Weekinkiesta alimentazione: Boom della cucina orientale in Sicilia

Cucina orientale storia e cultura

L’Asia è il continente più grande e più popoloso al mondo che ospita varie culture, molte delle quali hanno caratterizzato la propria cucina.

La cucina Orientale rispecchia uno stile di vita caratterizzato da pratiche e tradizioni culinarie, solitamente associato a una specifica cultura. Indubbiamente la cucina asiatica include parecchie importanti cucine regionali: est-asiatica, sud-est asiatica, sud-asiatica, centro-asiatica e mediorientale.

Di certo l’elemento che accomuna, la cucina orientale è l’onnipresenza del riso nelle sue svariate forme ed utilizzi: da piatto principale a semplice elemento di accompagnamento.

Negli ultimi anni il fascino esotico di bacchette, riso e sushi conquista il Paese della dieta Mediterranea, che apre la frontiera ai sapori e alla cucina Orientale. Anche in Sicilia si sono moltiplicano i ristoranti di cucina Orientale, mentre sugli scafali dei supermercati si vedono sempre di più frequentemente spaghetti di soia, spezie esotiche, verdure Giapponesi e Coreane. Su internet e siti per la cucina le ricette sono facilmente reperibili per realizzare qualsiasi piatto orientale. Questa tendenza culinaria è riuscita a sferrare un duro colpo alla nostra bene amata pizza. Le pizzerie Siciliane che nel fine settimana si popolava per la tipica pizzata sono visivamente svuotate preferendo sempre di più il cibo orientale. Il gusto ci guadagna, ma la salute?

Non è un caso che i Giapponesi sono i più longevi del globo e anche i più magri, insieme ai vicini di casa Coreani. La cucina del Sol Levante è ipocalorica, calibrata e completa, perché alle pietanze associano sempre carboidrati, proteine e vegetali nelle giuste proporzioni. Alcuni alimenti nello specifico come il tonno e il salmone sono una fonte di acidi grassi Omega 3, che proteggono cuore e cervello. La soia invece è ricca di isoflavoni, che ha effetti positivi sulla salute cardiovascolare e delle ossa, mentre le alghe (nori, kombu e wakame) forniscono proteine, sali minerali, grassi buoni e vitamine. Le proprietà benefiche della salsa Wasabi sono molteplici, infatti racchiude diverse vitamine ed è un ottimo antibatterico e digestivo, nonché un importante antiossidante che rallenta l’invecchiamento cellulare dell’organismo.

I giapponesi la utilizzano come condimento per i piatti a base di pesce crudo. Un’altra caratteristica comune a tutta la cucina orientale è la presenza costante del consumo di verdure, legumi e cereali di ogni genere e non solo come contorno, ma nelle le zuppe sono i protagonisti.

Inoltre viene rilevato un larghissimo utilizzo di semi di papavero e sesamo, ma anche di chia, zucca e tanti altri. Sovente e abbondante è l’ utilizzo massivo di spezie quali curcuma, cumino, cardamomo, coriandolo, cannella, peperoncino e pepe. Non solo le spezie meglio elencate prima la fanno da padrone, ma in ogni piatto abbondano anche aglio e cipolla.

 

 

 

 

 

Ci sono svariati modi di cottura: la cucina Giapponese predilige le pietanze fredde, mentre la cucina Cinese preferisce la cottura a vapore o utilizzando wok,(tipica padella semisferica). La cucina Coreana invece è un mix delle due culture il quale combina gli alimenti base della gastronomia del Sol Levante (riso, pesce, alghe) con tecniche di cottura e preparazione tipicamente cinesi. Si caratterizza per l’utilizzo di cibi fermentati come il kimchi.  Quest’ultimo non si riferisce ad una ricetta ma ad una tecnica di fermentazione  del cavolo cinese.

In merito all’argomento abbiamo chiesto il parere ad un’esperta in materia, ovvero Naoko Urata

(www.naokosensei.it) originaria del Giappone, laureata  all’università di Palermo in scienza della comunicazione con tesi intitolata  “La Cucina Italiana in Giappone”.

La dottoressa Uraka vive a Palermo da 12 anni e ci fa notare varie similitudini tra la cucina palermitana e quella giapponese nella preparazione del  polipo e del tonno e del consumo del pesce crudo, oltre  all’utilizzo della salsa in agrodolce. Quest’ultima è presente in svariate ricette palermitane e giapponesi.

Il consumo di pesce crudo, nella cucina Orientale così come spiegato dalla dottoressa Uraka, ha origini molto antiche e fu  influenzato dalla religione. La diffusione del Buddismo in Cina ed in Giappone, ebbe un effetto incisivo sull’alimentazione. Infatti, secondo i monaci buddisti, il rispetto di ogni essere vivente compresi i pesci, portò a cibarsi di sole proteine vegetali. Essi dovettero trovare alimenti provenienti dal mondo dei vegetali  che sostituissero la carne animale.

Il Tofu ( è uno dei tanti prodotti alimentari ottenuti dai semi di soia  si ottiene dalla cagliatura della soia e dalla sua successiva pressatura. Per questo è considerato come un formaggio vegetale , alimento altamente proteico )

La salsa di soia (salsa fermentata ottenuta dalla soia molto sapida)

E il Miso (è un condimento a base di semi di soia gialla)

Con il tempo questo stile culinario si allontanò dal mondo religioso dando vita a una corrente più laica, fino ad arrivare ai giorni nostri.

In conclusione

I Giapponesi sono un popolo che va alla continua ricerca della perfezione nei gesti, come nel preparare gli infusi, tisane e tè.

Visiva come nella ricerca del piatto perfetto nel disporre le pietanze in modo esemplare e strutturate giocando molto sulla cromia degli alimenti.

Sulla scelta del materiale del piatto il vetro per il periodo estivo per avere una percezione di freschezza, la ceramica per il periodo invernale da poter percepire ulteriormente il calore. Cosa dire è un popolo da cui apprendere molto, come ogni popolo del mondo, ognuno speciale a modo suo nella cultura, usi, costumi, tradizioni e cucina.

Weekinkiesta Alimentazione: Fresco vs Congelato – Guida alla scelta

Il dibattito tra cibo fresco e congelato è sempre vivo. Sebbene il congelamento sia una tecnica consolidata, è davvero superiore ai prodotti freschi? La risposta dipende dal tipo di alimento e dalle nostre esigenze.

La storia della conservazione alimentare

In un’epoca in cui la conservazione degli alimenti è una scontata comodità grazie alla refrigerazione, può essere facile dimenticare l’importanza storica e culturale delle conserve. In passato i cibi venivano conservati usando la tecnica della salatura e della fermentazione. La prima eliminava l’umidità, bloccando la crescita batterica, mentre la seconda trasformava gli zuccheri in acido lattico, preservando e arricchendo gli alimenti.
In Sicilia, la tradizione di estrarre il sale dalle saline di Trapani, Marsala e Paceco risale all’epoca fenicia. Queste saline, che sfruttano l’evaporazione naturale dell’acqua marina, sono state per secoli una risorsa fondamentale per l’economia locale. Oggi, oltre al loro valore economico, costituiscono un prezioso patrimonio culturale e paesaggistico.
Similmente, la neve dell’Etna, conservata nelle “neviere”, è stata vitale per l’economia di Catania fino ai primi del Novecento. Utilizzata per conservare alimenti e produrre dolci, questa risorsa essenziale è stata progressivamente sostituita dal ghiaccio industriale con l’avvento della refrigerazione moderna.

Nutrienti e qualità: il Congelamento è veramente superiore al fresco?

Oggi, molte verdure e frutta vengono congelate subito dopo la raccolta, preservando così gran parte dei loro nutrienti. Questo metodo spesso conserva i benefici nutrizionali meglio rispetto ai prodotti freschi, che possono perdere qualità durante i lunghi trasporti e l’esposizione sugli scaffali. Per carne e pesce, il congelamento immediato può garantire una freschezza simile a quella del prodotto appena macellato o pescato, sebbene cicli ripetuti di congelamento e scongelamento possano compromettere la consistenza.

Linee guida per la conservazione sicura del cibo congelato

È essenziale seguire alcune linee guida per garantire la qualità e la sicurezza del cibo congelato. Prima di tutto, è consigliabile congelare gli alimenti il prima possibile dopo l’acquisto o la preparazione, per preservarne al meglio qualità e nutrienti. Bisognerebbe mantenere il congelatore a una temperatura costante di -18°C o inferiore e utilizzare contenitori ermetici o sacchetti da congelamento per evitare il “burn da congelamento”, che compromette sapore e consistenza. È importante etichettare i cibi con la data di congelamento per monitorarne la durata.

Il dilemma del ricongelamento: sicurezza e consigli pratici

Il ricongelamento del cibo scongelato è un altro aspetto cruciale per la sicurezza alimentare. Secondo il Ministero della Salute, questa pratica è generalmente sconsigliata a causa dei rischi associati alla proliferazione batterica. Tuttavia, esistono eccezioni: ad esempio, il cibo cotto scongelato in frigorifero può essere ricongelato, purché non sia rimasto a temperatura ambiente per più di due ore.

I vantaggi del cibo congelato

Il vantaggio principale dei cibi congelati è la loro lunga durata, che consente di conservare gli alimenti fuori stagione e ridurne gli sprechi. Inoltre, i cibi congelati sono spesso più pratici, richiedendo meno tempo per la preparazione e risultando disponibili in qualsiasi momento. Tuttavia, questa praticità può influire su sapore e consistenza, soprattutto in alimenti ricchi di acqua come lattuga o pomodori, che tendono a diventare molli dopo il congelamento e lo scongelamento.

Conclusione

In conclusione, “congelato è meglio” può essere vero in molti casi, soprattutto per quanto riguarda la conservazione dei nutrienti e la praticità. Tuttavia, per chi cerca il massimo in termini di sapore, il cibo fresco rimane spesso la scelta preferita. La decisione ideale quindi dipende dalle esigenze individuali, dal tipo di alimento e dal piatto che si intende preparare. La scelta tra alimenti freschi o congelati richiede un equilibrio tra qualità, comodità e obiettivi culinari specifici.

Spettacolo, dal 14 al 28 settembre ‘Belliniana – Omaggio al Cigno di Catania’

Si chiama Belliniana – Omaggio al Cigno di Catania la quarta edizione della rassegna promossa e organizzata dall’assessorato del Turismo, dello sport e dello spettacolo della Regione Siciliana che si svolgerà principalmente a Catania e a Messina dal 14 al 28 settembre prossimi, con una fitta serie di appuntamenti dedicati a Vincenzo Bellini.

INGRESSO GRATUITO SU PRENOTAZIONE

Si comincerà sabato 14 settembre con un grande concerto alla Villa Bellini di Catania con il soprano Desirée Rancatore, il tenore Vittorio Grigolo e l’Orchestra Sinfonica Siciliana diretta da Gianluca Marcianò, per poi andare avanti con altri 16 appuntamenti tra concerti sinfonici, cameristici, conversazioni, musica sacra, teatro, danza, nuove creazioni e grande repertorio; al centro un’opera lirica in forma di concerto al Teatro Bellini di Catania diretta da Fabrizio Maria Carminati.

DA CHI E’ STATA ORGANIZZATA

Fortemente voluta dal governo regionale e affidata alla direttrice d’orchestra Gianna Fratta, Belliniana – Omaggio al Cigno di Catania (precedentemente chiamata “Bellini International Context”) si realizza grazie alla collaborazione delle Città di Catania, Messina e Palermo e delle più importanti istituzioni culturali dell’Isola: Teatro Massimo Bellini di Catania, Teatro Massimo di Palermo, Teatro di Messina, Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana, Fondazione Taormina Arte Sicilia, Università degli studi di Catania, Conservatorio di musica “Vincenzo Bellini” di Catania, Conservatorio di musica “Arcangelo Corelli” di Messina, Catania Summer Fest e Arcidiocesi di Catania.

PROMOZIONE ARTISTICA E CULTURALE

Foto di Gianna Fratta

«La Belliniana – sottolinea la coordinatrice artistica Gianna Fratta – sulla scia delle manifestazioni dedicate a Bellini cui la Regione Siciliana e l’assessorato del Turismo, dello sport e dello spettacolo hanno sempre riservato la massima attenzione, vuole essere un grande contenitore culturale intitolato al Cigno catanese, pronto ad accogliere artisticamente non solo la musica di Bellini, che rappresenta il fulcro della programmazione, ma anche i lavori di compositori coevi, dando slancio contestualmente a composizioni contemporanee a lui dedicate o ispirate. Non solo musica alla Belliniana, anche teatro, danza, conversazioni, incontri. Nell’ottica di una concreta diffusione dell’opera di Bellini anche presso le giovani generazioni, ecco che la rassegna spazia sia all’interno dei linguaggi artistici, sia all’interno dei generi e delle forme: dalla musica classica al jazz, dall’opera ai galà, dai recital ai programmi sinfonici, dalla musica sacra a quella popolare, per una kermesse che diventa strategica occasione di promozione artistica e culturale sotto il segno del Cigno di Catania».

Il programma dettagliato e le modalità di prenotazione saranno presentati all’inizio di settembre e quindi disponibili su www.belliniana.it

Fondo Pensioni Sicilia, Regione nomina presidente e componenti del Cda

Approvate dalla Giunta regionale, riunitasi a Palazzo d’Orléans, le nomine del Presidente e dei componenti del nuovo Consiglio di amministrazione del Fondo pensioni Sicilia.

CHE COS’E’ IL FONDO PENSIONI DELLA REGIONE SICILIANA

Il Fondo Pensioni Sicilia o Fondo Pensioni della Regione Siciliana, è un ente pubblico previdenziale presso il quale sono assicurati tutti i dipendenti di ruolo della Regione Siciliana.

VINCENZO PARADISO NOMINATO PRESIDENTE

A guidare l’ente pubblico previdenziale dei dipendenti regionali, su proposta del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, sarà Vincenzo Biagio Paradiso, manager di grande esperienza, originario di Castell’Umberto, nel Messinese, con un passato, tra le altre cariche ricoperte, da amministratore delegato di Sviluppo Italia Sicilia.

IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Paradiso sarà affiancato dall’avvocato di Vittoria, Giovanni Cultrera, che è stato anche ex presidente dello Iacp di Ragusa (dal 2007 al 2012), e dall’agrigentina Marinella Notonica, laureata in Economia e commercio e dipendente Inps. Entrambi, su proposta dell’assessore alle Autonomie locali e alla funzione pubblica Andrea Messina, sono stati nominati componenti esperti del Cda del Fondo Pensioni Sicilia.

SCHIFANI: FIGURE DI ALTO LIVELLO E GRANDE ESPERIENZA

«Per ricostituire il vertice del Fondo pensioni Sicilia – afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifaniabbiamo scelto figure di alto livello e grande esperienza, professionisti indiscutibilmente seri e stimati. Sono certo che svolgeranno un ottimo lavoro».

L’iter di nomina prevede, adesso, che sia acquisito il parere della competente Commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana, prima di ottenere il definitivo via libera della giunta regionale.

Weekinkiesta: Alimentazione – Mangiare oggi, tra fretta e salute

Nel corso del tempo, le abitudini alimentari si sono evolute significativamente, passando da pasti tradizionali preparati con cura a soluzioni rapide e pratiche, che rispondono alle esigenze di una società sempre più frenetica.

Dai cibi tradizionali alle nuove abitudini alimentari

Foto di Fornelli di Sicilia

Nelle campagne siciliane di un tempo, i nonni erano soliti portare con sé cibi semplici ma genuini: pane casereccio, formaggi stagionati, salumi e conserve fatte in casa, come pomodori secchi e melanzane sott’olio. Anche la frittata occupava un posto speciale, apprezzata per la sua semplicità e versatilità, perfetta per un pasto rapido e nutriente. Questi cibi, preparati con cura e tramandati di generazione in generazione, incarnavano un’alimentazione ricca di sapori autentici e legata ai ritmi naturali della vita contadina.

L’ascesa dei cibi pronti nella società moderna

Negli ultimi anni, i cibi pronti hanno guadagnato un posto di rilievo nelle abitudini alimentari globali. Progettati per essere preparati e consumati in tempi brevissimi, questi prodotti rispondono alla crescente domanda di soluzioni pratiche e veloci in una società sempre più frenetica.
La popolarità dei cibi pronti è il risultato di uno stile di vita che lascia poco spazio alla preparazione dei pasti.
Con una varietà di prodotti che spazia dai piatti surgelati a quelli in lattina o confezionati, questi alimenti offrono una risposta immediata alle esigenze di chi ha poco tempo a disposizione.

Vantaggi: comodità e praticità

Tra i principali vantaggi dei cibi pronti, la comodità è senza dubbio il più evidente. La facilità di preparazione permette di avere un pasto pronto in pochi minuti, semplificando la gestione quotidiana, specialmente nelle giornate più impegnative. Inoltre, la riduzione del tempo dedicato alla preparazione e alla pulizia fa dei cibi pronti la scelta preferita per chi ha orari di lavoro intensi o per le famiglie che devono coordinarsi con ritmi diversi. La lunga durata di conservazione, ottenuta grazie a tecnologie di confezionamento avanzate, rende questi prodotti sempre disponibili, riducendo lo spreco alimentare.

Salute e impatto ambientale

Tuttavia, i cibi pronti presentano anche delle criticità. Molti di questi prodotti contengono elevate quantità di sodio, zuccheri aggiunti e conservanti, che possono avere un impatto negativo sulla salute a lungo termine. Inoltre, il sapore dei cibi pronti è meno genuino rispetto a quello dei pasti preparati con ingredienti freschi. Anche l’uso diffuso di imballaggi monouso e la produzione industriale contribuiscono, all’aumento dei rifiuti e all’inquinamento ambientale.

Soluzioni più salutari e sostenibili

Il mercato dei cibi pronti, però, non resta immobile. Le aziende stanno rispondendo alla crescente domanda di opzioni più salutari e sostenibili, introducendo nuovi prodotti a base di ingredienti biologici e con un ridotto contenuto di sale e zuccheri. Anche l’uso di imballaggi ecologici sta diventando sempre più comune. Inoltre, la digitalizzazione ha reso più semplice l’accesso a una vasta gamma di cibi pronti di alta qualità, grazie alla possibilità di ordinarli online e riceverli direttamente a casa.

Conclusione: equilibrio tra praticità e benessere

In conclusione, i cibi pronti rappresentano una soluzione pratica e conveniente, ma è essenziale fare scelte consapevoli per mantenere una dieta equilibrata. Con il manifestarsi di opzioni più salutari e sostenibili, è possibile integrare i cibi pronti nella propria alimentazione senza rinunciare alla qualità e al benessere.

Granieri: Tradizione e cultura – festeggiamenti in onore di San Giovanni Battista

La tradizione rivive e si perpetua grazie pure al coinvolgimento delle giovani generazioni.

Ieri nel borgo caratteristico di Granieri, rinomata per la produzione di uva da tavola e impegnata nella valorizzazione delle tradizioni locali, si sono svolti con grande partecipazione i festeggiamenti in onore del patrono San Giovanni Battista. Quest’anno, ai “portatori” storici del simulacro del Santo si sono affiancati nuovi volontari, in un clima di fede e intensa emozione. Le celebrazioni, organizzate dalla parrocchia guidata da don Giacomo Montes, con il supporto del Comune, hanno raggiunto il loro culmine, con una processione solenne che ha attraversato le vie della frazione, accompagnata dalle autorità civili e militari e dal tradizionale corteo storico del Senato civico, sostenuto dall’associazione musicale “Luigi Sturzo“.

In questi “cinque giorni” di festeggiamenti ha incluso diverse iniziative culturali, tra cui la mostra di Rosario VizziniDalla Materia alla Forma“. La manifestazione si è conclusa ieri in piazza Silvestri con lo spettacolo “Da Lucio a Lucio“, un live band show molto apprezzats, dedicato alla vita e alle canzoni di Lucio Battisti e Lucio Dalla.

Il comitato parrocchiale, insieme alla delegata della frazione Titti Metrico e all’assessora comunale alle Frazioni Lara Lodato, ha espresso grande soddisfazione per il successo dell’evento.

    

Foto di Giorgia Cabibbo.

Weekinkiesta: Alimentazione “Street Food” – Storia, Evoluzione e Tendenze del Cibo di Strada

La FAO (acronimo inglese per l’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’ Alimentazione e l’ Agricoltura) definisce il cibo da strada come una vasta gamma di bevande e alimenti pronti per il consumo venduti (e spesso preparati) in strada, in occasioni particolari (fiere o mercati) da commercianti ambulanti su furgoni o veicoli simili appositamente allestiti.

LA STORIA

Già i greci raccontavano la tradizione, nel porto di Alessandria d’ Egitto, di friggere il pesce appena pescato e venderlo per strada.

I Romani fecero propria questa usanza e testimonianza ne sono i “thermopolia”  ritrovati negli scavi di Pompei ed Ercolano. si tratta di una sorta di cucinotto che si affacciava sulla strada per la vendita di cibi cotti, solitamente minestre di legumi e verdure.

Questo perchè a quel tempo, le classi meno abbienti vivevano in abitazioni prive di cucina.

Il cibo da strada accompagna l’ evoluzione della nostra civiltà attraverso i secoli e come spesso accade, si fa di necessità virtù: nascono così, a Parigi (e ovunque nel mondo), i  “pastès“, involucri di pasta ripiena di carne stufata o verdure da mangiare mentre si lavora e senza bisogno di posate.

Nel corso dei secoli, arrivano anche nelle tavole nobili di tutta Europa sottoforma di timballi o torte salate, ripiene di prelibatezze che solo i ricchi potevano permettersi.

 

Venditore di cibo di strada a Giava nel 1870 Fonte immagine: Wikipedia

Lo Street food, nato per sfamare il popolo a poco prezzo e considerato di scarsa importanza, grazie alla globalizzazione è oggi l’ emblema della tradizione e dell’ identità di un territorio.

In tempi più recenti, si sono visti vicino gli stadi o alle fiere, “camioncini” attrezzati per la vendita di bibite e panini sulla scia dei tipici hot-dog americani . E proprio dai tradizionali food trucks, oggetto di attenzione da parte di gourmet stellati, che parte la rivincita del cibo da strada libero ormai dai pregiudizi e orgoglioso rappresentante di una nuova civiltà gastronomica.

Nascono così a Parigi i “pastés“, involucri di pasta ripieni di carne stufata o verdure da mangiare mentre si lavora, senza bisogno di posate e in Gran Bretagna i famosissimi “fish & chips“.

Nel corso dei secoli queste pietanze arrivano anche sulle tavole nobili di tutta Europa, sottoforma di timballi o torte salate, ripiene di prelibatezze riservate ai ricchi.

Il cibo di strada, nato per sfamare il popolo a poco prezzo, è sempre stato considerato di poca importanza ma ultimamente, grazie alla globalizzazione, è l’ emblema della tradizione de dell’ identità di un territorio.

In tempi più recenti si sono visti, vicino gli stadi o alle fiere, “camioncini” attrezzati per la vendita di bibite e panini sulla scia dei tipici hot-dog americani.

E proprio dai tradizionali food trucks, oggetto di attenzione da parte di gourmet stellati, che parte la riscossa del cibo di strada libero ormai dai pregiudizi e orgoglioso rappresentante di una nuova civiltà gastronomica.

LO STREET FOOD OGGI

Lo street food non è solo un fenomeno di moda, quanto più un nuovo modo di vivere l’ atavico rapporto con il cibo e la nostra cultura, riproposto in maniera innovativa, pratica e gustosa.

Il trend è innegabilmente in crescita e oggi il cibo “on the road” è glam e gourmet, attento alla freschezza e alla qualità delle materie prime e all’ immagine.

Il cibo da strada sta prendendo sempre più piede in Italia e sta diventando un vero e proprio settore economico specializzato che vale 19 milioni in Italia e oltre 2 milioni in Sicilia, con Catania al 6′ posto per numero di attività (secondo una ricognizione della Camera di Commercio di Milano).

Oggi mangiare on the road è diventato un vero e proprio stile, che spesso sfocia nella creazione di nuovi piatti come panini di pesce gourmet, “trapizzino” (sublime fusione di pizza e panino) e il “fushi” (sushi a base di riso e frutta).

U pani cà meusa a Palermo Fonte immagine: Wikipedia.

Nello street food si ritrovano importanti valori culturali ed identificativi, infatti spesso sono specialità regionali o locali come ” ‘O pere e ‘o musso” nel napoletano, la “piadina” in Romagna, la “porchetta” a Roma o “u pani cà meusa” a Palermo. 

Dal 2012 si sta sviluppando una forma di street food diversa da quella già esistente in Italia, per piatti offerti, strategie di marketing, uso degli spazi e le cui radici vanno cercate oltreoceano. E’ un nuovo filone caratterizzato da mezzi artisticamente decoratie personalizzati ( dall’Apecar al truck), da ingredienti freschi, biologici e a km zero e dalla diffusione di eventi e festival ad hoc che attraggono il popolo dei cosiddetti foodies.

Molti sono anche gli chef stellati che si sono avvicinati a questo nuovo modo di fare cucina e si godono il cantatto con il pubblico a bordo del loro truck, offrendo un momento di gusto raffinato e di alta qualità a un giusto prezzo.

E’ rappresentativo il lavoro del cantante Jovanotti che, per i “Jova Beach Party” ha portato in ogni sua tappa, la cucina di strada.

STEET FOOD A CALTAGIRONE

Sono tante le proposte on the road nel calatino e in tanti si saranno ritrovati a mangiare un panino da uno tra primi  il pioniere del food truck a Caltagirone al parcheggio della Circonvallazione di Ponente!

Tutto è cominciato con un piccolo camioncino che preparava panini fino a diventare un vero e proprio “pub” all’ aperto con tavoli, sedie e maxi schermo per vedere con gli amici i grandi eventi sportivi trasmessi solo dalle tv a pagamento.

Col tempo le proposte sono aumentate e oggi a Caltagirone esistono diversi postazioni di cibo da strada che offrono un’ ampia scelta di panini personalizzabili grazie a una ricca varietà di ingredienti sparsi un pò ovunque.

Fonte immagine: Pexels

UNA “BEDDA”  STORIA

Tiziana e Basilio, architetto e radiofonico sposati da 7 anni, vivono a Milano, entrambi con la passione per la lettura, la scrittura, il cibo e la Sicilia.

Stanchi di non avere avuto il giusto riconoscimento per il loro lavoro, decidono di abbandonare tutto e dare un senso alle loro passioni: nasce il progetto BEDDA, cucina siciliana di strada.

A bordo di un’ Apecar vintage hanno allestito la cucina per preparare il PANE cunzatu&cuntatu.

Il loro sogno è di partire da Milano e a bordo della loro BEDDA, arrivare a Stromboli, prendere una casa davanti al mare e aspettare i turisti al molo per dare loro il benvenuto con un buon pane cunzatu.

CONCLUSIONI

Ormai lo street food fa parte di ogni città e va oltre l’ evento speciale di una fiera o un concerto.

E’ così radicato nel nostro stile di vita che persino le guide ufficiali sul “dove mangiare bene” hanno riservato loro una sezione.

E allora non resta che lasciarsi trasportare in questo mondo per scoprirne tutti i sapori…buon appetito!

Caltagirone: “potenziare impianto di depurazione per uso irriguo”

Paghiamo all’Europa 50 milioni di euro all’anno di penalità per le infrazioni contestate in materia di depurazione che in nove anni fanno 450 milioni.

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE IN SICILIA

Il commissario straordinario unico per la depurazione, Fabio Fatuzzo, ieri mattina, assieme al sub commissario Toto Cordaro, ha fatto il punto sullo stato e sulle prospettive della depurazione in Sicilia nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nel Centro direzionale della Città metropolitana di Catania, a Tremestieri Etneo.

VELOCIZZARE I TEMPI 

“Paghiamo all’Europa 50 milioni di euro all’anno per le infrazioni contestate in materia di depurazione che in nove anni fanno 450 milioni. Immaginate con questa somma le infrastrutture che si sarebbero potute realizzare”. Ma all’Italia nel frattempo sono state contestate altre infrazioni per cui l’Europa oggi, oltre a quanto già paghiamo, ci farà pagare il resto, un una tantum di ulteriori 30 milioni. Questa è la ragione per la quale dobbiamo assolutamente velocizzare il percorso che ci possa portare al superamento di queste infrazioni. E’ giunta l’ora di cominciare ad applicare le penalità nei confronti degli studi professionali che si occupano della progettazione, chiamati a realizzare i progetti e che prendendo numerosi impegni che non sono poi in grado di mantenere per le scadenze”.

ACCELERARE SUL RIUTILIZZO AGRICOLO DELLE ACQUE DEPURATE

Sul fronte del riutilizzo per uso agricolo e industriale delle acque depurate, il commissario Fatuzzo ha citato il caso del depuratore di Castelvetrano, che ha illustrato il sub commissario Toto Cordaro.
Si tratta del primo impianto in assoluto in Sicilia, e forse anche in Italia
– ha sottolineato Cordaro – che consente di utilizzare le acque reflue depurate. Infatti, grazie ad una conduttura d’uscita, dopo precisi controlli dei parametri da rispettare per uso irriguo, le acque depurate vengono portate alla conduttura del vicino consorzio di bonifica e in questo modo vengono distribuite per le esigenze degli agricoltori. Questa è una realtà che non può restare isolata a Castelvetrano, è un primo esempio che deve anzi costituire un modello: è questa la strada su cui dobbiamo proseguire”.

CALTAGIRONE: SARA’ ADEGUATO L’IMPIANTO DI DEPURAZIONE  

Fatuzzo, parlando del riutilizzo delle acque, ha annunciato che l’impianto di Caltagirone sarà adeguato affinché le risorse idriche possano essere riutilizzate per uso agricolo e industriale sull’esempio di quanto già avviene a Castelvetrano. “Dobbiamo utilizzare i depuratori in maniera più incisiva e più decisiva anche rispetto al momento di particolare criticità che la Sicilia sta attraversando”.

Caltagirone: riparati i danni al pozzo Gigli, si torna alla normalità

Gli interventi celeri effettuati dalle maestranze della Sie (Servizi idrici etnei), la società che gestisce il servizio idrico integrato a Caltagirone, hanno evitato i temuti disagi per i cittadini.

Il maltempo e, in particolare, i fulmini di martedì scorso avevano provocato guasti elettrici al pozzo Gigli di contrada Ramione, con il conseguente, temporaneo stop all’erogazione idrica da questa fonte di approvvigionamento. I tecnici della Sie si sono messi tempestivamente al lavoro per le riparazioni del caso. Si paventavano un paio di giorni “difficili” per la conseguente riduzione della quantità del prezioso liquido assicurata a Caltagirone. Ma l’efficacia dell’intervento, unita alla sua celerità, ha comportato il superamento della problematica in questione senza ripercussioni negative sugli utenti, infatti da oggi l’acqua ha ripreso a essere regolarmente fornita alla città anche dal pozzo Gigli.

SODDISFAZIONE DEI VERTICI SIE

L’assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco Paolo Crispino sottolinea l’efficacia e utilità degli interventi di riparazione compiuti dalla Sie, ringraziando le maestranze per la professionalità dimostrata.

Sicilia, 615 milioni di fondi UE per Tecnologie digitali ed Energie pulite

Oltre 615 milioni da destinare alla promozione di investimenti nelle nuove tecnologie digitali e in quelle per l’energia pulita e la sostenibilità.

La Giunta regionale, su proposta del presidente Renato Schifani, ha dato il via libera alla riprogrammazione delle risorse del Programma Fesr Sicilia 2021-2027 che prevede due nuove priorità in linea con il regolamento “Step” dell’Unione europea, rivolto a ridurre le dipendenze da Paesi extracomunitari in settori strategici. La rimodulazione riguarda le risorse interamente a carico dell’Ue, senza toccare la quota di cofinanziamento nazionale. Nel complesso, comunque, il Fesr Sicilia non subirà modifiche nella dotazione complessiva che resta pari a 5,8 miliardi di euro. Con la presa d’atto da parte della Giunta si completa, nei tempi previsti dal regolamento comunitario, l’iter per la presentazione del documento alla Commissione Europea che dovrà approvare la modifica, grazie ad un’apposita corsia preferenziale, entro 60 giorni.

OBIETTIVO: RENDERE AUTOSUFFICIENTE IL CONTINENTE

«Con questa riprogrammazione – sottolinea Renato Schifaniponiamo la nostra terra nelle condizioni di essere sempre più un polo produttivo all’avanguardia in settori chiave per il futuro dell’Europa e dell’Italia, in linea con l’obiettivo comune di rendere autosufficiente il nostro continente in alcune filiere industriali di importanza strategica. Avvieremo a breve contatti con Confindustria nazionale per attivare da subito una sinergia focalizzata a sfruttare questa opportunità, valorizzando al massimo anche le realtà consolidate a livello regionale che hanno competenze e strutture, anche finanziarie, adeguate a sostenere investimenti innovativi in questi ambiti produttivi».

TECNOLOGIE DIGITALI E ENERGIE PULITE

La riprogrammazione delle risorse Fesr Sicilia 2021-207, già vagliata dal Comitato di sorveglianza dello scorso luglio, riguarda, nello specifico, le quote di flessibilità di sei dei sette obiettivi preesistenti e l’introduzione di due nuove priorità.

  • La prima riguarda l’azione per la “promozione di investimenti per lo sviluppo e la fabbricazione delle tecnologie digitali, delle innovazioni delle tecnologie deep tech e delle biotecnologie”: con un plafond di 369 milioni di euro, è rivolta a sostenere investimenti che interessino produzioni innovative nella microelettronica con il supporto della scienza e dell’ingegneria d’avanguardia, un ampio ventaglio di interventi che utilizzino tecnologie digitali quali l’intelligenza artificiale, il 5G, il 6G, la blockchain, il calcolo ad alte prestazioni, il cloud computing e l’edge computing e l’internet delle cose; le applicazioni tecnologiche che utilizzano sistemi biologici.
  • La seconda nuova priorità punta a “sostenere lo sviluppo e la fabbricazione di tecnologie pulite”: ha una dotazione di 246 milioni ed è rivolta alla realizzazione di interventi nelle tecnologie solari, dell’idrogeno, del biogas e del biometano sostenibili, nello stoccaggio dell’energia o del carbonio, nei combustibili alternativi sostenibili, nell’efficienza nel sistema energetico, ma anche nella depurazione e la desalinizzazione delle acque e nell’economia circolare.