ANDU, ecco come rifondare l’università italiana per rilanciarla Come emendare il Decreto Legge Rilancio e per cosa utilizzare i fondi europei.
Piano Colao. Cosa cambiare nel Decreto legge Rilancio per l’intero comparto dell’Università e della Ricerca? L’ANDU risponde pubblicamente con alcune proposte. Pertanto, riportiamo in seguito i punti essenziali di tale proposta lanciata dall’Associazione nazionale docenti universitari (ANDU) sostenendo che l’1,4 miliardi stanziati con il Dl Rilancio è una miseria dopo decenni di definanziamenti e di devastanti controriforme per abolire l’idea di una Università statale autonoma e libera.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!COSA OCCORREREBBE CAMBIARE NEL DL “RILANCIO” (Fonte: ANDU):
Per gli studenti:
– Borse di studio
Vanno azzerate le tasse per il prossimo anno e va ampliato il numero dei beneficiari delle borse di studio, garantendo che vengano attribuite a tutti gli idonei, con criteri uguali per tutti gli Atenei.
– Numero chiuso
Occorre deliberare immediatamente un programma per l’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli studenti. In particolare, considerando anche che a breve mancheranno 45.000 medici, per quest’anno dovrebbero essere consentiti almeno 20.000 accessi a medicina, tenendo conto che lo strumento di selezione attraverso i test è, a giudizio di tutti, una vera e propria lotteria; una lotteria ancora più strampalata se si dovesse ricorrere ai test online.
Per i dottorando, assegnisti, docenti a contratto e RTDA: E’ indispensabile prevedere la proroga, a domanda, per tutti gli attuali precari fino all’espletamento dei concorsi straordinari a professore di ruolo. Invece, Per le scuole di specializzazione di medicina: E’ indispensabile l’abolizione immediata del numero chiuso per le scuole di specializzazione, consentendo a tutti i laureati in medicina di accedere ad esse, per assicurare un più adeguato numero di specializzati al Sistema sanitario (che nell’emergenza ha dovuto ricorrere ad aiuti esterni) e per impedire che ancora una volta si lascino senza sbocchi migliaia di laureati.
Per il reclutamento nella docenza e precariato: è indispensabile bandire a partire da quest’anno, su fondi nazionali e
oltre al naturale turnover, almeno 20.000 (5000 all’anno) posti di professore di ruolo, unico modo per recuperare i circa 15.000 posti in ruolo persi in oltre un decennio (e ogni anno se ne perderanno circa 1500 per pensionamenti) e per dare un credibile sbocco a buona parte degli attuali precari, circa il 90% dei quali sarebbe altrimenti destinato all’espulsione dall’Università dopo anni e anni di sfruttamento. L’obiettivo non deve essere solo quello di fare rientrare chi è stato costretto a lavorare all’estero (“cervelli in fuga”), ma deve essere contestualmente quello di valorizzare e mantenere all’Università coloro che vi si sono formati e che da anni lavorano negli Atenei italiani, contribuendo in maniera determinate allo svolgimento della didattica e della ricerca. Inoltre, per impedire la formazione di nuovo precariato, occorre superare
tutte le attuali figure precarie per sostituirle con una sola figura pre-ruolo di breve durata (tre anni), in numero rapportato agli sbocchi in ruolo, autonoma e adeguatamente garantita e retribuita. La distribuzione dei posti deve prescindere dalle indicazioni dell’ANVUR (Agenzia da abolire, assieme alle “connesse” ASN) e deve mirare a sostenere gli Atenei messi più in difficoltà dai definanziamenti e dalle ripartizioni volte a privilegiare gli Atenei cosiddetti eccellenti. Bisogna altresì sottrarre la “gestione” dei concorsi (finti) agli Atenei e prevedere commissioni nazionali interamente sorteggiate tra tutti i professori, escludendo quelli che fanno parte degli Atenei direttamente interessati.
Infine, per RTI e associati è’ necessario prevedere per tutti i ricercatori di ruolo e per tutti gli associati che hanno conseguito l’ASN, il passaggio di fascia, immediato e automatico (senza ulteriori verifiche), con i relativi eventuali incrementi economici a carico dello Stato. E’ infatti inaccettabile che ricercatori di ruolo e associati con ASN si trovino ingiustamente discriminati rispetto ad altri colleghi nelle stesse condizioni.
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