Caltagirone, le fasi di studio funzionali alla strategia di restauro del Simulacro di San Giacomo

Simulacro di San Giacomo restaurato – Caltagirone

Nell’ambito dell’iniziativa che ha portato allo svelamento del Simulacro di San Giacomo restaurato, a Caltagirone per tutti i lettori di Prima Stampa arriva anche la dichiarazione ufficiale del Dottore Rocco Greco, Direttore dei lavori del restauro, il quale, assieme al Funzionario della Soprintendenza dei Beni culturali di Catania e ai collaboratori restauratori, ha individuato le fasi di studio fondamentali per determinare l’attuale strategia di restauro del Simulacro di San Giacomo che è stata portata a compimento ed in tempo per l’appuntamento tradizionale con la festa del Santo Patrono di Caltagirone.

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In merito a ciò, il Dott. Rocco Greco afferma che:

Vedendo il Simulacro di San Giacomo ci si rende subito conto di essere di fronte ad un opera di notevole pregio, sia per il lavoro sia per il valore religioso che sia per il valore storico artistico. Ovviamente, per intraprendere le operazioni di riqualificazione e del restauro sono state eseguite delle indagini preliminari, vale dire lo studio delle fonti storiche in nostro possesso ed una serie di approfondimenti diagnostici specifici. Attraverso questo percorso, in modo particolare con l’ausilio di un microscopio elettronico e di un sondino endoscopico, ispezionando attentamente ogni porzione, abbiamo raccolto un gran numero di informazioni senza le quali oggi non avremmo riscontro e conoscenza. Ciò ha permesso di individuare l’essenza dei materiali costitutivi, la tecnica esecutiva, le vicende storiche che hanno lasciato il segno e gli interventi di restauro precedenti al nostro. Ad oggi siamo in grado di avere una mappatura completa di tutte queste informazioni che non solo ci hanno aiutato nell’approccio di questo intervento di restauro, ma che da ora in poi potranno essere consultate da tutti coloro che in futuro vorranno accostarsi all’opera. 1518, Vincenzo Archifel attraverso l’assemblaggio di materiali diversi è riuscito a realizzare quanto gli era stato commissionato. L’utilizzo di questa particolare tecnica garantiva principalmente due aspetti: il contenimento del peso e la maggiore elasticità in considerazione dell’aspetto processionale, fattore questo molto importante. Il supporto perciò risultava statico, leggero, elastico. Basti pensare che i punti di ancoraggio erano soltanto i pedi del Simulacro. Il supporto invece era ottenuto da una sovrapposizioni di strati composti da gesso, segatura, tela e colla forte con spessore variabile. Archifel realizza una sorta di manichino, vuoto al centro, nel quale si innestano le gambe e le mani, in essenza legnosa con chiodi e cavicchi, sino ad ottenere la plasticità strutturale desiderata. Anche l’aspetto estetico è sorprendente. Infatti, la pellicola pittorica degli incarnati e dei capelli è molto sottile e levigata con un cromatismo eseguito ad imitazione reale degli incarnati bruno – olivastri. Sulle vesti ed il mantello è stata applicata la foglia in lamina d’oro zecchino, su preparazione a volo di colore rosso ad imitazione di un finto broccato e successivamente il mantello fu arricchito di floreali di coloro rosso. 1693, la Sicilia orientale fu colpita dal terremoto e con molta probabilità il Simulacro di San Giacomo subì dei danneggiamenti. Questi fatti storici ci confermano che nel diciottesimo secolo la Statua è stata oggetto di un intervento di restauro, o meglio di rifacimento. Probabilmente, le condizioni conservative erano tali da rendere legittimo un vero e proprio rifacimento. L’intero manufatto fu ricoperto da nuovi strati di pittura ad imitazione dell’impianto già esistente. Se da una parte si rimane rammaricati di aver perso definitivamente l’impianto estetico del 1518, tuttavia si può gioire del fatto che la riproposizione ad imitazione della precedente sia stata eseguita in maniera magistrale. La particolarità della tecnica usata risultava sorprendete. Dopo aver preparato la superficie con il volo venne applicata la lamina d’oro a quarzo. Per aumentare l’effetto cangiante e vibrato del finto damasco, l’oro venne applicato solo nelle porzioni che ne determineranno il disegno, lasciando al contrasto il polo sottostante. Nella seconda dell’ottocento, l’impianto stilistico cambia ancora. La veste della Statua subirà un cambiamento decorativo reversibile. Cambia definitivamente la cromia e le decorazioni vengono riproposte con colore azzurro su fondo di lamina d’oro. 1900, nel primo dopoguerra si può intuire che, per danneggiamenti a causa del bombardamento, sull’opera sia stato eseguito un altro intervento di restauro. Si tratta di un consolidamento statico che cambierà ancora una volta e definitivamente l’impianto stilistico della Statua di San Giacomo. Al di sotto delle vesti, sono state inserite degli assi in legno che hanno colmato il vuoto. Il tutto sostenuto da una staffa in ferro ancorata con dei chiodi. La staffa metallica viene ancorata alla base con bulloni passanti. Il sistema a scomparsa è occultato dall’allungamento del mantello fino alla base. Nel medesimo intervento di consolidamento statico sono stati sostituiti anche i piedi, forse quelli esistenti non garantivano più la funzionalità. Fatto è che sono stati realizzati ex novo con una materiale, costituito artigianalmente, formato da gesso, segatura e colla resistente e sono stati ancorati alla base con due braghe di metallo e bulloni passanti. L’ultimo intervento di manutenzione e di restauro risale agli anni 60’ o 70’ ad opera di maestranze locali. Il manufatto era stato completamente ridipinto. Tuttavia, le materie inopportune utilizzate fortunatamente sono state asportate completamente, nonostante la loro polimerizzazione. Queste fasi di studio sono state fondamentali per individuare l’attuale strategia di restauro che è stata portata a compimento. In questo modo, di conseguenza, si è proceduto all’eliminazione di quei strati di degrado che ne ostacolavano la corretta leggibilità dell’opera. L’intera statua era coperta da diversi strati di sporco sedimentato e molto aderente che opacizzavano e annerivano la superficie, fino a rendere illeggibili alcuni particolari. Poi, la presenza di molte crepe, fessurazioni sulle vesti e sul mantello. Molte porzioni erano ricoperte da strati di smalti soprammessi e polimerizzati che cambiavano la cromia occultando gli starti pittorici originali. Alle mani e ai piedi sono stati rimossi bel sette strati pittorici appartenenti ad interventi precedenti. La rimozione di tali strati e tutte le sostanze sovrapposte nel tempo ha fatto ritrovare fortunatamente le forme ed i colori pittorici originali. In maniera filologica, sotto la guida della Dottoressa Cappa (funzionario Soprintendenza Beni culturali di Catania), abbiamo ricucito il tessuto materico delle superfici ricomponendo i vari livelli. Infine, attraverso un ritocco puntuale e minuzioso, si è potuto ricomporre l’unità cromatica dell’opera. Oggi consegniamo ai cittadini di Caltagirone un manufatto che ritrova la sua bellezza originaria con l’augurio che possa far parte per altri moltissimi secoli della storia e della Fede della città di Caltagirone“.

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