Ogni anno, il 15 novembre, si celebra la Giornata mondiale dello scrittore in prigione.
Dalla Turchia all’ Israele, dalla Cina all’Honduras: sono centinaia gli scrittori imprigionati per le loro idee.
Lo scopo di questa giornata di fatto è quello di sensibilizzare la pubblica opinione in favore di quegli scrittori che per le loro idee sono stati e sono ancora costretti ad affrontare una ingiusta detenzione, oltre che per denunciare i quotidiani attacchi e violenze scatenati dalla libera espressione.
Oltre ad aumentare la consapevolezza del pubblico sugli scrittori perseguitati in generale, ricordando in particolare tutti gli scrittori uccisi nel corso della storia, questa giornata serve anche a porre attenzione sulle circostanze che si verificano quando i governi, o altre entità di potere, si sentono minacciati dall’opera degli scrittori.
Come recita l’articolo 21 della Costituzione italiana, “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”, ed è quello che dovrebbe avvenire in tutti i paesi del mondo, inclusa l’Italia stessa.