A Caltagirone, mafia e imprenditori “modellavano” bandi appalti pubblici: confisca da 10 milioni

Una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di Gioacchino Francesco La Rocca, Giuseppe Ciriacono e Giuseppe Spitale è stata eseguita questa mattina, mercoledì 26 aprile, dai militari del ROS. Il provvedimento scaturisce dagli esiti dell’indagine “Agorà”, nel corso del quale è stato possibile individuare – tra l’altro – le imprese e gli imprenditori Ciriacono e Spitale contigui alla famiglia mafiosa di Caltagirone, il cui vertice indiscusso è proprio Gioacchino Francesco La Rocca, inteso “Gianfranco”, figlio dello storico boss “Ciccio” La Rocca deceduto nel dicembre 2020.
Questa compagine mafiosa, grazie alle entrature di cui godeva presso il comune di Caltagirone, esercitava un’attività pressoché monopolistica nel settore degli appalti riuscendo a “modellare” i bandi così da favorire le aziende contigue a cosa nostra calatina, ovvero a imporre attraverso condotte minatorie le forniture di calcestruzzo. Ciò determinava per gli imprenditori (Ciriacono e Spitale) l’assunzione di posizione pressoché dominante nel mercato calatino e per l’organizzazione l’ottenimento di consistenti risorse economiche frutto del controllo di settori economici.
La prima fase esecutiva risale allo scorso 16 giugno quando aziende e beni immobili furono sottoposti a sequestro preventivo. Il provvedimento attuale ha disposto: il sequestro ai fini della confisca delle aziende ITAL COSTRUZIONI SRL e ITAL COSTRUZIONI GROUP SRL, il cui titolare è Giuseppe Ciriacono, e della IMPRESA EDILE EREDI SPITALE GAETANO di Giuseppe Spitale, in quanto società che hanno tratto vantaggio dalla loro vicinanza alla famiglia mafiosa così da piegare le dinamiche di libero mercato agli obiettivi dell’organizzazione; l’amministrazione giudiziaria delle aziende ITAL SERVIZI SRL e ECOSUD, entrambe riconducibili a Giuseppe Ciriacono e della IMMOBILIARE SAN CONO COSTRUZIONI SRL di Giuseppe Spitale.
Al riguardo, il Tribunale di Catania ha evidenziato come, seppur dette società non hanno una matrice mafiosa, la disponibilità di tali attività economiche in capo ai loro titolari potrebbe comunque agevolare l’organizzazione considerato il loro coinvolgimento in qualificate dinamiche criminali di cosa nostra calatina. Il valore dei beni sequestrati è di circa 10 milioni di euro.

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