergenza; tante famiglie pronte a stravolgimenti nella loro esistenza, restando a casa per cooperare all’azione comune; tanti uomini e donne che hanno pagato prezzi pesanti per la loro prossimità solidale ai più fragili…

Abbiamo toccato con mano tutta la nostra fragilità, ma anche la nostra capacità di reagire solidalmente ad essa. Abbiamo capito che solo operando assieme – anche cambiando in profondità gli stili di vita – possiamo venirne a capo…. «Tutto è connesso» (LS 138) e la pandemia è anche il segnale di un «mondo malato», come segnalava papa Francesco nella preghiera dello scorso 27 marzo. La scienza, provata nella sua pretesa di controllare tutto, sta ancora esplorando i meccanismi specifici che hanno portato all’emergere della pandemia.

Essa appare, oltre che per ragioni sanitarie non ancora spiegate, anche come la conseguenza di un rapporto insostenibile con la Terra. L’inquinamento diffuso, le perturbazioni di tanti ecosistemi e gli inediti rapporti tra specie che esse generano possono aver favorito il sorgere della pandemia o ne hanno acutizzato le conseguenze. Questa emergenza ci rimanda, insomma, anche all’altra grande crisi: quella ambientale, che pure va affrontata con lungimiranza. Gli ultimi mesi hanno evidenziato la profondità e l’ampiezza degli effetti che il mutamento climatico sta avendo sul nostro pianeta. Se «nulla resterà come prima», anche in quest’ambito dobbiamo essere pronti a cambiamenti in profondità, per essere fedeli alla nostra vocazione di «custodi del creato».

Fraternamente vi abbraccio, Calogero Peri (Vescovo di Caltagirone)

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