Quindici anni dopo l’esplosione dell’autobomba che uccise Rafiq Hariri, un’altra deflagrazione ferisce la Capitale libanese. Secondo la versione ufficiale riferita direttamente dal presidente del Libano, a provocarla sarebbe stato un incendio in un deposito nel porto dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni fa da una nave.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Stando alle cifre ancora provvisorie fornite in mattinata dalla Croce rossa, le vittime sono più di cento e i feriti oltre quattromila feriti. L’edificio di Orient le Jour e al Nahar, due dei principali quotidiani, è stato sventrato. Anche la redazione di Daily star, quotidiano in lingua inglese. E ci sono feriti nello staff del New York Times.
Nella notte è arrivato il tweet di Lorenzo Trombetta, corrispondente dell’Ansa e di Limes, e fondatore del sito di informazione SiriaLibano.com. “Sono vivo. Ma le schegge hanno ferito i miei più cari. Vivi per miracolo. Oggi sono entrato in un inferno mai visto”.
Il numero delle vittime potrebbe comunque aumentare, a giudicare anche dalle immagini diffuse dai social media e dalle televisioni che mostrano persone rimaste intrappolate sotto le macerie di edifici crollati. In interi quartieri del centro praticamente nessun edificio è rimasto con i vetri intatti.
Fonti riferiscono che nella zona di Mar Mikhael nell’alto edificio di Electricité du Liban, l’ente elettrico nazionale, sono rimasti intrappolati molti dipendenti e che si è lavorato a lungo per trarli in salvo. Sull’autostrada costiera che va verso nord e che passa vicino al porto, per un lungo tratto si vedono auto semidistrutte, mentre la carreggiata è coperta di detriti. Anche all’aeroporto internazionale Rafic Hariri, distante alcuni chilometri, i danni all’aerostazione sono evidenti