Grammichele, ex preside del Liceo Libertini condannato per abusi sessuali

Il Tribunale di Caltagirone ha condannato a 4 anni e mezzo l’ex preside del liceo artistico di Grammichele per abusi su delle alunne. Per il Gup Tigano l’impianto accusatorio regge.

Secondo quanto riferito da un articolo della sezione locale di Catania de La Sicilia, Il Tribunale di Caltagirone, in sede dibattimentale, ha comminato una condanna di 4 anni e 6 mesi, attraverso giudizio abbreviato condizionato – come chiesto dalla difesa – all’ex dirigente scolastico del Liceo artistico Raffaele Libertini di Grammichele, per il reato di violenza sessuale su minore.

Le motivazioni – a quanto si evince dall’articolo – stanno principalmente nell’abuso della sua condizione di potere all’interno dell’istituto scolastico, che però si è scontrato con la denuncia della vittima quindicenne, nonostante non avesse alcun tipo di “protezione”, nemmeno quella dei suoi genitori.

Per il GUP del Tribunale calatino Giuseppe Tigano, l’impianto accusatorio contro l’ex dirigente dell’istituto grammichelese «è da ritenere pienamente fondata», anche alla luce di una registrazione che la ragazza avrebbe portato ai Carabinieri in sede di denuncia.

Nel dettaglio, il GUP riferisce che l’imputato abbia sviluppato un «sistema di abusi e molestie sessuali nei confronti di diverse alunne dell’Istituto» e che la parte offesa sia stata «lasciata sola nella fase iniziali delle indagini a combattere contro un personaggio di spicco, un uomo potente stante la posizione apicale all’interno dell’istituto», facendo così emergere un quadro di omertà rispetto alla condotta del dirigente, che potrebbe anche spiegare il fatto che solo due studentesse si siano costituite parte civile.

La giovane, che all’epoca aveva quindici anni, nonostante il contesto ostile ha perseverato, denunciando ai Carabinieri affinché si ponesse fine a ciò che ha vissuto. È emerso anche il fatto che la scuola sapesse di tutto ciò, e che la questione sarebbe dovuta rimanere confinata all’interno della scuola per motivi di immagine pubblica: a tal proposito, durante un’assemblea di istituto, l’ex dirigente ha tentato di minimizzare l’accaduto.

Tra insistenza e mancanza di controllo

Sulla condotta dell’imputato, a quanto emerso dalla sentenza del GUP, sono emersi due aspetti fondamentali: l’insistenza incurante delle avances, nonostante lo squilibrio di potere e la mancanza di consenso, e la lascività e la mancanza di controllo dei propri impulsi.

L’ex dirigente scolastico “ha corteggiato” la studentessa denunciante in maniera spinta ed esplicita: nel caso che ha fatto scattare la denuncia, a maggio del 2023, il preside chiude la porta a chiave e tenta di avere un approccio fisico con la studentessa. Stesso modus operandi si è ripetuto con altre studentesse, che con coraggio hanno raccontato gli abusi: una delle testimonianze racconta che, oltre a tentativi di bacio, battute sui morsi al collo e sculacciate, avrebbe addirittura tentato lo sfregamento delle parti intime.

Al sapere della denuncia, l’ex preside – che si difende dicendo di essere solo “estremamente affettuoso” – cerca di essere cauto, ma riferisce in maniera disattenta all’allora moglie, dicendole che una carusedda a cui avrebbe chiesto un bacio l’avrebbe registrato.

Proprio da questo fatto parte l’altro elemento della condotta dell’ex dirigente, ovvero la lascività: il suo comportomento molesto e disinibito non si è limitato solo alle studentesse, ma anche ad una professoressa, anch’essa molestata in dirigenza.